domenica 29 gennaio 2012

Macché debito, il guaio sono loro: tre criminali e un cretino

Il mondo intero lo sta gridando all’Europa: il problema non è il debito, ma l’euro. Persino un mega-speculatore come Charles Dallara dell’Institute of International Finance americano interviene sui negoziati sulla Grecia: «Non temiamo il debito in sé, ma la loro impossibilità di onorare un debito denominato in una moneta straniera, cioè l’euro». Al coro si aggiungono premi Nobel e prestigiosi macroeconomisti, ma “loro” non vogliono capire. “Loro”, per Paolo Barnard, sono «tre criminali e un cretino». Angela Merkel, Nicolas Sarkozy, Mario Draghi e Mario Monti. «Insistono con questa demenza devastante secondo cui il dramma che stiamo vivendo in questa caduta ad avvitamento nel baratro è dovuto al debito. Quindi bisogna pareggiare i conti, quindi ci vuole ancora più austerità». Tre criminali e un cretino? «Il cretino è Sarkozy», che non capisce che anche la Francia sarà cannibalizzata dalla Germania. Non è il debito il nostro problema, dice Barnard, giornalista e saggista, autore de “Il più grande crimine” sul complotto della finanza contro la Paolo Barnardsovranità degli Stati e organizzatore in Italia del primo summit mondiale sulla Modern Money Theory. «Se fosse denominato in moneta sovrana, e non in euro», il debito italiano «non causerebbe nulla, neppure fosse al 300% sul Pil». La Spagna dell’euro non-sovrano viaggia con un debito appena sopra il 60% del Pil, che è proprio il goal virtuoso del Patto di Stabilità voluto dalla Germania, eppure Madrid è nella fossa dei leoni e alla gogna dei mercati. Al contrario, dal 1994 al 1998 l’Italia della lira sovrana accumulò un debito stratosferico, fino a un picco del 132% del Pil, ma nulla accadde: perché? Lo conferma una recente analisi di “Repubblica”: a giudizio di “Standard & Poor’s”, la stessa agenzia di rating che ci ha appena declassato, a metà degli anni ‘90 l’Italia appariva come una delle economie leader dell’Unione europea, con una crescita media annua superiore al 2% nell’ultimo decennio. “S&P” apprezzava allora il record italiano di un tasso d’inflazione moderato, la responsabile condotta della Banca d’Italia nonostante il persistente elevato livello del disavanzo pubblico (9,4% del Pil) ed il gravoso e crescente debito (124% del prodotto intrerno lordo. L’agenzia di rating Charles Dallaraapprezzava anche «il forte tasso di risparmio» (15% del Pil) e «la concentrazione in mani nazionali ed europee del debito italiano».Ieri l’inflazione era al 5,8%, oggi è dimezzata ma siamo alla gogna: «Con la moneta sovrana, il deficit e l’alto debito dell’Italia erano risparmio dei cittadini, non il loro debito». Il problema? «Solo con l’introduzione del catastrofico euro, il deficit e il debito pubblico italiani sono diventati il debito dei cittadini», perché l’euro «è moneta non sovrana che l’Italia deve prendere in prestito dai mercati privati, e che non può emettere». Eppure, aggiunge Barnard, «i tre criminali e il cretino insistono contro l’evidenza universale», per cui «dobbiamo rimanere nell’euro a qualsiasi costo, anche se ci stiamo decomponendo da vivi, gridando di dolore per le piaghe da decubito dell’austerità». «Le riunioni dei leader della Ue si concentrano sui temi sbagliati», insiste ancora “Standard & Poor’s”. «L’adozione di pacchetti di austerità per ridurre i deficit non identificano i rischi reali». Infatti, aggiunge l’agenzia di rating, «durante i primi 10 anni dell’euro la Germania aveva uno dei deficit più alti in assoluto, mentre la Spagna aveva pareggio di bilancio». Le parole non sono confondibili: ci hanno detto, loro, i super-esperti di debito e “affidabilità”, che l’intero martirio sociale dell’austerity non ha senso: mentre la Spagna era un modello di disciplina di bilancio ed è finita alla Merkel, Sarkozy e Montigogna, la Germania, nonostante la versione di comodo di tanti «ipocriti falsari», aveva «una pagella pessima»: eppure «ha sempre volato».Quindi il problema non è il deficit: «La Germania vola perché esporta valanghe di cose in tutto il mondo», spiega Barnard. Ancora per poco, i mercani concedono prestiti alla Germania «solo perché sanno che può ripagare i debiti grazie a quell’export immenso», e non certo perché disponga dell’euro. «Se i tedeschi non avessero la carta delle esportazioni da giocarsi, avremmo i Piiggs», e cioè Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Germania e Spagna. «E infatti – aggiunge Barnard – la Francia del cretino è sotto attacco dai mercati sempre di più, perché ha questo sciagurato euro senza possedere un’arma potente come quella dei tedeschi». Eppure, «i tre criminali, seguiti a ruota dal cretino, devono consegnarci nelle mani dei barracuda dei mercati, massacrando il destino di milioni di famiglie e di centinaia di migliaia di aziende», fingendo si non sapere che «è impossibile risanare un’economia tassandola a morte e però impedendo allo Stato qualsiasi spesa pro cittadini che sia anche di un centesimo superiore a quanto i cittadini devono restituire in tasse, cioè imponendo il pareggio di Paul Krugman, Premio Nobel per l'economiabilancio». Se lo Stato spende 100 per noi ma poi ci tassa 100, cioè realizza il pareggio, «noi cittadini e aziende andiamo a zero nel portafogli: e come faranno cittadini e aziende a rilanciare l’economia se per anni andranno a zero coi loro risparmi?». Senza l’apporto dei soldi dello Stato, i risparmi di cittadini e aziende non bastano: e se si taglia lo Stato, chi può investire in produzione e in posti di lavoro? «Solo se lo Stato può iniettare denaro nuovo in quel contenitore più di quanto gli tolga in tasse». Ovvero: solo se non si farà nessun pareggio di bilancio, «noi cittadini e aziende avremo risparmio da investire in economia e occupazione». Ma questa iniezione vitale, aggiunge Barnard, «è possibile solo con una moneta che lo Stato può creare per sé: cioè una moneta sovrana, non l’euro». Ce lo stanno gridando da mezzo mondo, da Wall Street, dal “Financial Times”, da “Standard & Poor’s”, da Paul Krugman, «persino la Goldman Sachs lo ammette». Eppure, per la leadership europea, «dobbiamo essere spolpati vivi». Fonte LIBRE-associazione di idee.

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