lunedì 16 gennaio 2012

Chiude il Madre, gli artisti ritirano le opere. Licenziati 30 dipendenti

     
                                                            di Pietro Treccagnoli 
                                                           Fonte: IL MATTINO
NAPOLI - Ultimi giorni per il Madre. Da martedì portone sbarrato. Se entro domani la Regione non convocherà un incontro per il rifinanziamento del museo di via Settembrini, addio all’arte contemporanea. Sul tavolo di Massimo Lo Cicero e Ugo D’Antonio, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Scabec (la società a maggioranza regionale che gestisce i servizi) e su quello di Pierpaolo Forte, presidente della Fondazione Donnaregina, sono arrivate le lettere delle Pierreci e della Mondadori Electa, le due società che si occupano della gestione del museo.

In poche parole annunciano che manterranno aperto il museo fino a domani. Poi tutti a casa, a cominciare da una trentina di giovani dipendenti per i quali partiranno le lettere di licenziamento. Ovviamente saranno cancellate tutte le iniziative in programma: per mercoledì era prevista una performance di Rosy Rox e il 27 doveva essere inaugurata la mostra di Mario Persico. Questo nuovo capitolo rischia di mettere la parola fine a una delle esperienze culturali più vivaci e discusse della recente storia artistica di Napoli.

Che cosa è successo? La Regione, unico ente di riferimento del Madre, fondato da Eduardo Cicelyn che di fatto è stato licenziato (c’è stata la risoluzione del rapporto, ma lui resterà al suo posto fino a ottobre, quando ci sarà il concorso per il nuovo direttore), ha messo in bilancio per le attività e la gestione del museo un milione di euro. Il Cda non ha quindi potuto approvare il proprio bilancio preventivo per il 2012 che garantisce i contratti. La gestione minima dei servizi che consentono al Madre di restare aperto, (senza nessuna attività espositiva) è, secondo i tariffari regionali, di un milione e mezzo di euro.

Tutto al netto del pagamento di utenze mensili, le assicurazioni (e il patrimonio del Madre è ingente e costoso), gli stipendi dei dipendenti e dello stesso cda. Scabec vanta crediti dalla Fondazione (e quindi dalla Regione) per 8 milioni e il grosso deve andare proprio nelle casse di Electa e Pierreci, quest’ultima si occupa della biglietteria, dell’assistenza nelle sale, del bar e della ristorazione, mentre alla prima è affidata la gestione del bookshop, della collezione permanente e delle mostre. Le due lettere sono molto più di un ultimatum.

Possono rappresentare il sigillo di una lunga ed estenuante polemica, accentuata dalla crisi economica, di un assedio sempre più stringente a uno dei fortini simbolici del bassolinismo. Una roccaforte dalla quale, come annunciato da mesi, è cominciata la fuga degli artisti che non intendono tenere più le proprie opere e installazioni esposte nel museo. A cominciare da Jannis Kounellis che, proprio nei giorni scorsi, ha chiesto ufficialmente la restituzione di cinque pezzi affidati in prestito. Per il maestro greco-italiano, per il benservito che la Regione ha dato a Cicelyn, è venuto a mancare un rapporto di fiducia personale con il Museo.

La richiesta rischia di diventare una valanga che svuoterà le stanze del palazzo dell’arte contemporanea. Sono ben 83 le opere che rischiano di partire per un’altra destinazione. Perché, oltre alle richieste di restituzione, ci sono le vertenze annunciate da chi ha donato i propri capolavori e ora si sente meno tutelato, come Paladino, Clemente e Kapoor. Con questi tagli, non si sa come saranno pagate le costose assicurazioni delle opere. Ci si avvia verso la peggiore delle ipotesi. Poteva sicuramente essere immaginato (e, per i suoi tanti nemici, anche auspicato) un Madre senza Cicelyn, ma certamente non è pensabile un Madre senza arte. E soprattutto Napoli senza Madre.

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