lunedì 13 agosto 2012

LA GUERRA CONTRO L’IRAN SIGNIFICA, IN PROSPETTIVA, LA GUERRA CONTRO LA CINA E LA RUSSIA

Informazione - Illuminiamo le Coscienze

Intervista a Gejdar Dzhemal 


Fin dall’approvazione delle sanzioni contro l’Iran entrate in vigore il 1° luglio, gli esperti dicono che l’Iran è stato
 costretto all’angolo. Al contrario, il Presidente del Comitato Islamico della Russia, il noto filosofo e politologo Gejdar Dzhemal, è convinto che la situazione giochi a favore dell’Iran. Secondo lui, Obama sta solo fingendo di essere in procinto di cominciare le operazioni contro la Repubblica Islamica, ma sa benissimo che l’inizio della guerra contro l’Iran significherebbe, in prospettiva, una guerra contro la Cina e la Russia.

- Signor Dzhemal, Lei concorda con l’opinione di coloro che vedono l’Iran costretto in un angolo e ritengono che sia solo questione di tempo per un’aggressione più o meno giustificata da parte della NATO o per uno strangolamento economico?

- L’Iran non commetterà nessun errore e nessuna stupidaggine. L’Iran si limiterà a rispondere alle azioni ostili compiute nei suoi confronti. Senza alcun dubbio, esso considererà come forze criminali quelle che gli sono ostili e le metterà dalla parte dei “cattivi”. Per essere precisi, un attacco contro l’Iran non sarebbe “provocato”, perché è certo al cento per centoche esso non possiede armi nucleari, anche se l’opinione pubblica dei paesi occidentali lo verrebbe a sapere a posteriori, come è avvenuto nel caso di Saddam. A differenza di Saddam, però, l’Iran ha un buon numero di alleati e di sostenitori. La risposta dell’Iran consisterà nelle gravi perdite che questo Paese causerà a Israele ed agli Stati Uniti e nel sostegno che il resto del mondo darà a questa risposta.

- La guerra contro l’Iran è già inevitabile?

- In ultima analisi, sì, è inevitabile. Nei prossimi giorni, settimane e mesi, dovremo capire che Obama si mantiene all’ordine del giorno e il 
suo ordine del giorno prevede che egli non si agiti troppo prima delle elezioni. Non dimentichiamo che la maggior parte degli esperti che commentano questa situazione sono legati a Israele, che freme perché si passi alla fase calda del conflitto, proteggendosi bene dietro gli Stati Uniti. Ma Obama ha un altro ordine del giorno, che non coincide con quello israeliano.

- Adesso molti osservatori concordano sul fatto che Obama stia “delegando il compito” a Israele. Dov’è la logica?

- Sta fingendo, perché non ha ancora trovato una soluzione con la consorteria filoisraeliana e non può fare apertamente molte cose. Ricorda che ha detto a Medvedev che dopo la rielezione avrebbe un più ampio margine di manovra? Sì, si riferiva allo Scudo Antimissilistico e non all’Iran, ma perché non estendere quelle parole a tutta la sua politica? Obama non può mostrare pubblicamente che non desidera occuparsi dell’Iran, perché i suoi interessi consistono nell’eliminare le sfide rappresentate da Russia e Cina. Perciò il suo obiettivo, adesso, è separare Russia e Cina, quindi creare delle forze che possano accerchiare la Cina e creare instabilità nella parte occidentale della Cina, di fronte allo Xinjiang. L’Uzbekistan, per effetto di un abile complotto, è stato fatto uscire dall’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva. E’ un passo verso la destituzione di Islam Karimov: la forte opposizione interna ed esterna era tenuta a freno da Mosca, ma adesso non è più possibile. La destabilizzazione dell’Asia centrale, che risulterà da questa situazione, rappresenterà un’efficace pressione sulla Russia e sulla Cina ed anche sull’Iran.La Russia e la Cina, però, interessano a Obama molto più che non l’azione contro l’Iran e contro la Siria, la quale si trova all’ordine del giorno della politica estera statunitense grazie al lavoro compiuto dai neocon. I piani operativi, le reti degli agenti, il lavoro delle organizzazioni spionistiche e tutto quello che è stato fatto nel decennio di Bush non possono dissolversi nello spazio della politica. Senza alcun dubbio, Obama sta cambiando attivamente l’agenda statunitense, cosicché, dal punto di vista della Casa Bianca di Obama, adesso l’Arabia Saudita si trova in pericolo più che non lo stesso Iran.

- E allora perché tutta questa storia intorno all’Iran, se, come Lei sostiene, Obama non si interesserà più di quel tanto a Teheran dopo la sua rielezione?

- La guerra è inevitabile, perché Obama non è il presidente degli Stati Uniti, ma un funzionario del governo mondiale, della burocrazia supercapitalista internazionale. Come ha detto Paul Ron parlando al Congresso, oggi il problema principale degli Stati Uniti consiste nel fatto che il Congresso e le istituzioni nazionali del potere non contano nulla e non decidono: tutto sarebbe deciso da NATO, ONU, UE e Obama sarebbe solo il direttore esecutivo locale! Qual è lo scopo di questa burocrazia internazionale? Liquidare le sovranità nazionali più pericolose, quelle che disturbano le strutture burocratiche internazionali togliendo “trasparenza” ai territori nazionali. Si tratta delle sovranità siriana, iraniana, indiana e brasiliana; ma il pericolo principale è costituito dalla Cina e dalla Russia.

La Siria e l’Iran sono obiettivi secondari; però, se adesso ci si occupa seriamente di essi, la Russia e la Cina ricevono un segnale ben chiaro: non esiste la possibilità di giungere a un accordo col governo mondiale e quindi non c’è modo di evitare la guerra. La situazione è analoga a quella in cui Hitler attaccò la Polonia, dopo che tutti gli avevano condonato la Cecoslovacchia; però dopo la Polonia capirono che non potevano continuare così eche dovevano scatenare la guerra. Lo stesso avviene adesso: se gli USA, la UE e Israele scatenano la guerra contro l’Iran, costringeranno la Russia e la Cina a costituire un asse che si opponga all’Occidente.

Il paradosso della situazione attuale consiste nel fatto che i grandi obiettivi per la politica statunitense rivestono priorità rispetto a quelli secondari, però Obama finge di occuparsi dell’Iran, ma in realtà pensa alla Russia e alla Cina – in primo luogo, è chiaro, alla Cina.

Lo scopo principale è di aprire una breccia fra Russia e Cina, e ciò sta già avvenendo. Consideri il fatto che la Gazprom ha firmato un accordo col Vietnam. In tal modo, installandosi nel “cortile di casa” della Cina e provocando la preoccupazione di Pechino e la sua irritazione nei confronti di Mosca, la Gazprom ha fatto una mossa che obiettivamente avvantaggia la strategia nordamericana.

- Se l’invasione dell’Iran avrà luogo, che obiettivo perseguirà l’Occidente? L’annientamento del programma nucleare? La distruzione totale del Paese come nel caso dell’Iraq?

- Gli obiettivi dell’Occidente sono lontani dalle passionali dichiarazioni dei nostri esperti circa la disintegrazione dell’Iran, il ritorno all’età della pietra eccetera. Il suo obiettivo è la distruzione dell’ordinamento politico iraniano. Non è neanche il programma nucleare a preoccuparlo. Sono sicuro che lo spionaggio statunitense sa benissimo che l’Iran non dispone della bomba atomica. L’obiettivo principale, la disgregazione dell’ordinamento politico iraniano, si ispira a presupposti strettamente ideologici, perché la Repubblica Islamica non può essere inquadrata nel vigente sistema della burocrazia internazionale.

- Vogliono porre termine all’esportazione della rivoluzione islamica in altre regioni?

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