giovedì 7 giugno 2012

Agcom e Privacy, l'ennesimo beauty contest dei partiti

di Francesco Formisano
Nella giornata odierna, si è consumata un'altra delusione per i sostenitori della meritocrazia e la trasparenza. A nulla sono servite le proteste di diverse associazioni come Agorà Digitale, Vogliamo trasparenza ed Avaaz che, unitamente ad alcuni deputati radicali e dell'Idv hanno manifestato contro l'ennesima spartizione delle poltrone tra i partiti: oggetto del contendere le cariche Agcom e Garante per la Privacy. All'inciucio tra Pd e Pdl si è abilmente inserito l'Udc, che ha guadagnato una poltrona (Posteraro) come il Pd (Decìna), lasciando al Pdl una maggioranza significativa con due candidati: Martusciello e Preto.

Eppure l'interesse della società civile intorno a queste nomine è stato quantomai singolare. Un interesse che si è tradotto in raccolta di firme, cui si ricorderanno le circa 15mila che volevano Stefano Quintarelli alla guida dell'Agcom, consultazioni pubbliche sulle proposte, la richiesta per delle audizioni affinchè si rispettassero criteri trasparenti per le nomine. La pubblicazione dei curriculum in modo da poter scegliere secondo competenze e professionalità, senza chiamare in causa vincoli di appartenenza a questo o quel partito. Nulla di fatto. Le vecchie logiche partitiche sono state più forti di tutte queste campagne.
Il rammarico adesso è immenso. L'Agcom, e non di meno il Garante per la Privacy, tratteranno argomenti delicatissimi nei prossimi sette anni. C'è da risolvere la questione dell'aste delle frequenze televisive, c'è da trovare un accordo tra il diritto d'autore e la libertà d'espressione; il regolamento dell'intero sistema d'informazione dove l'Italia già non spicca per libertà. Tutto il settore dell'innovazione sarà regolamentato da questa Autorità, e delle persone incompetenti, che dovranno sempre rispondere del loro operato ai vari segretari di partito, riusciranno solo a farci perdere ulteriore terreno nei confronti dell'Europa e del mondo intero.
Authority indipendenti solo di nome, perchè di fatto restano pur sempre vincolati agli equilibri tra i partiti. C'abbiamo provato a sovvertire quest'ordine di cose, ma senza successo. Adesso sono in tanti ad invocare che il Presidente Napolitano non firmi il decreto delle nomine, ma non credo che sia una pista percorribile. Verranno studiati possibili ricorsi per non aver rispettato un adeguato sistema di nomine. Resta inoltre, da vedere quali altri mobilitazioni metteranno in campo le varie associazioni per manifestare tutto il dissenso e la contrarietà a queste logiche di potere che ancora vogliono relegare i cittadini a meri sudditi.
Perchè è sempre bello parlare di partecipazione, trasparenza e meritocrazia. Quante volte lo abbiamo sentito pronunciare nei discorsi dei vari esponenti politici. Ma non è più il tempo delle promesse. Man mano che il tempo passa l'Italia continua a perdere opportunità; in questo caso, opportunità di crescita culturale ed economica. Quest'ultimo  beauty contest dei partiti rappresenta un'altra sconfitta per la società civile ed un'altra bruttissima pagina della mostruosa burocrazia italiana.
Fonte:LINKIESTA.it

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