di Cristiano Sanna
Az1595. Molto di più del solito,
impersonale numero che contraddistingue un volo. Quel codice stavolta ha
il sapore di un abbraccio grande quanto un'intera isola. Atterra
all'aeroporto di Elmas proveniente da Roma, Rossella Urru. Ad attenderla
c'è la folla delle grandi occasioni. I compaesani di Samugheo, il
piccolo comune in provincia di Oristano da cui proviene la ragazza.
Arrivano i parenti, si moltiplicano i curiosi, portando appresso
grappoli di palloncini-arcobaleno. Tutti a contendersi il posto in prima
fila alle transenne di fronte alle porte scorrevoli degli arrivi
internazionali. Non mancano giornalisti, fotografi, cameraman. Ad un
certo punto sembra che il volo, atteso in Sardegna per le 18:35, arrivi
prima. Dall'altra ala dell'aeroporto, ore 18 in punto, provengono urla
di festa, battiti di mani, immediato il travaso di reporter e curiosi
per capire cosa stia accadendo. Ma sono "soltanto" i Litfiba, Ghigo e
Piero, appena arrivati per un concerto nel capoluogo sardo. Si ritorna
tutti dall'altra parte, dove non si aspetta che la cooperante tornata,
davvero, a casa.
Stremata e felice - C'è
entusiasmo e c'è commozione (quella di una zia di Rossella Urru, sorella
del padre, che di fronte all'insistenza dei giornalisti chiede con
grande cordialità: "Vi prego, lasciateci gustare questo momento, non mi
chiedete altro"). C'è un caldo che diventa quello di una fornace nella
calca disordinata che attende la piccola operatrice umanitaria sarda,
l'organizzazione da parte dell'autorità aeroportuale non è delle
migliori. Sarebbe bastato creare due cordoni, uno per compaesani e
curiosi, l'altro per la stampa, per evitare il disordine e gli
assembramenti. Invece così si apre un duello a chi starà più vicino alle
porte scorrevoli da cui uscirà Rossella. Finché i carabinieri e
l'addetto stampa dell'aeroporto avvertono: "Rossella è arrivata. E'
stanchissima, ancora scossa da quanto le è accaduto. Farà un breve
saluto a tutti, poi andrà a riposarsi e a festeggiare a Samugheo".
Pioggia di flash - Quando
la ragazza minuta, capelli nerissimi, il viso provato ma sorridente, si
mostra alla folla, è festa. Parte la Banda Verdi di Sestu, suona l'inno
Dimonios della Brigata Sassari, partono, spesso invano, le
salve di flash a tentare di ritrarre Rossella letteralmente circondata
da un cordone di polizia e autorità locali. Si sbracciano i reporter
della televisione, ma niente interviste, e (perché?) nemmeno una veloce
conferenza stampa. La spuntano i samughesi che vengono lasciati
avvicinare a far sentire il loro abbraccio a chi hanno atteso a lungo.
La Urru parla a voce bassa nel vociare festoso attorno a lei. Ringrazia
"il popolo sardo che è stato vicino alla mia famiglia". E' felice,
stremata, emozionata dal ritorno nella sua terra, non vede l'ora di
riabbracciare gli amici di sempre (che l'hanno pianta per nove mesi e
ora sorridono attorno a lei con gli striscioni "Bentornata Rossella").
Ha bisogno di un po' di raccoglimento, viene scortata velocemente verso
un'auto che la attende. Si allontana come una star di quelle che siamo
abituati a vedere sul red carpet, ma in lei non c'è nessun
divismo, nella delusione dei tanti che sognavano lo scoop mediatico, la
dichiarazione solo per la loro testata stampa. Si porta appresso
l'affetto di chi non ha mai smesso di mantenere alta l'attenzione dei
media e del governo perché non cessassero di cercarla, di trattare per
la sua liberazione. Ora per Rossella è il momento del riposo, ma a
Samugheo saranno canti, balli e abbracci, fino a notte fonda. Sì,
bentornata.
Fonte:Tiscali.it
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