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martedì 31 gennaio 2012
Mura (Idv): "Tagli di 1300 euro? In realtà prenderemo sempre lo stesso. Ma il problema sono i vitalizi pregressi"
di Ignazio Dessì
"Tagliati di 1300 euro gli stipendi dei deputati", titolavano le maggiori testate giornalistiche italiane. Ma fu vera gloria? O si tratta in gran parte di mero fumo negli occhi? La decurtazione degli stipendi di deputati e senatori doveva suonare come un segnale forte, di equa suddivisione dei pesi su tutte le categorie sociali, compresi i parlamentari. Invece rischia di rivelarsi la solita presa per i fondelli agli occhi dei cittadini. Sì, perché con la regolamentazione partorita alla Camera (la palla passa ora al Senato) in definitiva si abbassa il costo sostenuto dallo Stato ma le retribuzioni della Casta restano invariate. E c’è di più. I vitalizi cederanno il passo al sistema pensionistico contributivo a partire dal 1° gennaio 2012 ma i parlamentari che non li percepiscono e che erano in carica nel periodo precedente continueranno ad averne diritto fino a quel giorno. Per questo motivo l'Idv ha votato contro nella riunione dell’Ufficio di presidenza della Camera che ha ratificato il provvedimento. “Ci aspettavamo più coraggio e una riforma più radicale”, dice a Tiscali Silvana Mura, rappresentante dei dipietristi in quell'organismo e persona particolarmente sensibile al tema dei costi della politica.
Onorevole Mura, ci spiega perché ha votato contro la nuova normativa sui vitalizi?
“Noi volevamo eliminare il 31.12.2011 come spartiacque tra il vecchio e il nuovo regime. In questo modo, per tutti i deputati che oggi non percepiscono i vitalizi e sono in carica, l’importo sarebbe stato calcolato comunque sulla base dei contributi versati anche per il periodo precedente”.
Molti parlamentari parlano di diritti acquisiti.
“Il principio dei diritti acquisiti non vale in questo caso, perché i vitalizi non sono equiparabili alle pensioni. Inoltre chi è ancora in carica non percepisce il vitalizio, quindi la sua situazione è diversa da quella di chi ne gode già. Ciò è tanto vero che l’età, che pure era calcolata alla luce del vecchio regolamento, non è stata considerata un diritto acquisito bensì una scelta politica. Allo stesso modo nulla vietava di modificare le norme sugli assegni vitalizi. Questi, del resto, sono nel mirino non solo per gli importi o per la facilità con cui matura il diritto ma soprattutto per il peso che esercitano sui bilanci di Camera e Senato”.
Passiamo all’aspetto del taglio sulle retribuzioni. Si mormora che quanto si vuol far passare per diminuzione dei vostri emolumenti sia nient’altro che un mancato ulteriore aumento. Com’è questa storia?
“Il fatto di essere passati al sistema contributivo, con l'adozione di questo nuovo regime previdenziale per il parlamentare, comporterà l’applicazione di un nuovo regime fiscale. Mentre quanto versato per i vitalizi costituiva base imponibile per l’indennità parlamentare, col passaggio al nuovo sistema ci sarà una diminuzione del reddito imponibile. L’indennità lorda quindi cala, per cui c’è un risparmio per lo Stato. Sugli 11.700 euro di cui tutti abbiamo parlato ci sarà un risparmio di 1.300 euro circa. Questo perché dalla base imponibile si toglieranno appunto i contributi versati”.
Mi faccia capire, quindi voi in definitiva - alla faccia del taglio - percepite sempre lo stesso ammontare?
“Sì, alla fine noi prendiamo sempre quei 5mila euro di indennità. Io comunque approvo questa misura. Certo l’avrei bocciata se alla fine fossimo andati a prendere, quanto al netto, più di quanto prendiamo ora. Il netto invece resta invariato, ma – questo è il dato positivo – c’è un notevole risparmio per le casse dello Stato”.
Ovvero?
“In pratica adesso un parlamentare costerà circa 10.500 euro rispetto agli 11.700 di prima”.
Invece la questione dei vitalizi pregressi quali cifre mette in campo quanto a risparmi per le casse pubbliche?
“Stiamo parlando di circa 140 milioni nel 2013. Passare dal sistema vitalizio al sistema contributivo significa che siamo equiparati ai dipendenti della pubblica amministrazione, quindi un terzo dei contributi lo pagheremo noi e due terzi il parlamento, e questo per me non va bene. In sostanza comunque è l’importo che spaventa perché, per risparmiare di più - in linea con quanto si chiede a tutti i cittadini - sarebbe stato giusto passare a questo criterio senza lasciare pregressi”.
Ma lei è per l’abolizione completa dei vitalizi?
“No, per me va bene passare al sistema contributivo, ma per tutti”.
Ci può fare un esempio per spiegare meglio cosa significa escludere dalla disciplina contributiva i deputati in carica per il periodo precedente al 1 gennaio 2012?
“Prendiamo il mio esempio. Io ho fatto due anni nella scorsa legislatura e tre anni in questa, per cui, fino al primo gennaio, ho diritto ai cinque anni precedenti col sistema vecchio. Poi, dal 1 gennaio di quest’anno, godrò del sistema contributivo pro quota. Non trovo giusto che per quei miei 5 anni si applichi il vecchio sistema. Bisognava avere il coraggio di essere più radicali. Ripeto, se si è elevata l’età per percepire il vitalizio dai 50 ai 65 anni o, in casi particolari, a 60 si poteva anche introdurre la nuova disciplina subito anche per chi non percepisce attualmente il vitalizio, senza eccezioni”.
Lei sa che l’on. Giuseppe Consolo del Fli ha annunciato di voler pubblicare i nomi di coloro che ricorreranno contro i tagli ai vitalizi?
“Ovviamente non è un problema che mi riguarda. Per altro chi fa ricorso lo fa per l’età. Cosa che avvalora ancora di più quello che sosteniamo io e la Idv: cioè che il vitalizio non è una pensione e quindi non si può parlare di diritti acquisiti. E del resto, se si doveva affrontare la conseguenza dei ricorsi, tanto valeva avere più coraggio ed eliminare anche il discorso del pregresso”.
Mi consenta un’ultima domanda, perchè c’è una osservazione che il cittadino comune fa riguardo a tutta questa vicenda: ovvero che un magistrato, un giornalista, un docente, che arriva in Parlamento, dopo 5 anni - sia col vecchio sistema che col nuovo - avrà diritto a percepire comunque insieme alla pensione da magistrato, giornalista o insegnante quella da deputato. Non le sembra in ogni caso un privilegio?
“Beh, sì. Stiamo parlando di un cumulo di pensioni che non va assolutamente bene e le posso dire di non essere d’accordo. Una posizione che accomuna anche il mio partito. Mi sento di affermarlo perché abbiamo preso posizione su queste questioni già in tempi non sospetti e vorrei si capisse che la nostra non è facile demagogia”.
Fonte Tiscali.it
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