- Ha presente molti casi di esportazione di questa rivoluzione in altre regioni?
- No, certo, perché l’Islam sciita è molto meno esteso di quello sunnita. Non si può negare, tuttavia, che i dirigenti iraniani fanno appelli di questo genere.
- Guardi, gli Stati Uniti, che sono lo Stato più poliziesco del mondo, insistono nel voler esportare i “diritti umani” dappertutto. Nell’ancien régime sovietico avrebbero guardato con una certa perplessità la situazione nordamericana: perquisizioni domiciliari in assenza del domiciliato, detenzione carceraria senza difesa legale, eliminazione dei cittadini statunitensi sospetti di terrorismo ecc. Il fatto essenziale è che l’ordinamento politico iraniano è controllato dalla teocrazia, la cui agenda ideologica è fondamentalmente diversa da quelle dei circoli oligarchici occidentali. Questi circoli e l’Iran non possono coesistere a lungo sul medesimo pianeta.
- Il capo dell’aviazione del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica, Amir Alì Haggi-zadè, ha dichiarato che l’Iran eliminerà facilmente le 35 basi militari statunitensi che si trovano a portata dei missili balistici iraniani, presumibilmente tutte quelle esistenti nella regione. Inoltre l’Iran ha presentato al Tribunale Internazionale di Arbitrato di Ginevra un reclamo per il mancato adempimento, da parte della Russia, degli obblighi contrattuali relativi alla consegna degli S-300. Qual è il Suo commento in proposito?
- Lo ripeto: l’Iran non è alle corde, ha il sostegno della Cina. E’ da tempo che esso possiede questi S-300. Sulla stampa è apparsa la notizia secondo cui l’industria bellica iraniana sta fabbricando una versione alternativa degli S-300 con licenza cinese. Inoltre, l’Iran possiede elementi difensivi come i potenti missili supersonici antisbarco, in grado di colpire bersagli situati a 500 chilometri dalla costa. Risulta che non solo possono deporre mine, ma anche bloccare con missili lo stretto di Ormuz. La richiesta dei quattro miliardi equivale a far notare che i missili potrebbero servire già adesso e che comunque non saranno più del necessario. Ma in realtà l’Iran possiede queste tecnologie e questi missili, che, non dimentichiamolo, sono in possesso anche della Bielorussia, la quale è oggetto di analoghe sanzioni e collabora attivamente con la Cina. Non dimentichi che la Cina ha le sue tecnologie, specializzate nell’eliminazione delle portaerei: con una potente carica non nucleare, esse sono in grado di mettere una portaerei fuori combattimento. Non è escluso che siano arrivate anche in Iran. Infine, l’Iran può impegnarsi nella guerra radioelettronica: se ricorda, poco tempo fa gl’Iraniani riuscirono ad abbattere un drone statunitense di avanzata tecnologia.
- Crede che non si tratti di semplici minacce?
- I missili “Shijad-3″ possono colpire tutte le basi statunitensi della regione. Le apparecchiature del Servizio Radar consentono di coprire lo spazio aereo, per cui sarà impossibile che lanciare i Tomahawk senza che i lanci vengano registrati. D’altra parte Israele non potrà contare su basi aeroportuali ravvicinate, ma dovrà attraversare diverse frontiere ostili, perdendo così l’effetto sorpresa. Ogni colpo sferrato da Israele sarà parato dall’Iran. Le condizioni dell’aggressione sono estremamente svantaggiose; se le potrebbero permettere soltanto gli Stati Uniti, ma non saranno gli Stati Uniti ad attaccare.
- Secondo Lei, è gonfiata ad arte anche la storia secondo cui la comunità occidentale sarebbe preoccupata dall’eventualità che l’Iran possa creare un proprio armamento nucleare, in grado di cambiare seriamente l’equilibrio delle forze nella regione?
- La burocrazia internazionale non può permettere che esistano le sovranità nazionali che si appoggino ad una base elettorale e non siano “trasparenti” rispetto alla volontà politica delle strutture sovrastatali. Consideri qualunque trattato, qualunque accordo (sull’inquinamento atmosferico, sui “diritti umani” ecc.) e si renderà conto che è stabilita la superiorità di tale accordo rispetto alla legislazione nazionale. Quando i procuratori russi prestano giuramento, promettono di salvaguardare anche gli accordi internazionali. Esiste una contrapposizione tra due legittimità: quella della burocrazia internazionale, che domina il mondo grazie a questi accordi, e quella della burocrazia nazionale, che si basa sul procedimento legislativo nazionale. Lo si è potuto vedere molto bene, quando sono stati affrontati Gheddafi, capo della burocrazia nazionale, e Mubarak. Su Gheddafi e Mubarak c’erano posizioni diverse anche negli Stati Uniti, dove il Partito Repubblicano è imperialista e quindi difende la sovranità nazionale statunitense, mentre Obama, esponente dell’ala sinistra e cosmopolita dei democratici, appartiene alla stessa banda dei vari Rasmussen, Kofi Annan, Katherine Ashton. Ci sono due gruppi contrapposti: Mitt Romney e Ron Paul da una parte, Obama dall’altro.
- Il Parlamento iraniano ha preso in esame il progetto di legge “Sulle azioni ostili di alcune forze antiraniane”, che, a quanto pare, propone di bloccare i terminali per i petrolieri appartenenti ai Paesi che partecipano al boicottaggio. Fino a che punto, secondo Lei, è questa la risposta adeguata alle minacce dell’Occidente?
- Allo stato attuale delle cose, quando nel caso dell’Iran non viene perseguito nessun altro obiettivo se non la distruzionedel suo ordinamento politico, ci si deve aspettare qualunque risposta. Ogni risposta sarà adeguata, soprattutto se si tratta delle sanzioni destinate a provocare la distruzione dello Stato. L’Iran ha il diritto di rispondere con qualunque mezzo, compreso il blocco dello stretto di Ormuz.
Gejdar Dzemal’ è un filosofo e politologo russo, presidente del Comitato Islamico di Russia. In Italia ha pubblicato Tawhid. Prospettive dell’Islam nell’ex URSS, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 1993:
http://www.insegnadelveltro.it/libreria/?page_id=330
10 luglio 2012 Iran.ru
Pubblicato in Nakanune.ruhttp://www.eurasia-rivista.org/la-guerra-contro-liran-significa-in-prospettiva-la-guerra-contro-la-cina-e-la-russia/16738/