Esodati, dramma sociale: anche l’Inps smentisce la Fornero
Gli esodati? Sono 390.000, anche se il governo ne tutela solo 65.000. La guerra dei numeri che si combatte sulla pelle dei lavoratori registra l’ennesimo colpo di scena, grazie alle cifre fornite dall’Inps. La massa reale delle persone che potrebbero aver diritto ad andare in pensione sulla base delle vecchie regole, secondo il decreto “Salva-Italia” e il “Milleproroghe”, emerge infatti in modo incontrovertibile dalla relazione che l’istituto di previdenza sociale ha inviato al ministero del Lavoro prima della firma del decreto che ha fissato in appena 65.000 il numero dei salvaguardati. A conti fatti, l’Inps mette nero su bianco un buco normativo su almeno 330.000 lavoratori, ora certificato anche nei numeri: la stragrande maggioranza degli esodati non potrà quindi accedere alla pensione, a differenza della minoranza tutelata dalla Fornero.Come se non bastasse, scrive il “Fatto Quotidiano”, la diffusione dei dati ha mandato su tutte le furie il ministro del Lavoro, intervenuta l’11 giugno con una dura critica alla dirigenza dell’ente previdenziale: la Fornero, si legge in una nota, «ha manifestato ai vertici dell’Inps la propria disapprovazione e deplorato la parziale e non ufficiale diffusione di informazioni che ha provocato disagio sociale». Vertici “convocati”, a cominciare dal direttore generale dell’Inps, Mauro Nori, «per avere chiarimenti circa notizie relative a documenti interni all’Istituto contenenti valutazioni che, non corredate da spiegazioni e motivazioni di dettaglio, hanno finito per ingenerare confusione e sconcerto nella pubblica opinione», anche se il governo, ammette la stessa Fornero, è perfettamente consapevole che il provvedimento sugli esodati «non esaurisce la platea di persone interessate alla salvaguardia».Nel mirino, in particolare, «i lavoratori per i quali sono stati conclusi accordi collettivi di uscita dal mondo del lavoro». Soggetti che «avrebbero avuto accesso al pensionamento in base ai previgenti requisiti – non prima del 2014 – a seguito di periodi di fruizione di ammortizzatori sociali». Sempre il governo conferma «l’impegno per questi altri lavoratori a trovare soluzioni eque e finanziariamente sostenibili». Ma da Susanna Camusso a Stefano Fassina fino ad Antonio Di Pietro, ce n’è abbastanza per sparare ancora sull’esecutivo guidato da Mario Monti. Per il responsabile economico del Pd, «il documento Inps sugli esodati conferma che il provvedimento per i 65.000 è soltanto l’avvio della soluzione del drammatico problema generato dagli errori contenuti nel decreto “Salva-Italia”». Più duro il leader dell’Idv, che parla di un «tira e molla sugli esodati» che «non è degno di uno Stato di diritto». Per la leader della Cgil, «bisogna trovare una norma per dare risposte a tutti: qualunque riforma fatta civilmente presuppone una clausola di salvaguardia».
A monte, naturalmente, una scelta politica ben chiara: tagliare le pensioni, senza introdurre una patrimoniale. E’ lo stile del governo Monti: colpire nel mucchio, a partire dall’Iva, dall’Imu e dalla benzina, cercando di introdurre aggravi graduali e progressivi, quasi sottobanco, per non suscitare eccessivo allarme. «Se queste “riforme” fossero state attuate di colpo – dice l’ex ministro Paolo Ferrero – i pensionati avrebbero preteso spiegazioni sullo stato finanziario dell’Inps: che – sorpresa – non è affatto in passivo: e allora perché devono pagare i pensionati?». Perché “lo vuole l’Europa”, naturalmente: l’Europa che emana i suoi diktat attraverso la Bce, coi quali fa cadere i governi eletti e “nomina” i suoi commissari, per imporre l’assurdo rigore di “riforme strutturali” antidemocratiche e antipopolari. Obiettivo finale, lo Stato: privato di sovranità finanziaria e poi costretto addirittura alla follia del “pareggio di bilancio”. Non paga la finanza, che ha architettato l’oligarchia europea dei tecnocrati non-eletti: pagano i lavoratori, le famiglie, le aziende. E, appunto, i pensionati.
Fonte:Libreidee.org
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