Diceva De Gaulle che il potere non lo
si prende, lo si raccatta. Grande. Nessun annacquamento, tutto prodotto
genuino. Che pena vedere invece il nostro Capo Contabile la settimana
scorsa mettersi sulla scia del generale, dicendo tutto serio con il suo
abitino grigio che sì, beninteso solo in caso di bisogno, si sarebbe
reso disponibile per servire il Paese. Molto difficile trattenere
l’irrispettosa memoria che corre a Renato Rascel e al suo corazziere con
lo sgabello.
Il fatto è che per certi ruoli bisogna esserci tagliati e lo stimato Professore per quello del condottiero risulta leggermente sotto misura, non me ne voglia. Come viene infatti giudicato nel mondo chi guida una qualsiasi compagine (una squadra, un’azienda, un esercito, una parrocchia, una nazione, non fa differenza)? Dai risultati. I fatti sono lì, ci si può sbizzarrire a interpretarli, magari a giustificarli, ma non possono essere cambiati. Ecco i risultati del governo Monti dopo quasi un anno di governo: disoccupazione in aumento inarrestabile, inflazione che sale nonostante la crisi, chiusure aziendali in accelerazione, debito pubblico che continua a montare, spesa pubblica ancora senza controllo, tagli ai costi della politica non visti, pressione fiscale ai massimi storici, prezzi di benzina, energia e bollette varie in continua salita, consumi in picchiata sempre più accelerata, semplificazione burocratica non pervenuta, riforme sempre più impantanate e di quel poco che è stato fatto effetti molto dubbi quando non chiaramente dannosi, imprese abbandonate al loro destino, sindacato indotto a ricompattarsi regredendo su posizioni massimaliste. E, a cappello di tutto, l’inquietante sensazione di uno Stato che rende vani i provvedimento che esso stesso si dà, a velocità crescente, in un tripudio schizofrenico di ingiunzioni destinate ad essere disattese.
Unico indicatore positivo in questo naufragio, il famoso spread leggermente migliorato, più per effetto di decisioni europee che per qualsivoglia azione italiana. Mi chiedo: visto che nel caso in questione volendo valutare la condotta governativa non abbiamo nemmeno l’impiccio del pregiudizio dovuto all’appartenenza politica, dato che in questo senso il Professore è asessuato, cos’è che chiude gli occhi di tanti italiani, di tanti autorevoli commentatori ed (ex) politici di professione che continuano, in questa situazione, a ritenere che Monti alla fine salverà il Paese e che a lui sarà giocoforza ricorrere di nuovo, dopo le elezioni? Cosa serve ancora per capire che non si può più avere fiducia di chi non riesce a far eseguire ciò che dispone ? E che il cuore della questione italiana consiste nel potere di interdizione, ancora praticamente intatto, detenuto dal mostro burocratico-amministrativo? E che se non si estingue questo come si farebbe con un tumore maligno qualsiasi provvedimento governativo volto al cambiamento sarà destinato a fare la fine delle grida manzoniane?
Il fatto è che per certi ruoli bisogna esserci tagliati e lo stimato Professore per quello del condottiero risulta leggermente sotto misura, non me ne voglia. Come viene infatti giudicato nel mondo chi guida una qualsiasi compagine (una squadra, un’azienda, un esercito, una parrocchia, una nazione, non fa differenza)? Dai risultati. I fatti sono lì, ci si può sbizzarrire a interpretarli, magari a giustificarli, ma non possono essere cambiati. Ecco i risultati del governo Monti dopo quasi un anno di governo: disoccupazione in aumento inarrestabile, inflazione che sale nonostante la crisi, chiusure aziendali in accelerazione, debito pubblico che continua a montare, spesa pubblica ancora senza controllo, tagli ai costi della politica non visti, pressione fiscale ai massimi storici, prezzi di benzina, energia e bollette varie in continua salita, consumi in picchiata sempre più accelerata, semplificazione burocratica non pervenuta, riforme sempre più impantanate e di quel poco che è stato fatto effetti molto dubbi quando non chiaramente dannosi, imprese abbandonate al loro destino, sindacato indotto a ricompattarsi regredendo su posizioni massimaliste. E, a cappello di tutto, l’inquietante sensazione di uno Stato che rende vani i provvedimento che esso stesso si dà, a velocità crescente, in un tripudio schizofrenico di ingiunzioni destinate ad essere disattese.
Unico indicatore positivo in questo naufragio, il famoso spread leggermente migliorato, più per effetto di decisioni europee che per qualsivoglia azione italiana. Mi chiedo: visto che nel caso in questione volendo valutare la condotta governativa non abbiamo nemmeno l’impiccio del pregiudizio dovuto all’appartenenza politica, dato che in questo senso il Professore è asessuato, cos’è che chiude gli occhi di tanti italiani, di tanti autorevoli commentatori ed (ex) politici di professione che continuano, in questa situazione, a ritenere che Monti alla fine salverà il Paese e che a lui sarà giocoforza ricorrere di nuovo, dopo le elezioni? Cosa serve ancora per capire che non si può più avere fiducia di chi non riesce a far eseguire ciò che dispone ? E che il cuore della questione italiana consiste nel potere di interdizione, ancora praticamente intatto, detenuto dal mostro burocratico-amministrativo? E che se non si estingue questo come si farebbe con un tumore maligno qualsiasi provvedimento governativo volto al cambiamento sarà destinato a fare la fine delle grida manzoniane?
Gli italiani, per il momento, si sono salvati
(e non tutti) attingendo alle risorse nascoste di un popolo
apparentemente festaiolo ma sostanzialmente attento, anche se in modo
talvolta assai poco civile, alla "roba". Chiamatela solidarietà
familiare o intergenerazionale o come volete ma a non lasciare sulla
strada i milioni di nuovi marginali generati dalla crisi non ci ha
certo pensato lo stimato Professore, che anzi insieme ai suoi tecnici ha
peggiorato la situazione. Per tamponare la difficoltà si è invece
attinto alle riserve nascoste accumulate negli anni buoni dalle passate
generazioni. Queste riserve non dureranno a lungo.
A questo punto sentire in radio o TV
rappresentanti del governo che si complimentano con il senso di
responsabilità dimostrato dagli italiani che non si sono, ancora,
lasciati andare a proteste violente come in altri Paesi che stanno
peggio di noi, ti fa sentire nella posizione del cornuto e mazziato.
Temo che questi tecnici avranno, tra non molto, una volta che si
troveranno disoccupati anche loro, di che riflettere. Suggerirei loro di
iniziare la riflessione considerando alcuni aspetti dello stile
montiano che sono alla base del drammatico ritardo di una qualsiasi
crescita – l’unica cosa che avrebbe potuto salvarci – e che,
conseguentemente, renderanno impossibile qualsiasi salvezza, nonostante
il tanto sbandierato recupero della credibilità. Le parole e gli annunci
senza alcun seguito non possono infatti sostituire a lungo l’azione
effettiva.
Il primo di questi aspetti è il cinismo.
Anche se è quasi inevitabile che un governante incappi ogni tanto nel
cinismo – se vogliamo essere realisti – lo stimato Professore ne è un
puro concentrato. Ha preso soldi dover era facile prenderli e non invece
dove avrebbe dovuto prenderli, mettendo in sofferenza la parte più
debole della società. In questo modo, per tranquillizzare i mercati, ha
tolto qualsiasi ossigeno alla ripresa economica. Complimenti.
Il secondo aspetto è l’ignoranza.
Non sapeva il Professore che il sistema amministrativo dello Stato è
appositamente congegnato da menti diaboliche per rendere vana qualsiasi
azione riformatrice volta alla trasparenza, alla modernizzazione e alla
restituzione ai cittadini di parte del potere loro estorto? Se lo avesse
saputo avrebbe magari usato qualsiasi mezzo legale (guardia di finanza,
carabinieri – come fece Cossiga una volta – decreti legge a raffica,
ecc.) per neutralizzare il prevedibile blocco conservatore
risparmiandoci così questo assurdo spettacolo di un governo che tira
fuori centinaia di provvedimenti senza che alcunché succeda perché
mancano regolamenti e dispositivi attuativi (il solito trucco). Perché
Monti, come avrebbe fatto qualsiasi manager mediamente preparato, non ha
dedicato più tempo iniziale a disinnescare le trappole nascoste che
erano sul cammino ? Glie le dobbiamo insegnare noi queste cose? Come
risolvere ora il problema del blocco quasi totale a qualsiasi
provvedimento emanato o di prossima emanazione opposto da una burocrazia
fin troppo “intelligente”? E pensa, il Professore, che l’attivismo
delle ultime ore possa far finalmente agguantare una ruota che scivola
sul ghiaccio da troppi mesi?
Infine il terzo aspetto
è costituito dalla totale assenza, nell’azione montiana, di una
idea–guida centrale che possa essere compresa e fatta propria dalla
gente e che, quando c’è, accredita un capo come leader facendone
accettare i provvedimenti impopolari. Chi ha “salvato” il proprio Paese –
figure come Blair, Bonaparte, Caterina di Russia, Churchill, De
Gaulle, Ivan il Terribile, Kohl, Pietro il Grande, Reagan, Thatcher e
tanti altri – ha quasi sempre dovuto chiedere al proprio popolo
sacrifici che ridicolizzano quelli chiesti (per adesso) a noi dai
nostri tristi tecnici. Si può chiedere tutto alla gente, anche di
sacrificare la propria vita, ma dietro ci deve essere un progetto degno,
che non può essere limitato al conto economico in ordine. Tralascio
volutamente l’aspetto “legittimità”, legato al voto. Mi sembra talmente
ovvio che non credo valga la pena parlarne.
Pepe Caglini
Fonte:Tiscali.it
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