mercoledì 9 luglio 2014

Israele lancia una massiccia offensiva contro Gaza

Israele lancia una massiccia offensiva contro Gaza
Secondo quanto riportato da alcuni media locali, Israele avrebbe già effettuato diversi raid su Gaza, provocando, per il momento, almeno nove feriti. Sul loro account Twitter le forze di difesa ...



Secondo quanto riportato da alcuni media locali, Israele avrebbe già effettuato diversi raid su Gaza, provocando, per il momento, almeno nove feriti. Sul loro account Twitter le forze di difesa israeliane hanno reso noto che: “l’esercito ha dato il via all’operazione ‘Protective edge’ a Gaza contro Hamas e per porre fine a quel terrorismo che i cittadini israeliani sono costretti ad affrontare ogni giorno”.


L’esercito israeliano avrebbe già richiamato oltre mille e cinquecento riservisti per prendere parte all’operazione. Un portavoce militare di Israele, nel contempo, ha reso noto che due brigate dell’esercito sono schierate vicino ai confini della Striscia di Gaza. L’offensiva dello Stato sionista giunge in risposta agli attacchi missilistici dello scorso lunedì contro il territorio israeliano effettuati dai militanti palestinesi della striscia di Gaza (col lancio di circa 85 razzi contro gli insediamenti israeliani).


http://www.free-italia.net/2014/07/israele-lancia-una-massiccia-offensiva.html
 L’ormai annoso clima di tensione permanente tra Palestina e Israele ha recentemente subito un deciso peggioramento in seguito al bombardamento di Gaza da parte delle forze di difesa israeliane e la conseguente minaccia di Hamas di vendicare i propri militanti caduti negli attentati.







domenica 16 dicembre 2012

Monti se ne è andato? Meglio così. Krugman, Munchau, Evans Pritchard

A differenza di quanto si sostiene in Italia, la stampa internazionale non riserva solo elogi a Mario Monti. Un florilegio dei giudizi più caustici di alcuni noti commentatori.
L’economia dell’austerità è andata esattamente secondo copione – quello keynesiano, non quello dei fanatici dell’austerità. Di più e ancora, i “responsabili” tecnocrati hanno indotto i loro popoli ad accettare la medicina amara dell’austerità, più e più volte, non riuscendo a produrre risultati. L’ultimo caso in questione è l’Italia, dove Mario Monti – una brava persona, profondamente sincera – ha lasciato prima del termine del mandato, in ultima analisi perché le sue politiche stanno consegnando l’Italia alla depressione.
L’Europa sanguinante. Articolo di Paul Krugman sul suo blog [inglese]


Ho sempre rispettato Mr. Monti come commissario europeo e saggio osservatore degli affari europei, ma sono più scettico circa la sua performance come capo del governo in Italia. L’adulazione acritica di cui a volte ha goduto era basata sull’idea che si potessero risolvere i problemi dell’Italia mettendo da parte la politica, imponendo alcune riforme e molta austerità. In Italia vi era consenso sul fatto che solo un governo tecnocratico avrebbe potuto consegnare questo tipo di politiche.
La magia Monti è sembrata funzionare per un po’ – molto più a lungo di quanto mi aspettassi. I rendimenti sui titoli italiani a 10 anni sono scesi a circa 200 punti base durante il suo mandato, perché gli investitori, alla disperata ricerca di buone notizie, volevano credere alla magia.
Ma l’anno di Monti è stato una bolla, buona per gli investitori finché è durata, ma che ora si è sgonfiata. E probabilmente gli italiani e gli investitori stranieri non ci metteranno molto a capire che ben poco è cambiato nel corso dell’ultimo anno, ad eccezione del fatto che l’economia è caduta in una profonda depressione.
Ora ci sono due cose che devono essere sistemate in Italia, entrambe profondamente politiche e oltre la portata dei tecnocrati
La prima è quella di invertire immediatamente l’austerità – essenzialmente smantellare il lavoro di Monti. Gli aumenti delle tasse e i tagli alla spesa hanno un effetto controproducente. Riducendo sia il debito che la crescita, il rapporto debito-PIL nel breve periodo è aumentato, e dubito che nel lungo si ridurrà di molto. Il peggioramento nella sostenibilità del debito pubblico Italiano diventerà molto più chiaro il prossimo anno, quando avremo più dati statistici sugli effetti calamitosi dell’austerità.
Gli effetti si fanno già sentire, anche prima che il bilancio 2013 entri in esecuzione. Il carico fiscale sulle famiglie italiane è quasi raddoppiato questo mese – a seguito dell’introduzione di un nuovo sistema di tasse sulla proprietà che ha avuto l’effetto immediato di stroncare le vendite pre-natalizie. Confcommercio, un’organizzazione di imprese dei servizi, stima una caduta dei consumi del 13 per cento.
La seconda priorità è quella di scendere in campo contro Angela Merkel. Una cosa che Mr. Monti non voleva – e non era capace – di fare. Ha provato un po’ a farsi sentire in occasione del vertice europeo di giugno, ma non è mai riuscito ad affrontare il cancelliere tedesco sull’unica cosa che conta: che senza una qualche forma di mutualizzazione del debito – come un eurobond – sarebbe stato difficile che un paese con un rapporto debito-PIL del 130 per cento e una crescita praticamente a zero potesse rimanere all’interno dell’eurozona, e continuare a rinnovare il suo debito per sempre. Solo un leader eletto è in grado di forzare una scelta. Non si può pretendere da un primo ministro tecnocratico di minacciare una contro-mossa credibile se la risposta è no.
Spesso mi viene chiesto cosa farebbe la Germania di fronte alla scelta tra un eurobond e un’ uscita dell’Italia. Io credo che Berlino reagirebbe in un batter d’occhio a una tale situazione di stallo. La ragione per cui Monti era così popolare in Germania era che la sua bolla e la sua austerità e facevano buon gioco al cancelliere nel ritardare le decisioni difficili sulla risoluzione del debito e la riforma istituzionale a dopo le elezioni tedesche del prossimo anno.
La politica fa scoppiare la bolla Monti. Editoriale di Wolfgang Munchau sul Financial Times [in italiano]

Roma ha in mano delle carte vincenti. Il grande ostacolo è il primo ministro Mario Monti, installato a capo di una squadra di tecnocrati nel Putsch di novembre 2011 dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dalla Banca Centrale Europea – tra gli applausi dei media Europei e della classe politica.
Monti può anche essere uno dei migliori gentlemen europei ma è anche il sommo sacerdote del Progetto UE e un personaggio chiave dell’adesione dell’Italia all’euro. Prima se ne va, prima l’Italia può fermare lo scivolamento nella depressione cronica.
L’uscita di scena di Mario Monti è l’unico modo per salvare l’Italia. Editoriale di   Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph [in italiano]
Fonte.keynesblog.com

mercoledì 12 dicembre 2012

Ma con l’anti-berlusconismo non ci fregate più

No, no, e ancora no. Stavolta non ci dobbiamo cascare. Stavolta ci dobbiamo porre l’impegno morale di ignorare (e semmai combattere) chi di professione gridava alla difesa delle democrazia, poi dopo amorevolmente calpestata per far posto ai “tecnici” grazie all’unione contronatura tra Pd-Pdl-Udc. Tutto in nome del dio spread.
È una cosa psicologica, probabilmente. Le mignotte, i cucù, le bugie, i cortigiani, le corna, il sesso malato, Mediaset, conflitti di interessi, la cricca, Dell’Utri, la mafia, gli appalti, le barzellette, Feltri e Sechi che sfondano quotidianamente il muro del buonsenso, Cicchitto, le gaffe, i video delle gaffe, «il ruolo di kapò», Ghedini fuori dal tribunale di Milano. E poi, speculari: i post-it, le raccolte firme, le manifestazioni, i popoli viola, il Fatto Quotidiano comprato a mo’ di dichiarazione partigiana, post indignati, i libri su di lui, gli anatemi su di lui, la vergogna per lui, Valigia Blu, mille bolle blu, Se non ora quando? e le scrittrici radical-chic sul palco, Santoro e Bella Ciao.
No, no, e ancora no. Basta col giochino dei soldatini blu e dei soldatini rossi. C’è stato un anno, il 2012, che ci ha spiegato diverse cose. E ci ha detto che al di là di lui, che al di là della sua presenza ingombrante e della sua proverbiale ignoranza, c’è stato un governo sostenuto da centrosinistra e centrodestra che in un perfetto clima civile e sobrio ha fatto fuori l’articolo 18, ha varato l’ennesima riforma delle pensioni lasciando senza lavoro e senza pensione decine di migliaia di persone, ha tolto solo a chi ha sempre pagato, non ha fatto nulla per i giovani, non ha toccato i grandi patrimoni e i privilegi della Chiesa, ha tagliato il pubblico e non ha tagliato le spese militari. Un governo col bon ton, ma neo-liberista e classista, che ha inserito l’obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione. Tradotto, altri tagli indiscriminati. E dove, se non nel pubblico?
Intanto il debito pubblico nel 2012 è aumentato (magia), la disoccupazione è aumentata (magia), il pil si è inabissato (magia), l’inflazione è aumentata (magia), i salari sono scesi (magia). E a protestare chi è rimasto?
Allora no, no, e ancora no. La scelta non può essere ancora una volta tra quelli per e quelli contro il signor B. E il voto utile, oggi, non è più tra soldatini rossi e soldatini blu. La sfida è tra chi ha intenzione di non discostarsi dalle politiche del rigore a senso unico impartite da Bce e Fmi e chi invece crede che non può essere il neo-liberismo, lo stesso che ha causato la crisi, a rappresentare la soluzione.
Berlusconi? Chi se ne frega. Quel nome non riesco nemmeno più a pronunciarlo. Il tempo del facile sdegno, quando bastava essere minimamente educati per sembrare rivoluzionari, lasciamolo nel cassetto dei ricordi. Parliamo di politica. E di chi dovrà pagare cosa, nei prossimi cinque anni.
PS. Quando c’era Berlusconi si ragionava così. Poi dopo invece….
Matteo Pucciarelli
Fonte:BlogMicromega

domenica 9 dicembre 2012

MONTI SI DIMETTE... IL PIANO DISTRUGGI ITALIA E' COMPLETO


Dopo sfiducia Pdl Monti annuncia dimissioni 
 

Alle 21.30 è arrivato il colpo di scena: Monti ha annunciato le sue dimissioni al Quirinale che dovrebbero arrivare dopo l’approvazione della legge di Stabilità. Le motivazioni, che il premier avrebbe confessato al Capo dello Stato, sarebbero da ricercare nella dichiarazione resa ieri in Parlamento dal Segretario del PdL Angelino Alfano, che il professor Monti ha interpretato come “un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del Governo e della sua linea di azione”. Dal resoconto che è stato diffuso, a firma del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, trapela che “Monti accerterà quanto prima se le forze politiche siano pronte a concorrere all’approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio, per evitare l’aggravarsi delle crisi con l’esercizio provvisorio”.  Subito dopo la legge, dunque, il Presidente del Consiglio provvederà a formalizzare le sue irrevocabili dimissioni nelle mani del Capo dello Stato.
Alfano, dopo la preannunciata astensione del suo partito, ha affermato che “l’esperienza del governo Monti può dirsi ampiamente conclusa”. Inoltre ha precisato che  “votare la sfiducia avrebbe causato forse l’abisso dell’esercizio provvisorio” mentre il Pdl vuole far “concludere ordinatamente questa legislatura e non mandare il  Paese a scatafascio”.
Rigida la reazione di Monti: “Avrei preferito che lo facessero direttamente, con un voto di sfiducia, non in quel modo”.  “Ho maturato la convinzione che non si potesse andare avanti cosi’”. E di conseguenza l’annuncio delle dimissioni: “Ho preferito farlo subito, a mercati chiusi”. Monti, tra l’altro, spiega che al World policy conference di Cannes nella stampa straniera “ho colto lo sbalordimento per la situazione italiana”.
A questo punto – fanno sapere fonti del governo – l’ipotesi più probabile è quella di un voto a febbraio.

fonte: GIO MAGAZINE

mercoledì 28 novembre 2012

La Grecia "salvata" riducendole il debito


L'accordo trovato sugli “aiuti” alla Grecia è significativo su un punto specifico: la Troika (Bce, Ue, Fmi) sta prendendo atto che le sue ricette non funzionano, non hanno funzionato, non possono funzionare.

Sta prendendo” non significa affatto “ha preso atto”. Troppi gli interessi – finanziari, ma anche normativi – in gioco per mettere una lapide su una strategia fallimentare. Ma i tre killer dei paesi euromediterranei hanno dovuto ammettere che pretendere il rimborso pieno del debito e degli interessi, nei tempi fissati dai precedenti “accordi” o “aiuti”, avrebbe comportato la morte del paziente. E quindi la rinuncia a rientrare almeno in parte dei crediti concessi.

Non si tratta insomma di un atto di saggezza, ma di un calcolo freddo: se il debitore muore (la Grecia), il creditore non ci guadagna più nulla.

Lo si capisce benissimo dal compromesso costruito a fatica sulle nuove misure con cui ridurre il debito greco. Non più privatizzazioni e svendite del patrimonio pubblico (c'era rimasto ben poco), non più nuovi mega-tagli della spesa (la gente sta morendo di fame e malattie, la tensione può esplodere in qualsiasi momento, in qualsiasi direzione), ma alchimie finanziarie che di fatto implicano una riduzione forte dei profitti attesi sull'indebitamento ellenico. Vediamoli uno per uno, anche se ovviamente a “prima impressione”, non avendo ancora i testi dettagliati.

- riacquisto da parte della Grecia di una quota dei bond in circolazione. Il paese viene autorizzato a ricomprarsi una parte (importante, altrimenti non avrebbe senso) dei propri titoli di stato in circolazione sui mercati. Lo può dunque fare ai prezzi attuali (infimi) e non a quelli nominali del momento dell'emissione. Quello che insomma dovrebbe “valere” 100 oggi sta sul mercato a 28-35, a seconda del tipo di titoli; e si tratta di prezzi di nuovo in salita proprio perché questa soluzione era già nell'aria, nei rumours di mercato. Di fatto uno “sconto” notevolissimo per il ministero del tesoro di Atene.

- riduzione significativa dei tassi di interesse sui prestiti bilaterali e delle commissioni sui prestiti Efsf; anche questo è uno “sconto” importante, che comporta una riduzione netta delle cifre per interessi pagate da Atene alla Ue attraverso la Bce.

- allungamento di 15 anni della durata dei rimborsi e rinvio di 10 anni dei pagamenti degli oneri; stesso discorso, perché rinvare una scadenza significa “dare fiato” al creditore.

- versamento su un conto bloccato ad Atene dei profitti realizzati dalle banche centrali sulle obbligazioni elleniche detenuti. È un passaggio decisivo, perché i profitti che dovrebbero finire in tasca agli investitori pubblici stranieri (anche se formalmente le banche centrali non lo sono) vengono congelati e di fatto messi a disposizione della Grecia per riacquistare i suoi stessi titoli.


Una gigantesca partita di giro che implica, dicevamo, una sostanziale rinuncia a guadagnare sul debito greco (gli investitori privati che oggi hanno ancora in cassaforte titoli greci, però, staranno tirando un profondo sospiro di sollievo: i prezzi tornano a salire e quindi le loro perdite potenziali si riducono molto). Sullo sfondo, e avanzata addirittura dall'ultrarigorista Olanda, avanza l'ipotesi del “condono”. Ovvero della rinuncia, da parte dei creditori, di una parte sostanziosa del capitale a suo tempo prestato. Una specie di “no debito”, ma deciso unilateralmente dall'alto dei cieli della Troika. A noi, in ogni caso, sembra una dimostrazione del fatto che “non pagare il debito” è un'indicazione assolutamente realistica. Se ci stanno pensando (molto parzialmente) anche loro....

Fine del “rigore”, dunque?

Nemmeno per sogno. Atene potrà ambire ad avere sconti ancora più sostanziosi solo quando avrà ricominciato a produrre un surplus di bilancio (ovvero entrate fiscali superiori al livello della spesa pubblica). Quindi nessun respiro per il popolo che ha bisogno di sanità, pensioni, assistenza e altri servizi indispensabili che continuano a essere considerati “spesa improduttiva”. Altri tagli ci saranno certamente, forse solo meno violenti.
Fonte:contropiano.org

venerdì 23 novembre 2012

Squadre speciali, arresti differiti e daspo: la risposta "democratica e sobria" del Governo Monti alla crisi

Cominciano a delinearsi le prime misure repressive annunciate dal governo dopo gli scontri di piazza avvenuti il 14 novembre in varie città italiane. Per fronteggiare la crisi economica e sociale e camuffare la vertiginosa caduta di credibilità politica del Governo Monti verranno ulteriormente inasprite le norme legislative e la gestione dell’ordine pubblico ispirandosi a quel laboratorio della repressione sociale che nell’ultimo decennio hanno rappresentato le curve degli stadi.
Il governo teme il conflitto sociale e soprattutto la possibilità di una saldatura stabile tra le varie componenti della protesta: i metalmeccanici, i precari, gli studenti, i migranti.
Per questa ragione stanno per essere varati una serie di dispositivi di natura legislativa e tecnica in grado di consentire un ulteriore giro di vite repressivo nei confronti del diritto di manifestare e di esercitare l’attività politica con incisività e visibilità.
Limiti alla libertà individuale di manifestare
Il ministro degli Interni Cancellieri ha annunciato di voler estendere i daspo, cioè i divieti di accedere alle manifestazioni sportive, anche alle “manifestazioni pubbliche” e l’arresto in differita cioè quella norma che consente l'arresto non solo in fragranza di reato, ma anche il giorno dopo, fino a 48 ore dagli scontri, sulla base delle immagini registrate.
Con una soluzione del genere saremmo ai vertici dell’afflato totalitario. Una ragione in più per scendere in piazza nei prossimi giorni e manifestare con maggiore forza ancora, visto che è proprio questo diritto ad essere messo definitivamente in discussione.
Dopo i limiti permanenti imposti ai percorsi, l’estensione e l’istituzionalizzazione di zone rosse attorno ai palazzi della politica, ora diventa problematica anche la semplice possibilità di manifestare al di fuori di forme e contenuti sgraditi ai governi di turno.
I daspo verrebbero applicati a chiunque avesse precedenti e denunce in corso, in sostanza interverrebbero prima del giudizio finale manifestandosi come una sanzione amministrativa anticipata prim’ancora che la colpevolezza venisse penalmente accertata.
Un modo per rendere innocui gli oppositori politici.
Caccia al manifestante, arrivano i nuclei mobili di pronto intervento
L’altra misura annunciata riguarda l’introduzione di “presidi mobili di pronto intervento” sul modello adottato dalla polizia greca per fronteggiare le imponenti contestazioni che da due anni fanno traballare il governo.
La scelta di questa nuova strategia sarebbe supportata dalle analisi realizzate dalla digos e dalla polizia di prevenzione, in cui si parla di un “sistema parallelo che prescinde da chi ha organizzato la manifestazione perché si affianca a chi sfila, ma poi persegue altri obiettivi”.
Dai filmati degli incidenti di Atene e Madrid, i responsabili dell’ordine pubblico e del contrasto all’eversione avrebbero tratto la convinzione della “presenza di analogie nella pianificazione degli attacchi, mirati verso gli obiettivi istituzionali e le forze dell’ordine”.
Da qui la decisione di ricorrere a piccole pattuglie mobili, coordinate dall’alto e da osservatori in abiti civili, che non seguono più il corteo o presidiano staticamente obiettivi sensibili e sbarrano strade, ma si muovono nel territorio circostante il tragitto della manifestazione a caccia dei gruppi considerati l’obiettivo da neutralizzare.
In Grecia i Mat, gruppi speciali antisommossa, applicano una forma di controguerriglia urbana a bassa intensità che consente di sorprendere gli avversari con degli agguati e dei raid improvvisi. Avanzano in fila indiana per poi scattare all’improvviso, spuntano dal nulla per agguantare i manifestanti isolati o aggredire i gruppetti confusi e sparpagliati. Si nascondono dietro gli angoli, accovacciati tra le vetture in sosta e gli arredi urbani.
Anche la loro dotazione personale è speciale, tuta robocop, casco e maschera antigas, manganello agganciato dietro la schiena, decine di granate “incapacitanti”, cioè accecanti e assordanti, spray urticanti compreso i “capsulum”, potenti lancia-polvere di peperoncino che bruciano i polmoni. Addestrati all’arresto mirato sono in grado di infilarsi con azioni lampo all’interno del corteo per agguantare uno o due manifestanti e trascinarli via. Una tecnica già in uso nella polizia francese fin dalla metà degli anni 90.
Questi nuclei alla fine dei cortei penetravano i gruppi di manifestanti che si attardavano negli scontri con pattuglie di 5-6 uomini. Due diretti sull’obbiettivo e gli altri intorno a protezione che si facevano strada a colpi di arti marziali.
L’Italia, come ha ben scritto Salvatore Palidda su il manifesto del 17 novembre 2002, è perfettamente in linea con tutto questo. Da tempo è in atto un processo di militarizzazione delle polizie che sono addestrate a muoversi e combattere negli “ambienti urbani” ove occorre isolare quartieri, edifici, abitazioni. Non a caso sono stati aboliti di fatto i concorsi per il reclutamento nelle polizie, riservandoli ai soli militari che hanno fatto la ferma volontaria e quindi esperienze nelle guerre in Iraq, Balcani, Bosnia, Afghanistan.
Da quando l’Italia si è impegnata a fornire personale nelle guerre umanitarie, aree militari sono state attrezzate per ricostruire ambienti urbani e rurali dove si addestrano carabinieri, parà, assaltatori e bersaglieri che vanno ad operare all’estero, mentre gli stessi reparti di polizia militare sono addestrati realmente, nell’ambiente metropolitano, con l’impiego di ordine pubblico quotidiano sul territorio nazionale e sono gli stessi che operano a guardia di siti di rilevanza nazionale: cantiere No Tav in val Susa, discariche, termovalorizzatori ecc.
Di fronte a questo scenario non si può restare in silenzio. Bisogna dare battaglia contro questa nuova ondata emergenzialista e repressiva
Italo Di Sabato - Osservatorio sulla Repressione
Fonte:controlacrisi.org

mercoledì 21 novembre 2012

per non dimenticare...




Guardate questa donna e 

ricordatevi di lei per sempre! ♥

Irena Sendler era una 

donna di 



origine tedesca. Durante la 



seconda guerra mondiale è stata 



assunta come idraulico nei campi 


di concentramento ma lei aveva un 



secondo fine riguardo a questo 



lavoro... Sapeva dei piani 



terrificanti dei nazisti…aveva il suo 



furgoncino e le sue borse 



ingombranti…alla fine della 



giornata Irena metteva nelle sue 



borse dei bambini..e le metteva nel 



furgoncino insieme al cane che era 



addestrato ad abbaiare a tutti i 



soldati che, un po’ scocciati dal 



cane non controllavano mai il retro 



del furgone…e così Irena ha \



salvato più di 2500 bambini!!! 



Quando è stata scoperta le sono 



state rotte le gambe e le braccia…



ma.lei non ha mollato la sua 



missione…nel giardino di casa sua 



ha seppellito un barattolo di vetro 



con la lista di tutti i nomi dei 



bambini…ed è sempre andata alla 



ricerca dei genitori e parenti. 



All’età di 98 anni si è spenta. Non 



sempre il premio Nobel viene dato 



a chi lo merita veramente… Irena ♥ 



GRANDE DONNA ♥