A differenza di quanto si sostiene in Italia, la stampa
internazionale non riserva solo elogi a Mario Monti. Un florilegio dei
giudizi più caustici di alcuni noti commentatori.
L’economia dell’austerità è andata esattamente secondo copione –
quello keynesiano, non quello dei fanatici dell’austerità. Di più e
ancora, i “responsabili” tecnocrati hanno indotto i loro popoli ad
accettare la medicina amara dell’austerità, più e più volte, non
riuscendo a produrre risultati. L’ultimo caso in questione è l’Italia,
dove Mario Monti – una brava persona, profondamente sincera – ha
lasciato prima del termine del mandato, in ultima analisi perché le sue
politiche stanno consegnando l’Italia alla depressione.
L’Europa sanguinante. Articolo di Paul Krugman sul suo blog [inglese]
Ho sempre rispettato Mr. Monti come commissario europeo e saggio
osservatore degli affari europei, ma sono più scettico circa la sua
performance come capo del governo in Italia. L’adulazione acritica di
cui a volte ha goduto era basata sull’idea che si potessero risolvere i
problemi dell’Italia mettendo da parte la politica, imponendo alcune
riforme e molta austerità. In Italia vi era consenso sul fatto che solo
un governo tecnocratico avrebbe potuto consegnare questo tipo di
politiche.
La magia Monti è sembrata funzionare per un po’ – molto più a lungo
di quanto mi aspettassi. I rendimenti sui titoli italiani a 10 anni sono
scesi a circa 200 punti base durante il suo mandato, perché gli
investitori, alla disperata ricerca di buone notizie, volevano credere
alla magia.
Ma l’anno di Monti è stato una bolla, buona per gli investitori
finché è durata, ma che ora si è sgonfiata. E probabilmente gli italiani
e gli investitori stranieri non ci metteranno molto a capire che ben
poco è cambiato nel corso dell’ultimo anno, ad eccezione del fatto che
l’economia è caduta in una profonda depressione.
Ora ci sono due cose che devono essere sistemate in Italia, entrambe profondamente politiche e oltre la portata dei tecnocrati
La prima è quella di invertire immediatamente l’austerità –
essenzialmente smantellare il lavoro di Monti. Gli aumenti delle tasse e
i tagli alla spesa hanno un effetto controproducente. Riducendo sia il
debito che la crescita, il rapporto debito-PIL nel breve periodo è
aumentato, e dubito che nel lungo si ridurrà di molto. Il peggioramento
nella sostenibilità del debito pubblico Italiano diventerà molto più
chiaro il prossimo anno, quando avremo più dati statistici sugli effetti
calamitosi dell’austerità.
Gli effetti si fanno già sentire, anche prima che il bilancio 2013
entri in esecuzione. Il carico fiscale sulle famiglie italiane è quasi
raddoppiato questo mese – a seguito dell’introduzione di un nuovo
sistema di tasse sulla proprietà che ha avuto l’effetto immediato di
stroncare le vendite pre-natalizie. Confcommercio, un’organizzazione di
imprese dei servizi, stima una caduta dei consumi del 13 per cento.
La seconda priorità è quella di scendere in campo contro Angela
Merkel. Una cosa che Mr. Monti non voleva – e non era capace – di fare.
Ha provato un po’ a farsi sentire in occasione del vertice europeo di
giugno, ma non è mai riuscito ad affrontare il cancelliere tedesco
sull’unica cosa che conta: che senza una qualche forma di
mutualizzazione del debito – come un eurobond – sarebbe stato difficile
che un paese con un rapporto debito-PIL del 130 per cento e una crescita
praticamente a zero potesse rimanere all’interno dell’eurozona, e
continuare a rinnovare il suo debito per sempre. Solo un leader eletto è
in grado di forzare una scelta. Non si può pretendere da un primo
ministro tecnocratico di minacciare una contro-mossa credibile se la
risposta è no.
Spesso mi viene chiesto cosa farebbe la Germania di fronte alla
scelta tra un eurobond e un’ uscita dell’Italia. Io credo che Berlino
reagirebbe in un batter d’occhio a una tale situazione di stallo. La
ragione per cui Monti era così popolare in Germania era che la sua bolla
e la sua austerità e facevano buon gioco al cancelliere nel ritardare
le decisioni difficili sulla risoluzione del debito e la riforma
istituzionale a dopo le elezioni tedesche del prossimo anno.
La politica fa scoppiare la bolla Monti. Editoriale di Wolfgang Munchau sul Financial Times [in italiano]
Roma ha in mano delle carte vincenti. Il grande ostacolo è il primo
ministro Mario Monti, installato a capo di una squadra di tecnocrati nel
Putsch di novembre 2011 dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dalla
Banca Centrale Europea – tra gli applausi dei media Europei e della
classe politica.
Monti può anche essere uno dei migliori gentlemen europei ma è anche
il sommo sacerdote del Progetto UE e un personaggio chiave dell’adesione
dell’Italia all’euro. Prima se ne va, prima l’Italia può fermare lo
scivolamento nella depressione cronica.
L’uscita di scena di Mario Monti è l’unico modo per salvare l’Italia. Editoriale di Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph [in italiano]
Fonte.keynesblog.com
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