mercoledì 4 gennaio 2012

SHOPPING RIVOLUZIONATO Come cambieranno gli orari dei negozi?

A CURA DI GRAZIA LONGO ROMA Da che cosa scaturisce la rivoluzione degli orari dei negozi e dei locali? Il provvedimento nasce dalla manovra finanziaria del governo Monti, contenuta nel decreto legge noto come decreto «Salva Italia», che ha previsto la liberalizzazione degli esercizi commerciali. Ha effetto da ieri. Che cosa significa? I commercianti e i titolari di bar, ristoranti, pub, di tutta Italia potranno decidere autonomamente i propri giorni e orari di apertura e chiusura. Si potranno fare acquisti a qualsiasi ora e in ogni giorno dell’anno, senza più chiedere deroghe. La liberalizzazione degli esercizi commerciali prevista dalla manovra finanziaria non elimina solo i vincoli di orario per negozi, bar, ristoranti, locali, grandi magazzini e supermercati dunque, ma anche quelli che imponevano di rispettare la chiusura per mezza giornata durante la settimana, quella domenicale e quelle durante le festività. Abolite dunque definitivamente le vecchie regole? Sì, il decreto cancella le norme che prevedevano orari massimi di apertura giornaliera dei negozi, chiusure festive e domenicali e riposi infrasettimanali. I cambiamenti sono epocali: potenzialmente si potranno fare acquisti a qualsiasi ora e in ogni giorno dell’anno. Senza contare i pubblici esercizi: ristoranti, bar e altri locali di somministrazione potranno rimanere aperti no stop. Le nuove regole vengono subito applicate dappertutto? No, anche perché non tutti gli enti locali si sono organizzati. La legge concede infatti 90 giorni per adeguarsi con direttive ad hoc che recepiscano la nuova disciplina. Quali città sono già pronte? Roma e Napoli, anche se in entrambe non mancano le polemiche. Su quali elementi si basano le critiche principali alla liberalizzazione? I sindacati temono che danneggi l’occupazione, perché potrebbero chiudere molte imprese piccole e grandi, che non potranno reggere la concorrenza, e le nuove assunzioni non compenseranno che in minima parte i posti di lavoro persi. Si teme un aumento della precarietà. I piccoli commercianti, inoltre, temono che la liberalizzazione favorisca maggiormente le grandi catene di distribuzione. Esistono critiche da un punto di vista politico? Alcuni enti locali sono preoccupati sul fronte della sicurezza a causa dell’orario notturno prolungato dei locali. Non basta: la Toscana ha deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale. Considera infatti la liberalizzazione degli orari e delle aperture come l’ennesimo regalo alla grande distribuzione e una batosta per le piccole imprese. Si registrano altre proteste in altre città? Il Piemonte è perplesso. All’unisono, Ascom, Confesercenti e assessori al Commercio di Regione e Comune di Torino parlano di «inutilità, se non dannosità del provvedimento». E il Comune di Milano aspetta un pronunciamento scritto della Regione Lombardia prima di applicare la nuova norma. A quali argomenti ricorrono, invece, i sostenitori dell’iniziativa? La deregulation degli orari di apertura, non più vincolati alle sole località turistiche o alle città d’arte, viene motivata dal governo per ragioni di ripresa economica. Grande consenso tra alcune associazioni dei consumatori, convinte che offrirà un’opportunità di acquisto, di scelta e di comparazione anche in orari diversi da quelli in cui la maggior parte della gente che lavora. Si ritiene, cioè, che la nuova organizzazione offrirà l’opportunità al commercio di rinnovarsi e di lavorare sulla vera concorrenza per conquistare la clientela. Come funziona nel resto del mondo? In molti Paesi d’Europa la flessibilità dell’orario dei negozi è da tempo realtà. Ma in assoluto il luogo più rappresentativo restano gli Stati Uniti, dov’è possibile fare la spesa nel cuore della notte in molti supermercati. In Italia, in passato, c’era già stata una richiesta di deregulation degli orari? Sì: il referendum promosso dai Radicali nel ‘95. Già allora Confcommercio era contraria e guidò la campagna per il No alla liberalizzare gli orari dei negozi (Sì 37,5%, No 62,5) e quello per l’abrogazione della norma che sottoponeva ad autorizzazione amministrativa (le licenze) il commercio (Sì 35,6%, No 64,4%). Esistono dati sul parere degli italiani sui nuovi orari? Una recente indagine condotta da Ipsos (7 luglio 2011) sulla liberalizzazione degli orari dei negozi indica che il 78% degli italiani è a favore, per le città a vocazione turistica. fonte: La Stampa

Nessun commento:

Posta un commento