di Francesco Formisano
Nella giornata odierna, si è consumata un'altra delusione per i sostenitori della meritocrazia e la trasparenza. A
nulla sono servite le proteste di diverse associazioni come Agorà
Digitale, Vogliamo trasparenza ed Avaaz che, unitamente ad alcuni
deputati radicali e dell'Idv hanno manifestato contro l'ennesima
spartizione delle poltrone tra i partiti: oggetto del contendere le
cariche Agcom e Garante per la Privacy. All'inciucio tra Pd e Pdl si è abilmente inserito l'Udc, che
ha guadagnato una poltrona (Posteraro) come il Pd (Decìna), lasciando
al Pdl una maggioranza significativa con due candidati: Martusciello e
Preto.
Eppure l'interesse della società civile intorno a queste nomine è stato quantomai singolare. Un interesse che si è tradotto in raccolta di firme, cui si ricorderanno le circa 15mila che volevano Stefano Quintarelli alla guida dell'Agcom,
consultazioni pubbliche sulle proposte, la richiesta per delle
audizioni affinchè si rispettassero criteri trasparenti per le nomine.
La pubblicazione dei curriculum in modo da poter scegliere secondo
competenze e professionalità, senza chiamare in causa vincoli di
appartenenza a questo o quel partito. Nulla di fatto. Le vecchie logiche
partitiche sono state più forti di tutte queste campagne.
Il rammarico adesso è immenso. L'Agcom, e non di meno il Garante per la Privacy, tratteranno
argomenti delicatissimi nei prossimi sette anni. C'è da risolvere la
questione dell'aste delle frequenze televisive, c'è da trovare un
accordo tra il diritto d'autore e la libertà d'espressione;
il regolamento dell'intero sistema d'informazione dove l'Italia già non
spicca per libertà. Tutto il settore dell'innovazione sarà
regolamentato da questa Autorità, e delle persone incompetenti, che
dovranno sempre rispondere del loro operato ai vari segretari di
partito, riusciranno solo a farci perdere ulteriore terreno nei
confronti dell'Europa e del mondo intero.
Authority indipendenti solo di nome, perchè di fatto restano pur sempre vincolati agli equilibri tra i partiti. C'abbiamo provato a sovvertire quest'ordine di cose, ma senza successo. Adesso sono in tanti ad invocare che il Presidente Napolitano non
firmi il decreto delle nomine, ma non credo che sia una pista
percorribile. Verranno studiati possibili ricorsi per non aver
rispettato un adeguato sistema di nomine. Resta inoltre, da vedere quali
altri mobilitazioni metteranno in campo le varie associazioni per
manifestare tutto il dissenso e la contrarietà a queste logiche di
potere che ancora vogliono relegare i cittadini a meri sudditi.
Perchè è sempre bello parlare di partecipazione, trasparenza e meritocrazia.
Quante volte lo abbiamo sentito pronunciare nei discorsi dei vari
esponenti politici. Ma non è più il tempo delle promesse. Man mano che
il tempo passa l'Italia continua a perdere opportunità; in questo caso,
opportunità di crescita culturale ed economica. Quest'ultimo beauty contest dei
partiti rappresenta un'altra sconfitta per la società civile ed
un'altra bruttissima pagina della mostruosa burocrazia italiana.
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