domenica 16 dicembre 2012

Monti se ne è andato? Meglio così. Krugman, Munchau, Evans Pritchard

A differenza di quanto si sostiene in Italia, la stampa internazionale non riserva solo elogi a Mario Monti. Un florilegio dei giudizi più caustici di alcuni noti commentatori.
L’economia dell’austerità è andata esattamente secondo copione – quello keynesiano, non quello dei fanatici dell’austerità. Di più e ancora, i “responsabili” tecnocrati hanno indotto i loro popoli ad accettare la medicina amara dell’austerità, più e più volte, non riuscendo a produrre risultati. L’ultimo caso in questione è l’Italia, dove Mario Monti – una brava persona, profondamente sincera – ha lasciato prima del termine del mandato, in ultima analisi perché le sue politiche stanno consegnando l’Italia alla depressione.
L’Europa sanguinante. Articolo di Paul Krugman sul suo blog [inglese]


Ho sempre rispettato Mr. Monti come commissario europeo e saggio osservatore degli affari europei, ma sono più scettico circa la sua performance come capo del governo in Italia. L’adulazione acritica di cui a volte ha goduto era basata sull’idea che si potessero risolvere i problemi dell’Italia mettendo da parte la politica, imponendo alcune riforme e molta austerità. In Italia vi era consenso sul fatto che solo un governo tecnocratico avrebbe potuto consegnare questo tipo di politiche.
La magia Monti è sembrata funzionare per un po’ – molto più a lungo di quanto mi aspettassi. I rendimenti sui titoli italiani a 10 anni sono scesi a circa 200 punti base durante il suo mandato, perché gli investitori, alla disperata ricerca di buone notizie, volevano credere alla magia.
Ma l’anno di Monti è stato una bolla, buona per gli investitori finché è durata, ma che ora si è sgonfiata. E probabilmente gli italiani e gli investitori stranieri non ci metteranno molto a capire che ben poco è cambiato nel corso dell’ultimo anno, ad eccezione del fatto che l’economia è caduta in una profonda depressione.
Ora ci sono due cose che devono essere sistemate in Italia, entrambe profondamente politiche e oltre la portata dei tecnocrati
La prima è quella di invertire immediatamente l’austerità – essenzialmente smantellare il lavoro di Monti. Gli aumenti delle tasse e i tagli alla spesa hanno un effetto controproducente. Riducendo sia il debito che la crescita, il rapporto debito-PIL nel breve periodo è aumentato, e dubito che nel lungo si ridurrà di molto. Il peggioramento nella sostenibilità del debito pubblico Italiano diventerà molto più chiaro il prossimo anno, quando avremo più dati statistici sugli effetti calamitosi dell’austerità.
Gli effetti si fanno già sentire, anche prima che il bilancio 2013 entri in esecuzione. Il carico fiscale sulle famiglie italiane è quasi raddoppiato questo mese – a seguito dell’introduzione di un nuovo sistema di tasse sulla proprietà che ha avuto l’effetto immediato di stroncare le vendite pre-natalizie. Confcommercio, un’organizzazione di imprese dei servizi, stima una caduta dei consumi del 13 per cento.
La seconda priorità è quella di scendere in campo contro Angela Merkel. Una cosa che Mr. Monti non voleva – e non era capace – di fare. Ha provato un po’ a farsi sentire in occasione del vertice europeo di giugno, ma non è mai riuscito ad affrontare il cancelliere tedesco sull’unica cosa che conta: che senza una qualche forma di mutualizzazione del debito – come un eurobond – sarebbe stato difficile che un paese con un rapporto debito-PIL del 130 per cento e una crescita praticamente a zero potesse rimanere all’interno dell’eurozona, e continuare a rinnovare il suo debito per sempre. Solo un leader eletto è in grado di forzare una scelta. Non si può pretendere da un primo ministro tecnocratico di minacciare una contro-mossa credibile se la risposta è no.
Spesso mi viene chiesto cosa farebbe la Germania di fronte alla scelta tra un eurobond e un’ uscita dell’Italia. Io credo che Berlino reagirebbe in un batter d’occhio a una tale situazione di stallo. La ragione per cui Monti era così popolare in Germania era che la sua bolla e la sua austerità e facevano buon gioco al cancelliere nel ritardare le decisioni difficili sulla risoluzione del debito e la riforma istituzionale a dopo le elezioni tedesche del prossimo anno.
La politica fa scoppiare la bolla Monti. Editoriale di Wolfgang Munchau sul Financial Times [in italiano]

Roma ha in mano delle carte vincenti. Il grande ostacolo è il primo ministro Mario Monti, installato a capo di una squadra di tecnocrati nel Putsch di novembre 2011 dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dalla Banca Centrale Europea – tra gli applausi dei media Europei e della classe politica.
Monti può anche essere uno dei migliori gentlemen europei ma è anche il sommo sacerdote del Progetto UE e un personaggio chiave dell’adesione dell’Italia all’euro. Prima se ne va, prima l’Italia può fermare lo scivolamento nella depressione cronica.
L’uscita di scena di Mario Monti è l’unico modo per salvare l’Italia. Editoriale di   Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph [in italiano]
Fonte.keynesblog.com

mercoledì 12 dicembre 2012

Ma con l’anti-berlusconismo non ci fregate più

No, no, e ancora no. Stavolta non ci dobbiamo cascare. Stavolta ci dobbiamo porre l’impegno morale di ignorare (e semmai combattere) chi di professione gridava alla difesa delle democrazia, poi dopo amorevolmente calpestata per far posto ai “tecnici” grazie all’unione contronatura tra Pd-Pdl-Udc. Tutto in nome del dio spread.
È una cosa psicologica, probabilmente. Le mignotte, i cucù, le bugie, i cortigiani, le corna, il sesso malato, Mediaset, conflitti di interessi, la cricca, Dell’Utri, la mafia, gli appalti, le barzellette, Feltri e Sechi che sfondano quotidianamente il muro del buonsenso, Cicchitto, le gaffe, i video delle gaffe, «il ruolo di kapò», Ghedini fuori dal tribunale di Milano. E poi, speculari: i post-it, le raccolte firme, le manifestazioni, i popoli viola, il Fatto Quotidiano comprato a mo’ di dichiarazione partigiana, post indignati, i libri su di lui, gli anatemi su di lui, la vergogna per lui, Valigia Blu, mille bolle blu, Se non ora quando? e le scrittrici radical-chic sul palco, Santoro e Bella Ciao.
No, no, e ancora no. Basta col giochino dei soldatini blu e dei soldatini rossi. C’è stato un anno, il 2012, che ci ha spiegato diverse cose. E ci ha detto che al di là di lui, che al di là della sua presenza ingombrante e della sua proverbiale ignoranza, c’è stato un governo sostenuto da centrosinistra e centrodestra che in un perfetto clima civile e sobrio ha fatto fuori l’articolo 18, ha varato l’ennesima riforma delle pensioni lasciando senza lavoro e senza pensione decine di migliaia di persone, ha tolto solo a chi ha sempre pagato, non ha fatto nulla per i giovani, non ha toccato i grandi patrimoni e i privilegi della Chiesa, ha tagliato il pubblico e non ha tagliato le spese militari. Un governo col bon ton, ma neo-liberista e classista, che ha inserito l’obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione. Tradotto, altri tagli indiscriminati. E dove, se non nel pubblico?
Intanto il debito pubblico nel 2012 è aumentato (magia), la disoccupazione è aumentata (magia), il pil si è inabissato (magia), l’inflazione è aumentata (magia), i salari sono scesi (magia). E a protestare chi è rimasto?
Allora no, no, e ancora no. La scelta non può essere ancora una volta tra quelli per e quelli contro il signor B. E il voto utile, oggi, non è più tra soldatini rossi e soldatini blu. La sfida è tra chi ha intenzione di non discostarsi dalle politiche del rigore a senso unico impartite da Bce e Fmi e chi invece crede che non può essere il neo-liberismo, lo stesso che ha causato la crisi, a rappresentare la soluzione.
Berlusconi? Chi se ne frega. Quel nome non riesco nemmeno più a pronunciarlo. Il tempo del facile sdegno, quando bastava essere minimamente educati per sembrare rivoluzionari, lasciamolo nel cassetto dei ricordi. Parliamo di politica. E di chi dovrà pagare cosa, nei prossimi cinque anni.
PS. Quando c’era Berlusconi si ragionava così. Poi dopo invece….
Matteo Pucciarelli
Fonte:BlogMicromega

domenica 9 dicembre 2012

MONTI SI DIMETTE... IL PIANO DISTRUGGI ITALIA E' COMPLETO


Dopo sfiducia Pdl Monti annuncia dimissioni 
 

Alle 21.30 è arrivato il colpo di scena: Monti ha annunciato le sue dimissioni al Quirinale che dovrebbero arrivare dopo l’approvazione della legge di Stabilità. Le motivazioni, che il premier avrebbe confessato al Capo dello Stato, sarebbero da ricercare nella dichiarazione resa ieri in Parlamento dal Segretario del PdL Angelino Alfano, che il professor Monti ha interpretato come “un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del Governo e della sua linea di azione”. Dal resoconto che è stato diffuso, a firma del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, trapela che “Monti accerterà quanto prima se le forze politiche siano pronte a concorrere all’approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio, per evitare l’aggravarsi delle crisi con l’esercizio provvisorio”.  Subito dopo la legge, dunque, il Presidente del Consiglio provvederà a formalizzare le sue irrevocabili dimissioni nelle mani del Capo dello Stato.
Alfano, dopo la preannunciata astensione del suo partito, ha affermato che “l’esperienza del governo Monti può dirsi ampiamente conclusa”. Inoltre ha precisato che  “votare la sfiducia avrebbe causato forse l’abisso dell’esercizio provvisorio” mentre il Pdl vuole far “concludere ordinatamente questa legislatura e non mandare il  Paese a scatafascio”.
Rigida la reazione di Monti: “Avrei preferito che lo facessero direttamente, con un voto di sfiducia, non in quel modo”.  “Ho maturato la convinzione che non si potesse andare avanti cosi’”. E di conseguenza l’annuncio delle dimissioni: “Ho preferito farlo subito, a mercati chiusi”. Monti, tra l’altro, spiega che al World policy conference di Cannes nella stampa straniera “ho colto lo sbalordimento per la situazione italiana”.
A questo punto – fanno sapere fonti del governo – l’ipotesi più probabile è quella di un voto a febbraio.

fonte: GIO MAGAZINE

mercoledì 28 novembre 2012

La Grecia "salvata" riducendole il debito


L'accordo trovato sugli “aiuti” alla Grecia è significativo su un punto specifico: la Troika (Bce, Ue, Fmi) sta prendendo atto che le sue ricette non funzionano, non hanno funzionato, non possono funzionare.

Sta prendendo” non significa affatto “ha preso atto”. Troppi gli interessi – finanziari, ma anche normativi – in gioco per mettere una lapide su una strategia fallimentare. Ma i tre killer dei paesi euromediterranei hanno dovuto ammettere che pretendere il rimborso pieno del debito e degli interessi, nei tempi fissati dai precedenti “accordi” o “aiuti”, avrebbe comportato la morte del paziente. E quindi la rinuncia a rientrare almeno in parte dei crediti concessi.

Non si tratta insomma di un atto di saggezza, ma di un calcolo freddo: se il debitore muore (la Grecia), il creditore non ci guadagna più nulla.

Lo si capisce benissimo dal compromesso costruito a fatica sulle nuove misure con cui ridurre il debito greco. Non più privatizzazioni e svendite del patrimonio pubblico (c'era rimasto ben poco), non più nuovi mega-tagli della spesa (la gente sta morendo di fame e malattie, la tensione può esplodere in qualsiasi momento, in qualsiasi direzione), ma alchimie finanziarie che di fatto implicano una riduzione forte dei profitti attesi sull'indebitamento ellenico. Vediamoli uno per uno, anche se ovviamente a “prima impressione”, non avendo ancora i testi dettagliati.

- riacquisto da parte della Grecia di una quota dei bond in circolazione. Il paese viene autorizzato a ricomprarsi una parte (importante, altrimenti non avrebbe senso) dei propri titoli di stato in circolazione sui mercati. Lo può dunque fare ai prezzi attuali (infimi) e non a quelli nominali del momento dell'emissione. Quello che insomma dovrebbe “valere” 100 oggi sta sul mercato a 28-35, a seconda del tipo di titoli; e si tratta di prezzi di nuovo in salita proprio perché questa soluzione era già nell'aria, nei rumours di mercato. Di fatto uno “sconto” notevolissimo per il ministero del tesoro di Atene.

- riduzione significativa dei tassi di interesse sui prestiti bilaterali e delle commissioni sui prestiti Efsf; anche questo è uno “sconto” importante, che comporta una riduzione netta delle cifre per interessi pagate da Atene alla Ue attraverso la Bce.

- allungamento di 15 anni della durata dei rimborsi e rinvio di 10 anni dei pagamenti degli oneri; stesso discorso, perché rinvare una scadenza significa “dare fiato” al creditore.

- versamento su un conto bloccato ad Atene dei profitti realizzati dalle banche centrali sulle obbligazioni elleniche detenuti. È un passaggio decisivo, perché i profitti che dovrebbero finire in tasca agli investitori pubblici stranieri (anche se formalmente le banche centrali non lo sono) vengono congelati e di fatto messi a disposizione della Grecia per riacquistare i suoi stessi titoli.


Una gigantesca partita di giro che implica, dicevamo, una sostanziale rinuncia a guadagnare sul debito greco (gli investitori privati che oggi hanno ancora in cassaforte titoli greci, però, staranno tirando un profondo sospiro di sollievo: i prezzi tornano a salire e quindi le loro perdite potenziali si riducono molto). Sullo sfondo, e avanzata addirittura dall'ultrarigorista Olanda, avanza l'ipotesi del “condono”. Ovvero della rinuncia, da parte dei creditori, di una parte sostanziosa del capitale a suo tempo prestato. Una specie di “no debito”, ma deciso unilateralmente dall'alto dei cieli della Troika. A noi, in ogni caso, sembra una dimostrazione del fatto che “non pagare il debito” è un'indicazione assolutamente realistica. Se ci stanno pensando (molto parzialmente) anche loro....

Fine del “rigore”, dunque?

Nemmeno per sogno. Atene potrà ambire ad avere sconti ancora più sostanziosi solo quando avrà ricominciato a produrre un surplus di bilancio (ovvero entrate fiscali superiori al livello della spesa pubblica). Quindi nessun respiro per il popolo che ha bisogno di sanità, pensioni, assistenza e altri servizi indispensabili che continuano a essere considerati “spesa improduttiva”. Altri tagli ci saranno certamente, forse solo meno violenti.
Fonte:contropiano.org

venerdì 23 novembre 2012

Squadre speciali, arresti differiti e daspo: la risposta "democratica e sobria" del Governo Monti alla crisi

Cominciano a delinearsi le prime misure repressive annunciate dal governo dopo gli scontri di piazza avvenuti il 14 novembre in varie città italiane. Per fronteggiare la crisi economica e sociale e camuffare la vertiginosa caduta di credibilità politica del Governo Monti verranno ulteriormente inasprite le norme legislative e la gestione dell’ordine pubblico ispirandosi a quel laboratorio della repressione sociale che nell’ultimo decennio hanno rappresentato le curve degli stadi.
Il governo teme il conflitto sociale e soprattutto la possibilità di una saldatura stabile tra le varie componenti della protesta: i metalmeccanici, i precari, gli studenti, i migranti.
Per questa ragione stanno per essere varati una serie di dispositivi di natura legislativa e tecnica in grado di consentire un ulteriore giro di vite repressivo nei confronti del diritto di manifestare e di esercitare l’attività politica con incisività e visibilità.
Limiti alla libertà individuale di manifestare
Il ministro degli Interni Cancellieri ha annunciato di voler estendere i daspo, cioè i divieti di accedere alle manifestazioni sportive, anche alle “manifestazioni pubbliche” e l’arresto in differita cioè quella norma che consente l'arresto non solo in fragranza di reato, ma anche il giorno dopo, fino a 48 ore dagli scontri, sulla base delle immagini registrate.
Con una soluzione del genere saremmo ai vertici dell’afflato totalitario. Una ragione in più per scendere in piazza nei prossimi giorni e manifestare con maggiore forza ancora, visto che è proprio questo diritto ad essere messo definitivamente in discussione.
Dopo i limiti permanenti imposti ai percorsi, l’estensione e l’istituzionalizzazione di zone rosse attorno ai palazzi della politica, ora diventa problematica anche la semplice possibilità di manifestare al di fuori di forme e contenuti sgraditi ai governi di turno.
I daspo verrebbero applicati a chiunque avesse precedenti e denunce in corso, in sostanza interverrebbero prima del giudizio finale manifestandosi come una sanzione amministrativa anticipata prim’ancora che la colpevolezza venisse penalmente accertata.
Un modo per rendere innocui gli oppositori politici.
Caccia al manifestante, arrivano i nuclei mobili di pronto intervento
L’altra misura annunciata riguarda l’introduzione di “presidi mobili di pronto intervento” sul modello adottato dalla polizia greca per fronteggiare le imponenti contestazioni che da due anni fanno traballare il governo.
La scelta di questa nuova strategia sarebbe supportata dalle analisi realizzate dalla digos e dalla polizia di prevenzione, in cui si parla di un “sistema parallelo che prescinde da chi ha organizzato la manifestazione perché si affianca a chi sfila, ma poi persegue altri obiettivi”.
Dai filmati degli incidenti di Atene e Madrid, i responsabili dell’ordine pubblico e del contrasto all’eversione avrebbero tratto la convinzione della “presenza di analogie nella pianificazione degli attacchi, mirati verso gli obiettivi istituzionali e le forze dell’ordine”.
Da qui la decisione di ricorrere a piccole pattuglie mobili, coordinate dall’alto e da osservatori in abiti civili, che non seguono più il corteo o presidiano staticamente obiettivi sensibili e sbarrano strade, ma si muovono nel territorio circostante il tragitto della manifestazione a caccia dei gruppi considerati l’obiettivo da neutralizzare.
In Grecia i Mat, gruppi speciali antisommossa, applicano una forma di controguerriglia urbana a bassa intensità che consente di sorprendere gli avversari con degli agguati e dei raid improvvisi. Avanzano in fila indiana per poi scattare all’improvviso, spuntano dal nulla per agguantare i manifestanti isolati o aggredire i gruppetti confusi e sparpagliati. Si nascondono dietro gli angoli, accovacciati tra le vetture in sosta e gli arredi urbani.
Anche la loro dotazione personale è speciale, tuta robocop, casco e maschera antigas, manganello agganciato dietro la schiena, decine di granate “incapacitanti”, cioè accecanti e assordanti, spray urticanti compreso i “capsulum”, potenti lancia-polvere di peperoncino che bruciano i polmoni. Addestrati all’arresto mirato sono in grado di infilarsi con azioni lampo all’interno del corteo per agguantare uno o due manifestanti e trascinarli via. Una tecnica già in uso nella polizia francese fin dalla metà degli anni 90.
Questi nuclei alla fine dei cortei penetravano i gruppi di manifestanti che si attardavano negli scontri con pattuglie di 5-6 uomini. Due diretti sull’obbiettivo e gli altri intorno a protezione che si facevano strada a colpi di arti marziali.
L’Italia, come ha ben scritto Salvatore Palidda su il manifesto del 17 novembre 2002, è perfettamente in linea con tutto questo. Da tempo è in atto un processo di militarizzazione delle polizie che sono addestrate a muoversi e combattere negli “ambienti urbani” ove occorre isolare quartieri, edifici, abitazioni. Non a caso sono stati aboliti di fatto i concorsi per il reclutamento nelle polizie, riservandoli ai soli militari che hanno fatto la ferma volontaria e quindi esperienze nelle guerre in Iraq, Balcani, Bosnia, Afghanistan.
Da quando l’Italia si è impegnata a fornire personale nelle guerre umanitarie, aree militari sono state attrezzate per ricostruire ambienti urbani e rurali dove si addestrano carabinieri, parà, assaltatori e bersaglieri che vanno ad operare all’estero, mentre gli stessi reparti di polizia militare sono addestrati realmente, nell’ambiente metropolitano, con l’impiego di ordine pubblico quotidiano sul territorio nazionale e sono gli stessi che operano a guardia di siti di rilevanza nazionale: cantiere No Tav in val Susa, discariche, termovalorizzatori ecc.
Di fronte a questo scenario non si può restare in silenzio. Bisogna dare battaglia contro questa nuova ondata emergenzialista e repressiva
Italo Di Sabato - Osservatorio sulla Repressione
Fonte:controlacrisi.org

mercoledì 21 novembre 2012

per non dimenticare...




Guardate questa donna e 

ricordatevi di lei per sempre! ♥

Irena Sendler era una 

donna di 



origine tedesca. Durante la 



seconda guerra mondiale è stata 



assunta come idraulico nei campi 


di concentramento ma lei aveva un 



secondo fine riguardo a questo 



lavoro... Sapeva dei piani 



terrificanti dei nazisti…aveva il suo 



furgoncino e le sue borse 



ingombranti…alla fine della 



giornata Irena metteva nelle sue 



borse dei bambini..e le metteva nel 



furgoncino insieme al cane che era 



addestrato ad abbaiare a tutti i 



soldati che, un po’ scocciati dal 



cane non controllavano mai il retro 



del furgone…e così Irena ha \



salvato più di 2500 bambini!!! 



Quando è stata scoperta le sono 



state rotte le gambe e le braccia…



ma.lei non ha mollato la sua 



missione…nel giardino di casa sua 



ha seppellito un barattolo di vetro 



con la lista di tutti i nomi dei 



bambini…ed è sempre andata alla 



ricerca dei genitori e parenti. 



All’età di 98 anni si è spenta. Non 



sempre il premio Nobel viene dato 



a chi lo merita veramente… Irena ♥ 



GRANDE DONNA ♥

lunedì 19 novembre 2012

GAZA:IL MASSACRO CONTINUA... UN ORRORE CHE DURA TROPPO


ho trovato questo articolo sul portale dubito.it e ho pensato di proporlo sul nostro blog... 
buona lettura


Sesto giorno di attacchi da parte di Israele. Sesto giorno di guerriglia senza condizioni e senza né arte né parte. In soli sei giorni Israele è riuscito a mietere 100 vittime. Un bilancio disastroso.
Questa scia di sangue sembra davvero non aver fine. Dopo che negli ultimi giorni un razzo lanciato dalle truppe di Hamas ha colpito Tel Aviv (è dal 1991 che non accadeva, ndr), Israele sta usando la linea dura contro un esercito, quello palestinese, il Davide della Bibbia, che davvero sembra non avere alcuna speranza contro il gigante Golia sionista.
Oggi tra l’altro è stato attaccato per la seconda volta nel giro di poche ore il Media Center di Gaza City, che ospita numerose testate giornalistiche, nel grattacielo di  Al-Sharouk.
Secondo una fonte (un portavoce militare di Tel Aviv), pare che il grattacielo ospitasse un nascondiglio di quattro esponenti di Hamas (tutto da dimostrare), tra l’altro rimasti uccisi dai raid, secondo il Jerusalem Post.
Ecco i nomi delle vittime (presunte): Ramez Hareb, uno dei leader di Al Quds, il responsabile della propaganda islamica; Tysser Abu al Ata, esponente di rilievo della stessa organizzazione; Halil Bahatini, impiegato nel programma di sviluppo dei razzi a lungo raggio, e Banu Abu el Alta, leader di Al Quds a Gaza.
Eppure quello che non si riesce a capire è come può uno sparuto gruppo come questo riuscire a contrastare un’offensiva come quella sionista e come può essere mai accusato di cotanti attacchi dato che comunque Israele anche stavolta ha iniziato per primo. Spero che questo interrogativo venga preso in considerazione dalla comunità internazionale per intero.
Comunità internazionale che con l’UE  richiede immediatamente la fine delle ostilità, mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con la solita tempestività che lo contraddistingue ha convocato la solita riunione di facciata per tracciare una (guardate un po’) bozza di risoluzione per porre fine a questi attacchi.
Eppure non è questa la nota triste di questa storia. La cosa più triste è proprio il numero di vittime, che secondo fonti palestinesi, avrebbe toccato quota 100 anime. Di cui 18 sono bambini, stando ai dati Unicef.
Tutto questo è davvero triste e scandaloso. Ci troviamo di fronte ad un nuovo atto di guerriglia che sembra non aver fine e che al momento, o quantomeno (a dispetto delle dichiarazioni del Ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi), sembra non vedere una parvenza di crisi.

FONTE                              WWW.DUBITO.IT 
 DIRETTORE PIETRO MAGRI
 ARTICOLO A CURA DI FRANCESCO DI MARZO

Scuola, i nidi di bufale, ricetta di casa Pd

Nei giorni scorsi è circolata la notizia che grazie a un emendamento del Pd, a firma di Simonetta Rubinato, era passato un emendamento alla legge di stabilità che riservava 223 milioni alle scuole private. E anche questo blog ha riportato questa notizia (qui), considerandola l’ennesima dimostrazione di un partito che parla con lingua biforcuta quando non tace. Ma adesso, dopo 48 ore forse necessarie a capire cosa mai sia stato votato,  il Pd ci informa che abbiamo collaborato a diffondere una bufala. Quei milioni infatti – udite udite – non vanno alle scuole private, ma sono destinati ai Comuni  i quali li passeranno a loro volta a scuole materne ed asili nido privati. Grande differenza.
Dunque non è più vero che la scuola pubblica viene privata dei fondi essenziali in favore degli istituti paritari, perché in realtà il provvedimento non riguarda la scuola dell’obbligo, ma quelle strutture, diciamo così precedenti, di cui nel Paese c’è una grave carenza, anzi gravissima visto che spesso entrambi i genitori lavorano giusto per riuscire a campare. Ma non sia mai che i comuni vengano aiutati a creare asili e materne pubbliche o a diminuire rette che per molte famiglie sono inavvicinabili. No di certo, si vanno a distribuire contributi a pioggia per quelle strutture che agiscono comunque nell’ottica del profitto o comunque di una  profittabilità diretta molto lontana dal concetto di un servizio che in molti Paesi d’Europa è gratuito grazie a molti strumenti, compreso il coinvolgimento delle aziende.
Però non contento di averci rivelato in quale grande errore siamo caduti – a causa del quale ci prostriamo e ci cospargiamo il capo di lacrimogeni – il Pd ci dà la stoccata mortale, mostrandoci quanto siamo stati ciechi e insensibili: infatti viene sostenuto che senza quei 223 milioni il 40% dei bambini sarebbe rimasto a casa. Ora cari amici, vi dovete mettere d’accordo perché non ci si può vantare, come ha fatto la Rubinato, che grazie alle scuole private  nel solo Veneto lo stato risparmia 500 milioni l’anno e poi uscirsene con un dato fasullo:  se su tutto il territorio nazionale il 40 per cento dei bimbi può essere accolto in asili e scuole d’infanzia, solo grazie a quei 223 milioni, allora vuol dire che con una frazione di quando si spende per aerei militari o Tav inutili al Paese, per i  ponti e le “missioni di pace” si potrebbe risolvere un problema che vede l’Italia, come al solito fanalino di coda. Dirò di più, basterebbe che la chiesa pagasse l’Imu, invece di guadagnare dalle sue strutture dedicate all’infanzia. Ma qualcosa mi suggerisce che non vedrò mai emendamenti che vadano in questa direzione.
Cari amici del Pd vi informo che secondo il Trattato di Lisbona che a quanto pare di capire, è un vostro feticcio o forse un vizio che andrebbe opportunamente affrontato presso le strutture degli Europeisti Anonimi, entro il 2010 il 30% dei bambini avrebbe dovuto poter disporre di queste strutture. Invece quanti sono? Il 18% . Con rette che mediamente arrivano ai 3000 euro, ormai non più affrontabili dalla stragrande maggioranza delle famiglie. Prendo atto che ormai da molti anni si è puntato sul privato che costa meno perché chi ci lavora prende dai 600 ai 1000 euro contro i 1200 di chi opera nelle strutture pubbliche e guadagna la sua fetta in gran parte su questa differenza. Ma invece di usare i soldi per diminuire le rette di asili e scuole di infanzia pubbliche, magari allargandone la funzionalità, ecco che i pochi soldi rimasti finiscono nelle tasche private. E adesso capisco che Pd vuol dire Private Democracy, diavolo d’un Veltroni che fingeva di sapere l’inglese.
Fonte:ilsimplicissimus2.wordpress.com

FALLIMONTI/ Debito record, 43 voti di fiducia (nemmeno B.), 392 decreti fermi. Radiografia di un disastro

Debito pubblico oltre i due mila miliardi (record assoluto per Monti). Oltre 33 mila euro a testa di rosso per tutti gli italiani, dagli anziani ai neonati. In un anno oltre 90 miliardi di euro di debiti accumulati e due punti percentuali in più (dall’8,8 al 10,8%) di disoccupazione. Non solo: ben 43 volte l’esecutivo è ricorso al voto di fiducia (in media quattro ogni mese, roba che nemmeno B.) e, nonostante questo, su 482 decreti attuativi necessari per rendere operative le norme fino ad ora approvate, sono ferme al palo 392. Ecco gli incredibili numeri del disastro tecnico targato Mario Monti. A poco più di un anno dal suo insediamento, all’indomani delle manifestazioni andate in scena in tutta Italia (ed Europa) contro la politica di austerity di questi mesi e contro i cosiddetti governi dei banchieri, non è affatto un bilancio felice. Checché ne dicano i sostenitori di un Monti-bis.


di Carmine Gazzanni
monti_disastroso_peggio_di_bProbabilmente quando in televisione Elsa Fornero avrà visto le scene degli scontri di ieri (che nessuno qui giustifica. La questione è un’altra), avrà pensato alle centinaia di migliaia di giovani scesi in piazza. Tutti choosy, ovviamente. Perdigiorno. Quasi un peso per la ripresa economica. Probabilmente anche molti degli altri ministri – a cominciare da Mario Monti – avranno avuto lo stesso pensiero. Si saranno domandati: cosa dovremmo fare? Stiamo lavorando per il bene del Paese e nemmeno vi va bene? Avranno pensato: “Ciò che è necessario va fatto comunque”, come ha detto ieri Angela Merkel di fronte ai tafferugli andati in scena nel suo Paese.
Peccato, però, che questo ipotetico “necessario” non sia utile. Perlomeno non è utile per il bene del popolo. Facili accuse? Assolutamente no. Pura e semplice verità. La questione, infatti, è che, a poco più di un anno dall’insediamento del governo Monti, se volessimo fare un bilancio, questo non sarebbe affatto positivo dato che l’Italia è sprofondata in una situazione decisamente peggiore alla precedente. E le responsabilità, ovviamente, non sono che imputabili alle scelte scellerate dell’esecutivo. Un vero e proprio disastro tecnico, insomma.
Ed è paradossale: a condannare il governo dei tecnici, dei professori e dei banchieri sono proprio quei dati e quei numeri a cui loro, molto spesso, hanno fatto affidamento. Cominciamo dal più sconvolgente: 1.995,1. Sono i miliardi di euro di debito pubblico italiano relativi a settembre e resi noti ufficialmente due giorni fa da un rapporto di Bankitalia. Non solo. Secondo stime ufficiose nel mese appena trascorso di ottobre sarebbe stato sfondato anche il muro dei due mila miliardi di euro. Un debito pubblico pauroso che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è affatto diminuito da un anno a questa parte. Ma anzi è aumentato di ben 90 miliardi (per la precisione 88,4 miliardi). In media 9,8 miliardi in più ogni mese. Cifre assurde, insomma. E lo sono ancora di più se facciamo un calcolo pro capite. Ad oggi ogni cittadino italiano – dall’anziano fino al bambino nato da un minuto – deve sopportare sul suo groppone un debito di circa 33 mila euro a testa.
Anche se ragioniamo percentualmente il discorso non cambia. Anzi, la questione diventa ancora più critica. Nel rapporto di Bankitalia, infatti, si mette a confronto il debito anche con il Pil. Se a fine 2011 il rapporto debito/Pil era del 120,1%, ora è del 126,1%. Un aumento di sei punti percentuali. Il perché è facilmente intuibile: se tassi blocchi l’economia, la produzione ne risente e il Pil scende.
Ma i numeri che sentenziano il fallimento della politica economica di Mario Monti sono anche altri. Secondo gli ultimi dati Eurostat, ad esempio, anche il tasso di disoccupazione è aumentato: nel settembre 2011 era al 8,8%; oggi è salito di due punti percentuali (10,8%).
Come se non bastasse, anche la partecipazione democratica è messa pesantemente a dura prova dall’esecutivo di Mario Monti. Anche a tal proposito, dunque, è innegabile il fallimento del governo dei tecnici, che è ricorso al voto di fiducia un numero incredibile di volte: ben 43 dl o ddl infatti hanno visto la loro approvazione tramite questo meccanismo. Una frequenza impressionante di voti di fiducia che ha annullato l’istituzione parlamentare. Un Parlamento che, nei fatti, è diventato inutile perché spogliato delle sue prerogative, chiamato solo ad un voto che non ha altra funzione se non quella di legittimare una situazione che ormai si è impiantata da dodici mesi a questa parte: è l’esecutivo a decidere, in autonomia. Non è possibile modificare alcunché, cambiare una virgola o togliere un punto. Nulla di nulla.
E questo, come detto, si è avuto ben 43 volte. Nemmeno Silvio Berlusconi era arrivato a tanto. Il Cavaliere, infatti, dal 2008 fino alla sua caduta è arrivato a quota 52: poco più di uno ogni mese di governo (43 mesi è durato l’esecutivo targato B). Una cifra assolutamente elevata. Basti pensare che il Berlusconi II – quello per intenderci che è arrivato alla scadenza naturale della sua legislatura – in cinque anni era arrivato a 31. Ebbene, Monti l’ha superato e non di poco: in dodici mesi è arrivato a 43. Il calcolo è agevole: quasi quattro voti di fiducia ogni mese.
Ma allora facciamoci un’altra domanda: il ricorso smodato al voto di fiducia perlomeno avrà portato a cambiamenti importanti nella vita economica, politica e sociale italiana? Niente affatto. Secondo gli ultimi dati de Il Sole 24 Ore l’attuazione delle varie norme approvate dall’esecutivo è ferma al 18,7%. In numeri: di 482 decreti attuativi necessari per rendere operative le norme approvate da dicembre scorso, ne mancano ancora 392. Di questi 218 sono in itinere (nel senso che gli uffici legislativi hanno cominciato a lavorare alla loro stesura), mentre ben 174 sono fermi al palo. Come se mai nessuno avesse approvato quelle norme. Il tanto blaterato cambiamento avuto da quando si è insediato Monti, insomma, è soltanto una favola (o una barzelletta?).
Ma andiamo più nello specifico. In particolare al decreto Salva Italia, primo provvedimento dell’esecutivo, mancano ancora 55 decreti attuativi su 90 norme totali, sebbene sia diventato legge il 22 dicembre 2011. Al Cresci Italia ne mancano 45 su 61, al Dl Semplificazione 47 su 49, al Dl Semplificazione fiscale 47 su 53.
Curioso il caso anche della spending review. Su 124 decreti previsti, solo 8 sono stati già presi. Ne mancano all’appello 111. Infine la tanto discussa riforma del lavoro: 27 norme che richiedono decreti attuativi. Ma ancora se ne attendono ben 23.
Da qualunque parti li si guardi, dunque, i numeri condannano senza appello l’operato del governo Monti. Ma allora perché – di grazia – si continua a parlare di Monti-bis?
Fonte:Infiltrato.it

domenica 18 novembre 2012

c-era una volta ma era meglio di no!


C'era una volta... MA ERA MEGLIO DI NO! La favola dell'omino Silvio.

E come ogni favola che si rispetti, inziamo con...

C'era una volta... in un bosco incantato? No, non e' un bosco... Ok ricominciamo, C'era una volta.. in un castello fatato? Nemmeno... C'era una volta...in un paesello della Lombardia " Arcore" un omino piccino piccio'... Si cosi va molto meglio!... Dicevamo questo omino piccino piccio' inizio la sua vita facendosi comprare dei terreni inedificabili dal papa' per quattro soldini, ma guarda caso, dopo due settimane dall'acquisto i terreni risultarono magicamente edificabili e centuplicarono il loro valore economico... Merito della fatina buona direte voi... invece no! Merito delle mazzette e della corruzione Mafiosa fatta sull'ufficio tecnico gestito stranamente da un intimo amichetto del papa' dell'omino piccino piccio'.


La vita trascorreva tranquilla nel paesello ormai completamente edificato e comprato dall'omino piccino piccio', che per abbreviare chiameremo Silvio ( nome assolutamente di fantasia... se come no!) Dicevamo il nostro Silvio con trucchetti e magagne varie e con l'aiuto di tanti loschi individui fondo' la mediaset e poi la mediolanum e poi RUBO' la mondadori e poi compro' una squadra di calcio e poi e poi e poi e poi.... Si affilia alla loggia massonica deviata e occulta  (P2) del maestro venerabile Dott. ing. Lupo man. L'orco chiamato Licio Gelli, a cui è stato presentato dal Folletto Roberto Gervaso. Tessera numero 1816.

Di lì a poco comincerà a ricevere crediti oltre ogni normalità dal Monte dei Paschi e dalla Bnl (due banche con alcuni uomini-chiave affiliati alla P2). E inizierà a collaborare, con commenti di politica economica, al "Corriere della Sera", controllato dalla P2 tramite gli hobbit Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din. La P2 verrà poi sciolta, in quanto "eversiva", con un provvedimento del governo Spadolini.
Il nostro ormai amato Silvio fonda, con lo stregomafioso Marcello Dell'Utri, Publitalia 80, la concessionaria pubblicitarie per le reti presenti in una scatola magica la Televisione.

Ma per il nostro Silvietto nasce l'amore con la Fatina Veronica Lario, al secolo Miriam Bartolini, che recita in uno spettacolo al fantateatro. Se ne innamora. La nasconde per tre anni in un'ala segreta nella torre piu alta della sede Fininvest in Via Rovani a Milano protetta da un drago che sputa fuoco . Poi la Fatina rimane incinta e nel 1984, sempre nel segreto più assoluto, partorisce in Svizzera una bambina, Barbara. Silvio la riconosce. Padrino di battesimo lo stregone Bettino Craxi.

Silvio Potter acquista l'emittente Rete 4 dalla Mondadori: ormai è titolare di tre network televisivi nazionali, e può entrare in concorrenza diretta con la Rai. Ma tre pretori, di Torino, Pescara e Roma, sequestrano gli impianti che consentono le trasmissioni illegali di programmi in "interconnessione", cioè in contemporanea su tutto il territorio nazionale. Il fido scudiero lo STREGONE Craxi vara un decreto urgente (il primo "decreto Berlusconi") per legalizzare la situazione illegale. Ma il decreto non viene convertito in legge perché incostituzionale. Craxi ne vara un altro (il secondo "decreto Berlusconi"), minacciando i partiti alleati di andare alle elezioni anticipate in caso di nuova bocciatura del decreto. E nel febbraio '85 il decreto sarà approvato, dopo che il governo avrà posto la questione di fiducia, dando cosi adito alla sua forza di Stregone, Silvietto tutto contento inizia la sua scalata dall'interno del buio castello di palazzo Madama.

 Il governo del Fantasma De Mita annuncia la legge Mammì sul sistema radiotelevisivo. Che in pratica fotografa il duopolio Rai-Fininvest, senza imporre a Silvio, Cavaliere senza onore e dignita', alcun autentico tetto antitrust. Silvio da cavaliere  acquista la Stalla ops volevo dire la STANDA. La legge verrà approvata nel 1990.
Ma anche per il nostro eroe ad un certo punto... come in tutte le migliori favole arrivano i problemi... Lunga battaglia fra Silvio Potter e De Benedetti per il controllo della Mondadori, la prima casa editrice che controlla quotidiani (La Repubblica e 13 giornali locali), settimanali (Panorama, Espresso, Epoca) e tutto il settore libri.  Grazie a una sentenza fatata del giudice Vittorio Metta, che il tribunale di Milano riterrà poi comprata con tangenti dall'avvocato Previti per conto di Berlusconi, il Cavaliere strappa la Mondadori al suo concorrente. Una successiva mediazione politica porterà poi alla restituzione a De Benedetti almeno di Repubblica, Espresso e giornali locali. Tutto il resto rimarrà a Berlusconi anche magnanimo il nostro eroe! Si come no!!!
E ora la parte piu triste e struggente, mentre una lacrima mi solca il viso vi continuo a raccontare...Silvio Potter, ormai orfano dei partiti amici, travolti dallo scandalo di Tangentopoli, entra direttamente in politica, ( le lacrime scendono come un fiume in piena prima di una cascata...  fonda il partito di Forza Italia, vince le elezioni politiche del 27 marzo alla guida del Polo delle Libertà e diventa presidente del Consiglio. Il pianto si trasforma in un diluvio dirompente... Commosso??? No incazzato come una biscia, fanculo!... Il 2novembre viene coinvolto nell'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza... un leggero sorriso inizia a trasformarsi e a prender forma sulle labbra quando d'improvviso....  Il 22 dicembre è costretto a dimettersi, per la mozione di sfiducia della Lega Nord, che non condivide più la sua politica sociale e preme per la risoluzione del conflitto d'interessi. E VAI! tutto il Bosco incantato italiano festeggia, scoiattoli, cervi, formiche, cicale tutti in festa, fu giubilo per tutti...
Il Cavaliere Silvio, indagato nel frattempo anche per storie di mafia, falso in bilancio, frode fiscali e soprattutto corruzione giudiziaria insieme a Previti, si ricandida alle elezioni politiche, ma perde. Gli abitanti del Fantabosco italiano erano svegli e previdenti... Vince il candidato del centrosinistra (Ulivo), Romano Prodi. Trascorrerà 5 anni all'opposizione, alle prese con una serie di inchieste giudiziarie e di processi, conclusi con diverse condanne in primo grado, poi trasformate in prescrizioni e (raramente) in assoluzioni in appello e in Cassazione. L'intrepido Silvio Potter, non si arrende, combatte contro gli orchi Giudici, combatte contro tutto e tutti, aiutato dai suoi fidi scudieri, aiutato dalla magia di tanti Merlini sconfigge l'intelletto umano e...Il 15 maggio 2001 vince le elezioni alla guida della Casa delle Libertà  incantate... (cioe' l'unico incanto e' proprio la liberta')  torna alla presidenza del Consiglio del fantabosco Italiano.

Ma Silvio Potter non si accontenta dei suoi poteri mafiosi ops, volevo scrivere coraggiosi, ecco si coraggiosi! Inizia ad imparare l'arte nobile della magia, dal nulla iniziano ad apparire Leggi ad personam, alti e bassi accompagnano la vita del nostro stronz-eroe magico, si amici, la magia caratterizza i dieci anni dopo, scioglie le camere e rifonda, cade e risale, adirittura scompaiono fascicoli giudiziari nel nulla, da lustro alla lega, i monumenti volano per baciarlo e al posto del sangue dal suo magico naso compare pittura, tutti sono sbalorditi, la sua magia e' potente tanto da salvar la vita con il solo pensiero a suoi amici, come Cosentino, la sua magia e' potente quasi incontrollabile e con la sua bacchetta magica e ripeto bacchetta... trasorma le puttane in ministri e consieglieri regionali, qui resto sbalordito e sicuramente anche voi amici miei.. la sua magia e' a livelli disumani tanto che fa comparir dal nulla nipoti ai capi di stato esteri... tanto potente che ottiene la benevolenza di tanti venduti, ehm di tanti bastardi ehm di tanti fantapolitici che per gratitudine al suo portafoglio gli danno sempre piu fiducia, ormai, la sua magia e' diventata non possibile da gestire e in un colpo solo rende immune lo stegomafioso Dell'Utri e fa comparire dal nulla un nuovo personaggio... Il ciucciariello Scilipoti, che decide comanda e inizia a parlare mentre e' sempre seguito da Cazzoni di immani proporzioni, no no non giganti... CAZZONI, l'orda barbara e puzzolente dei leghisti...
Ma come diceva il menestrello Modugno... tutti i sogni all'alba svaniscon perche'.... e cosi le cose iniziano a non girare piu bene, e nemmeno la sua magia puo' nulla contro le bestemmie della gente e un giorno... un bellissimo giorno..... UNO SPLENDIDO GIORNO..... Silvio Potter decide di TOGLIERSI DAI COGLIONIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII...


Ma non festeggiate troppo, la leggenda dei Merlini Alfani, dice che un giorno tornera'... piu potente di prima, con in mano la magia e la mafia.... e spazzera' via gli Gnomi Tecnici che hanno osato usurpare il suo posto...
E noi? VIVREMO MAI FELICI E CONTENTI????


Daniele Angelino... riproduzione riservata a DEMOCRATIC BLOG!