martedì 28 febbraio 2012

Ascanio Celestini - La Guerra Civile

Mutamenti o manipolazioni climatiche?

Progetto H.A.A.R.P.

     

"Un improvviso sconvolgimento climatico portera' ad una catastrofe globale di monumentali proporzioni, …portando intere nazioni a scomparire sotto il mare ed i pochi sopravvissuti a combattere per le scarseggianti risorse di cibo, acqua ed energia". (Da un rapporto "segreto" del Pentagono).





C'E' QUALCUNO CHE GIOCA CON I NUMERI?

Forse le date - 26 Dicembre 2002 (Ciclone Zoe in Polinesia), 26 Dicembre 2003 (terremoto in Iran), 26 Dicembre 2004, onda tsunami nelll'Oceano Indiano - sono solo una coincidenza.  Forse non è vero - al di là delle date -  che lo tsunami del Dicembre 2004, come suggeriscono alcuni siti di "cospirazionismo",  è stato provocato da un esperimento tecnologico segreto (altri dicono addirittura "voluto"), ma questo non basta certo a scartare del tutto l'idea che con il controllo dell'atmosfera gli uomini non abbiano mai pensato di giocare. Anzi. Gli stessi sospetti dei "paranoici" riguardo al recente tsunami probabilmente non sarebbero mai potuti nascere, se le premesse, almeno generiche, per una tale follia non fossero esistite in primo luogo (la fantasia ha sempre bisogno di un appiglio reale, per poter dare i suoi frutti migliori).

IL PROGETTO H.A.A.R.P.

Nel corso dei secoli, i mutamenti climatici hanno rappresentato uno dei più potenti catalizzatori dei pensieri dell'uomo, influenzandone le credenze e le azioni, gli umori e le decisioni, sempre in un modo apparentemente casuale, ma in realtà guidati dalla ferrea logica della natura.
Tuttavia dalla rivoluzione industriale ad oggi qualche ferita abbiamo incominciato ad infliggergliela, e la Terra oggi non è certo più quella dei giorni antichi, dove tutto era in perfetto equilibrio bio-ambientale.
Ma mentre i più visibili sembrerebbero gli allarmi della comunità scientifica sul surriscaldamento globale, il rischio maggiore è forse quello, praticamente ignorato dai mass-media, di un mutamento climatico a scopi militari.
Esiste infatti dal 1992 un progetto del Dipartimento della Difesa Statunitense, coordinato dalla Marina e dall'Aviazione, denominato HAARP (High-Frequency Active Auroral Research Program). E' il cuore vero e proprio del più vasto - e ben più noto - programma di "Guerre Stellari", avviato nei primi anni Ottanta sotto le amministrazioni Reagan-Bush, che ora sta accelerando la sua corsa drogato da una spesa militare mai vista in precedenza, giustificata dal solito bipensiero orwelliano: "La guerra è pace".
La base principale di HAARP occupa un'estesa area a Gakona, in Alaska, sul cui terreno è installata una serie di 180 piloni d'alluminio alti 23 metri, su ognuno dei quali si trovano una coppia di antenne per la banda bassa ed una per la banda alta, in grado di trasmettere onde ad alta frequenza fino ad una distanza di 350 km. Queste onde sarebbero indirizzabili verso zone strategiche del pianeta, sia terrestri che atmosferiche.
Come spesso succede, la facciata dell'operazione ha nobili scopi: lo studio accademico della ionosfera e lo sviluppo di nuove tecniche radar, che permettano agevoli comunicazioni con i sottomarini e rendano possibili radiografie di terreni, in modo da rilevare armi od attrezzature a decine di km di profondità; a conferma di ciò, è online il sito del progetto, che dipinge l'immagine di un'innocua stazione scientifica, con tanto di webcam. (1)
La realtà, come sempre, va cercata oltre la superficie.

DA TESTLA A EASTLUND
Negli anni Ottanta Bernard J. Eastlund, fisico texano del MIT di Boston, ispirandosi alle scoperte di Nikola Tesla, registrò negli Stati Uniti il brevetto n° 4.686.605 denominato "Metodo ed attrezzatura per modificare una regione dell'atmosfera, magnetosfera e ionosfera terrestre", a cui ne fece seguire altri undici. In uno di questi era descritta la proprietà riflessiva della ionosfera per utilizzi come "sistemi di raggi energetici", "esplosioni nucleari graduali senza radiazioni", "sistemi di rilevamento e distruzione di missili nucleari" e "sistemi radar spaziali".
Alcune di queste invenzioni furono acquisite dalla ARCO, proprietaria di ampie riserve di gas naturale in Alaska, le quali potevano in questo modo essere riconvertite in energia elettrica redistribuibile tramite la ionosfera ai propri clienti in tutto il mondo: la visione di Tesla di distribuire energia senza fili e gratis nelle case di tutto il mondo stava in parte per realizzarsi, seppur concettualmente distorta da forti interessi economici. (Su Nikola Tesla, un genio tanto ignoto alla storia quanto è grande il debito dell'umanità nei suoi confronti, è in preparazione una apposita scheda).

Inoltre, queste invenzioni rendevano possibile manipolare il clima, quindi creare pioggia quando necessario per favorire l'agricoltura o neutralizzare fenomeni distruttivi quali tornado ed uragani.

A questo punto entrò in scena il governo, e la storia si fece più complicata.
Tutti i brevetti di Eastlund vennero dapprima sigillati sotto un ordine di massima segretezza, per poi passare alla E-Systems, una delle maggiori fornitrici di tecnologie avanzate ai servizi segreti di molte potenze mondiali, assorbita poi dalla Raytheon, una delle quattro maggiori fornitrici della difesa Usa, produttrice dei missili Tomahawk, Stinger (questi spesso finiti nelle mani di paesi "canaglia" e gruppi terroristici"), e dei famigerati Bunker Buster. Le connessioni con il potere sono riassumibili nella figura di Richard Armitage, oggi Vicesegretario di Stato e Viceministro degli Esteri nell'amministrazione Bush. Armitage, già consulente, membro del consiglio d'amministrazione, firmatario e convinto sostenitore del PNAC, risulta anche implicato in molte operazioni segrete della CIA dal Vietnam ad oggi.

Secondo le scoperte di Eastlund, dirigere la potenza di HAARP verso uno specifico punto della ionosfera la farebbe riscaldare al punto da innalzarla fisicamente, in modo da creare un rigonfiamento altamente riflettente, definito da lui "effetto lente", in grado di convogliare i raggi sulla terra con effetti devastanti: la potenza di tali onde sarebbe tale da provocare modificazioni molecolari dell'atmosfera, causando - a seconda delle diverse frequenze - cambiamenti climatici, la possibile disgregazione di processi mentali umani, e forse anche, appunto, effetti sui movimenti tettonici di magnitudine imprecisata.

STRATEGIE GLOBALI
Gli avvenimenti geopolitici attuali potevano essere intuiti già anni fa, leggendo profetici libri come la Grande Scacchiera di Zbygniew Brzezinsky, del 1997, o i testi programmatici del PNAC, Project for a New American Century, dello stesso anno.
lo stesso possiamo fare ora analizzando scritti e dichiarazioni di influenti pensatori ed alti vertici militari, rispetto ad un futuro relativamente vicino.
Lo stesso Brzezinsky, consigliere della Sicurezza ai tempi di Carter, già nel 1970 scriveva nel suo libro "Tra due Età'": " La tecnologia renderà disponibile, ai leader delle principali nazioni, tecniche per condurre operazioni di guerra segrete, che richiederanno l'impiego di un esiguo numero di forze di sicurezza [...] Tecniche di modificazione climatica potranno essere impiegate per produrre prolungati periodi di siccità o tempesta". Risalgono infatti a quei tempi, seppur in forma rudimentale, i primi studi relativi alla guerra climatica, come il Progetto Popeye per estendere la stagione dei monsoni in Vietnam.
Il documento più interessante è lo studio redatto da sette ufficiali dell'esercito Usa nell'Agosto del 1996, intitolato: " Il clima come moltiplicatore di potenza: averne il controllo nel 2025", nato da una direttiva del Comandante delle forze aeree statunitensi, tesa a stimolare un dibattito intellettuale tra i membri dell'esercito, in cui si afferma: "Nel 2025 le forze aereospaziali Usa potranno avere il controllo del clima se avranno capitalizzato le nuove tecnologie sviluppandole nella chiave delle applicazioni di guerra. [...] Dal miglioramento delle operazioni degli alleati e dall'annullamento di quelle del nemico tramite scenari climatici "su misura", alla completa dominazione globale delle comunicazioni e dello spazio, la modificazione climatica offre al chi combatte una guerra un'ampia gamma di possibili modi per sconfiggere o sottomettere l'avversario". (2)
Questi propositi sono confermati da un successivo studio del 2003, intitolato "Padroneggiare l'ultimo campo di battaglia: i prossimi avanzamenti nell'uso militare dello spazio" ad opera del Project Air Force della Rand Corporation, un think-thank legato alle lobbies del petrolio e delle armi che ha avuto come amministratore Donald Rumsfeld, e nel cui consiglio di amministrazione figura Lewis Libbey, socio fondatore del PNAC ed attuale direttore del personale di Dick Cheney.
Il concetto alla base di questo rapporto è la "Full Spectrum Dominance", vale a dire una politica di eccezionali investimenti militari mirati alla conquista ed al mantenimento di una posizione di superiorità nello spazio, se non addirittura di un suo controllo assoluto.
Il che obbligherebbe chi volesse contrastare l'impero a farlo esclusivamente via terra e mare.
Al riguardo, sono particolarmente significative le parole del Comandante in Capo del comando spaziale Usa, Joseph W. Ashy: "Alcune persone non vogliono sentirne parlare. ma assolutamente siamo prossimi a combattere nello spazio. Combatteremo dallo spazio e nello spazio. Un giorno o l'altro colpiremo obiettivi terrestri - navi, aeroplani e obiettivi sulla terraferma - dallo spazio."
Il 22 Febbraio del 2004, l'Observer ha pubblicato un rapporto "segreto", commissionato da Andrew Marshall, influente consigliere di Rumsfeld, che sarebbe sfuggito al Pentagono, e che conclude: "Un improvviso sconvolgimento climatico porterà ad una catastrofe globale di monumentali proporzioni, che comprende una guerra nucleare e disastri naturali, portando intere nazioni a scomparire sotto il mare ed i pochi sopravvissuti a combattere per le scarseggianti risorse di cibo, acqua ed energia".
Può sembrare la descrizione di un futuro remoto da film Hollywoodiano, ma già nel 2006 avverrà il lancio dimostrativo nella stratosfera del Falcon, un drone armato di testate nucleari in grado di volare all'altezza di 100.000 piedi, alla velocita' di 12 volte quella del suono, virtualmente inattaccabile, i cui futuri sviluppi lo renderanno in grado di colpire ovunque partendo dal territorio degli Stati Uniti.
Il 2006 è anche l'anno in cui HAARP verrà dotato dei restanti trasmettitori, portandolo alla massima potenza. Sempre per aiutare l'agricoltura?

LA COMUNITA' SCIENTIFICA
Sono molte le voci di protesta riguardanti questi folli e distruttivi progetti. Fra queste, la scienziata di fama mondiale Rosalie Bertell denuncia che "gli scienziati militari degli Stati Uniti stanno lavorando sui sistemi climatici come potenziale arma. I metodi includono l'accrescimento delle tempeste e la deviazione dei fiumi di vapore dell'atmosfera terrestre per produrre siccità o inondazioni mirate". Richard Williams, fisico e consulente dell'Università di Princeton, dice che "i test di surriscaldamento della ionosfera sono un atto irresponsabile di vandalismo globale [...] HAARP potrebbe essere un serio pericolo per l'atmosfera terrestre. Con esperimenti di questo tipo, potrebbero essere fatti danni irreparabili in poco tempo".

Alcuni ricercatori già oggi sospettano dei collegamenti con i recenti sconvolgimenti climatici, terremoti, uragani, maremoti, diffuse siccità. (3)

LA RUSSIA

Il Parlamento Russo, la Duma, ha rilasciato nel 2002 il seguente comunicato, firmato da 188 deputati: "Sotto il programma HAARP, gli Stati Uniti stanno creando nuove armi geofisiche integrali, che possono influenzare gli elementi naturali con onde radio ad alta frequenza. Il significato di questo salto è comparabile al passaggio dall'arma bianca alle armi da fuoco, o dalle armi convenzionali a quelle nucleari". Alcuni scienziati temono che la ionosfera possa collassare per squilibrio elettrico, concludendo: "Possiamo davvero rischiare di manomettere qualcosa che ancora non comprendiamo del tutto, e che appartiene ad ogni forma di vita (non solo umana) su questo pianeta?"
Recentemente il presidente russo Putin ha annunciato di aver sviluppato un nuovo tipo di missile balistico telecomandato, in grado di mutare tragitto durante il viaggio e rendendo dunque virtualmente inutile la difesa dello scudo spaziale: che sia un bluff o no, è certo che i progetti militari Statunitensi degli ultimi anni hanno generato una corsa agli armamenti senza precedenti che andrebbe decisamente ridimensionata e regolamentata; purtroppo, ciò viene ostacolato dal fatto che l'unica superpotenza rimasta si sia arrogata il diritto di giudicarli a seconda dei propri interessi come malvagi o meno, venendo così di fatto a creare le premesse per una nuova guerra fredda di dimensioni globali.
La Russia stessa ha portato avanti alcuni progetti basati sulle scoperte di Tesla fin dagli anni Cinquanta, in parallelo alle sperimentazioni degli Stati Uniti, salvo poi rallentarli anche a causa del collasso economico. Chissà se un certo Emmanuel Todd, il ricercatore francese che predisse la fine dell' impero sovietico nel 1976 ("Il crollo finale"), non abbia ragione ancora questa volta: analizzando gli stessi indicatori, nel suo ultimo lavoro "Dopo l'impero", del 2003, ha preannunciato la dissoluzione dell'ultima restante superpotenza.
Per ora, la Cina tace.
Come affermò Brecht: "La scienza, al servizio del potere, crea solo danni all'intera Umanità".

Scritto da Roberto Toso per www.luogocomune.net

Fonti:
The New York Times, Heart Island Journal, BBC, Canadian Working TV, Earthpulse Press, altre.

La fabbrica dell'uomo indebitato

Maurizio Lazzarato

In Europa la lotta di classe, così come è accaduto in altre regioni del mondo, si manifesta e si concentra oggi intorno al debito. La crisi del debito minaccia anche gli Stati Uniti e il mondo anglosassone, paesi dai quali ha avuto origine non solo l’ultimo crollo finanziario, ma anche e soprattutto il neoliberismo. La relazione creditore-debitore, che definisce il rapporto di potere specifico della finanza, intensifica i meccanismi dello sfruttamento e del dominio in maniera trasversale, perché non fa alcuna distinzione tra lavoratori e disoccupati, consumatori e produttori, attivi e inattivi. Tutti sono dei «debitori», colpevoli e responsabili di fronte al capitale, che si manifesta come il Grande Creditore, il Creditore universale. Una delle questioni politiche maggiori del neoliberismo è ancora, come illustra senza ambiguità la «crisi» attuale, quella della proprietà, poiché la relazione creditore-debitore esprime un rapporto di forza tra proprietari (del capitale) e non proprietari (del capitale). Attraverso il debito pubblico, la società intera è indebitata, cosa che non impedisce, ma anzi esaspera «le diseguaglianze», che è tempo di chiamare «differenze di classe».

Le illusioni politiche ed economiche di questi ultimi quarant’anni cadono le une dopo le altre, rendendo ancora più brutali le politiche neoliberiste. La New Economy, la società dell’informazione, il capitalismo cognitivo, sono tutti solubili nell’economia del debito. Nelle democrazie che hanno «trionfato» del comunismo, pochissime persone (qualche funzionario del Fmi, dell’Europa, della Banca centrale europea e qualche politico) decidono per tutti secondo gli interessi di una minoranza. L’immensa maggioranza degli europei viene espropriata tre volte dall’economia del debito: espropriata di un già debole potere politico concesso dalla democrazia rappresentativa; espropriata di una parte sempre più grande della ricchezza che le lotte passate avevano strappato all’accumulazione capitalista; espropriata soprattutto del futuro, ovvero del tempo, come possibile e dunque come decisione, come scelta.

La successione delle crisi finanziarie ha fatto emergere violentemente una figura soggettiva che era già presente ma che occupa ormai l’insieme dello spazio pubblico: l’«uomo debitore». Le figure soggettive che il neoliberismo aveva promesso («tutti azionari», «tutti proprietari», «tutti imprenditori») si trasformano e ci conducono verso la condizione esistenziale dell’uomo debitore, responsabile e colpevole della sua sorte. È dunque urgente proporre una genealogia e una cartografia della fabbrica economica e soggettiva che lo produce.

Dalla precedente crisi finanziaria che è esplosa con lo bolla internet, il capitalismo ha abbandonato le narrazioni epiche che aveva elaborato attorno ai «personaggi concettuali» dell’imprenditore, dei creativi, del lavoratore cognitivo o del lavoratore indipendente «fiero di essere il proprio padrone» che, perseguendo esclusivamente i loro interessi personali, lavorano per il bene di tutti. L’implicazione soggettiva e il lavoro su di sé, predicati dalla retorica manageriale a partire dagli anni Ottanta, si sono trasformati in un’ingiunzione a prendere su di sé i costi e i rischi della catastrofe economica e finanziaria. La popolazione deve farsi carico di tutto ciò che le imprese e lo Stato assistenziale «esternalizzano» verso la società e, in primo luogo, del debito.

Per i padroni, i media, gli uomini politici e gli esperti, le cause della situazione non sono da cercare né nelle politiche monetarie e fiscali, che aumentano il deficit, operando un transfert massiccio di ricchezza verso i più ricchi e le imprese, né nella successione delle crisi finanziarie, che dopo essere praticamente sparite nel corso dei primi trent’anni del dopoguerra, si ripetono con regolarità estorcendo delle somme di denaro esorbitanti alla popolazione per evitare ciò che chiamano una «crisi sistemica». Le vere cause di queste crisi a ripetizione risiederebbero nelle esigenze eccessive dei governati (specialmente nel Sud dell’Europa) che vogliono vivere come delle «cicale» e nella corruzione delle élite che, in realtà, hanno sempre giocato un ruolo nella divisione internazionale del lavoro e del potere.

Stiamo andando verso un approfondimento della crisi. Il blocco di potere neoliberista non può e non vuole «regolare» gli «eccessi» della finanza, perché il suo programma politico è sempre quello rappresentato dalle scelte e dalle decisioni che ci hanno condotto all’ultima crisi finanziaria. All’opposto, con il ricatto del fallimento dei debiti «sovrani» (che di sovrano hanno ormai solo il nome), vuole portare fino in fondo il programma di cui sogna, fin dagli anni Settanta, l’applicazione integrale: ridurre i salari al livello minimo, tagliare i servizi sociali per mettere il welfare al servizio dei nuovi «assistiti» (le imprese e i ricchi) e privatizzare tutto quello che non è ancora stato venduto ai privati.

Noi manchiamo di strumenti teorici, di concetti, di enunciati, per analizzare non tanto la finanza, ma l’economia del debito che la comprende e la travalica, così come la sua politica e suoi dispositivi di assoggettamento. La crisi che stiamo vivendo ci impone di riscoprire la relazione creditore-debitore elaborata dall’Anti-Edipo di Deleuze e Guattari. Pubblicato nel 1972, anticipando teoricamente lo spostamento dell’iniziativa del capitale che si produrrà qualche anno dopo, ci permette, alla luce di una lettura di Nietzsche della Genealogia della morale e della teoria marxiana della moneta, di riattivare due ipotesi. Prima di tutto, l’ipotesi secondo cui il paradigma sociale non è dato dallo scambio (economico e/o simbolico), ma dal credito. A fondamento della relazione sociale non c’è l’uguaglianza (dello scambio), ma l’asimmetria del debito/credito che precede, storicamente e teoricamente, quella della produzione e del lavoro salariato. In secondo luogo, l’ipotesi secondo cui il debito è un rapporto economico indissociabile dalla produzione del soggetto debitore e dalla sua «moralità» . L’economia del debito aggiunge al lavoro nel senso classico del termine un «lavoro su di sé», in modo che economia ed «etica» funzionino congiuntamente. L’economia del debito fa coincidere la produzione economica e la produzione di soggettività. Le categorie classiche della sequenza rivoluzionaria del XIX e XX secolo – lavoro, sociale e politico – sono attraversate dal debito e ampiamente ridefinite da esso. È quindi necessario avventurarsi in territorio nemico e analizzare l’economia del debito e la produzione dell’uomo debitore, per cercare di costruire qualche arma che ci servirà a condurre le lotte che si annunciano. Perché la crisi, lungi dal terminare, rischia di estendersi.
Traduzione dal francese di Andrea Inglese
Fonte sinistrainrete

lunedì 27 febbraio 2012

Appalti, consulenze, malasanità ecco l'Italia dei soldi buttati


La Corte dei Conti: è un'emergenza, come l'evasione. Il presidente Giampaolino invoca un impegno analogo a quello contro evasori e corrotti. Dalle relazioni dei magistrati contabili emerge un Paese che non sa come spende le sue risorse. Una "gestione improvvisata" che va anche "oltre la malafede": così si perdono i soldi dei contribuenti di ALBERTO D'ARGENIO e EMANUELE LAURIA
DALLA MALASANITÀ calabrese ai finanziamenti a pioggia friulani, dai falsi invalidi di Napoli ai prof assenteisti di Genova. Il Paese degli sprechi, e dei furbetti, raccontato in centinaia di pagine: quelle delle relazioni dei procuratori regionali della Corte dei Conti. 

Le inaugurazioni dell'anno giudiziario, in questi giorni, stanno sollevando le bende dalle ferite inferte in ogni angolo d'Italia dalla cattiva amministrazione. E non c'è solo la corruzione, fenomeno recrudescente denunciato dai magistrati contabili, a imperversare lungo lo Stivale e gonfiare le cifre del danno erariale sino a portarlo a oltre 60 miliardi. 

C'è una "gestione improvvisata" che, come dice il procuratore campano Tommaso Cottone, può "andare oltre la malafede" e che vale una somma non quantificabile con facilità, ma comunque enorme. Depredando bilanci sempre più asfittici e facendo gridare allo scandalo in tempo di crisi. 

Dietro ogni emergenza nazionale uno sperpero di danaro: i cinque miliardi chiesti all'ex subcommissario dei rifiuti in Campania per le "inutili stabilizzazioni degli Lsu", il "pregiudizio erariale" ancora da stimare per i ritardi nella realizzazione dei moduli abitativi nell'Abruzzo colpito dal terremoto. 

Ci sono le vecchie e le nuove vie dello spreco: in Sicilia 
alle consulenze da record  -  e lo staff di un presidente di Provincia può costare un milione di euro - si abbinano spregiudicate operazioni finanziarie come quella che ha  fatto
finire nel nulla 30 milioni. E poi i casi che fanno sorridere, se non ci fossero di mezzo i soldi (e le tasse pagate) di tutti noi: i finanziamenti alla società ligure di charter nautico utilizzati per l'acquisto delle imbarcazioni private degli amministratori, o quella sommetta  -  245 mila euro  -  chiesti dalla Corte dei conti al Comune di Santa Maria Capua Vetere, in Campania, per "l'inefficiente gestione delle lampade votive". 
Ma ci sono anche i casi nazionali, come la Sogei che non vigila su slot machines e videopoker procurando un danno erariale da 800 milioni e la Farnesina che ne paga 20 per un ospedale in Albania che non verrà mai costruito. 

Una fiera dell'illegittimo, dell'assurdo, nel Paese dei mille campanili e degli altrettanti rivoli di spesa che ha portato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, a dire: "La lotta all'evasione deve essere accompagnata da quella allo spreco. Se si aumenta la pressione fiscale bisogna stare molto attenti a come si spendono questi soldi che così abbondantemente sono stati prelevati dai cittadini".


Sogei 

Controllo videopoker, bruciati 800 milioni 

La relazione del procuratore della Corte dei Conti del Lazio, Angelo Raffaele De Dominicis, contiene anche numerosi esempi di maxi-sprechi di denaro pubblico commessi su scala nazionale che sommano alla miriade di quelli locali. Spicca il caso Sogei, costato allo Stato più di 800 milioni di euro. Alla società di telematica pubblica era stato assegnato il compito di connettere in rete tutte le slot machines, videopoker e i vari giochi elettronici presenti nei bar e nelle sale da gioco per controllarne l'attività.

Ma la Sogei non lo ha fatto, e dal 2004 al 2007 gli apparecchi collegati in rete erano pochi e la metà di questi non ha mai trasmesso i dati. Scrive dunque la Corte dei Conti: "Il servizio non svolto come prescritto ha permesso una rilevante evasione fiscale". Inoltre lo Stato non ha potuto vigilare sull'attività della criminalità organizzata nel business delle slot, così come facendo operare gli apparecchi scollegati dalla rete non ha potuto evitare eventuali operazione anti-riciclaggio.  

Ministero degli Esteri 
Dieci milioni in Albania per l'ospedale mai finito 

Un altro spreco di dimensioni colossali citato dalla Corte dei Conti del Lazio è quello dei 20 milioni di euro stanziati dal ministero degli Esteri per la costruzione dell'ospedale "Nostra Signora del Buon Consiglio" a Tirana, Albania. Ospedale che non è stato completato: dei 20 milioni stanziati dalla Farnesina 10 sono andati persi prima che il progetto venisse revocato per impossibilità di essere portato a termine.

Altro caso evidenziato dalla Corte dei Conti è quello della Federazione italiana Hockey e Pattinaggio: una serie di spese di rappresentanza prive di giustificazione, indebiti rimborsi al presidente e al segretario generale hanno generato la bellezza di 380mila euro di danni erariali resi possibili anche da una carenza di vigilanza da parte del Coni. Viene segnalato anche un caso che coinvolge la Federazione Pugilistica italiana: un gran quantità di furti e ammanchi di cassa - denunciati dalla stessa federazione - hanno fatto sparire un milione e trecentomila euro.

Campania 
Corsi di formazione, l'imbroglio di Pompei 

Nel 2011 i giudizi risarcitori per le pratiche di invalidità false in Campania hanno raggiunto la cifra-record di 2,5 milioni di euro. Ma all'attenzione dei magistrati contabili c'è anche la gestione dei rifiuti. L'ex sub-commissario Giulio Facchi è stato condannato a pagare 5,4 milioni per "l'inutile stabilizzazione di Lsu  destinati alla raccolta differenziata". Ma una "gestione della cosa pubblica improvvisata, che va oltre la malafede" (parole del procuratore Tommaso Cottone) si estende alla formazione professionale: nel mirino finiscono i corsi-fantasma presso la sovrintendenza archeologica organizzati a Pompei. 

Al Comune di Santa Maria Capua Vetere viene invece contestato un danno da 245mila euro per "l'inefficiente gestione delle lampade votive". Ma c'è la Regione in prima linea: i magistrati contabili citano le sanzioni nei confronti degli assessori della giunta Bassolino (da cinque a venti volte il loro salario) per avere attivato un mutuo destinato a spese non di investimento fra il 2006 e il 2007. 

Sicilia 
Il presidente di Provincia con lo staff da un milione 

In Sicilia lo spreco avanza, cambia forma e mantiene l'Isola luogo simbolo della cattiva gestione. Assume le sembianze di spregiudicate (e illegittime) operazioni di finanza straordinaria. Come quella che, negli anni scorsi, fece la Provincia di Palermo affidando 30 milioni a una società  -  la Ibs Forex di Como  -  che prometteva guadagni anticiclici investendo nei mercati monetari. Risultato: società fallita, soldi scomparsi e vertici dell'ente chiamati a rispondere del danno erariale. 

Ma un leit-motiv della relazione del procuratore Guido Carlino è quello delle consulenze. Centinaia gli incarichi assegnati. I casi più eclatanti: quello del presidente della Provincia, sempre di Palermo, Giovanni Avanti, denunciato per uno staff di collaboratori dal costo di un milione. Oppure l'ex commissario della Fiera del Mediterraneo condannato per aver continuato ad affidare incarichi in una "situazione di precarietà finanziaria" che avrebbe portato l'ente al fallimento. 

Abruzzo 
Tanti contributi inutili dopo il sisma del 2009 

In Abruzzo la ricostruzione dopo il sisma del 2009 ha richiamato anche l'attenzione della Corte dei conti per una (al momento) imprecisata quantità di fondi persi in un intreccio di lungaggini e sprechi. Un "pregiudizio erariale" viene segnalato per i "gravi ritardi accumulati nella realizzazione dei moduli abitativi provvisori". I controlli della Guardia di Finanza tra maggio e dicembre 2011 hanno fatto recuperare ai Comuni dell'Aquilano 230mila euro di finanziamenti concessi per il "mantenimento del reddito" delle imprese colpite dal sisma: erano stati assegnati con procedure non regolari. 

E alla Corte è arrivata anche la denuncia su 500 coppie di abitanti del capoluogo che avrebbero riscosso,  nel tempo, un doppio contributo di "autonoma sistemazione" fingendo di essere separate o divorziate. La Finanza ha individuato anche una trentina di casi di terremotati della Valle Peligna cui sono stati accreditati contributi non richiesti: li hanno dovuti restituire. 

Lazio 
Per la metro di Roma ritardi e costi triplicati 

Il faro lo accende il procuratore della Corte dei Conti del Lazio Angelo Raffaele De Dominicis. Poi interviene la procura di Roma: c'è qualcosa che non torna negli sprechi per la costruzione della linea C della metropolitana capitolina, opera infinita e già bollata come la più costosa d'Europa. Si parla di corruzione e di inefficienza. Doveva essere pronta per il Giubileo del 2000 ma è ancora in alto mare. 

Il costo previsto a inizio progetto era di un miliardo 925 milioni. Poi il conto è salito a 2 miliardi 683 milioni. Quindi a 3 miliardi e 47 milioni. Per arrivare, oggi, a 3 miliardi 379 milioni. Ma senza considerare 485 milioni di maggiori esborsi per quattro arbitrati già aperti, altri 100 milioni appena stanziati dal Cipe e il miliardo 108 milioni delle cosiddette "opere complementari" per la tutela archeologica. Totale: 5 miliardi e 72 milioni. Che potrebbero però salire a 6 miliardi, triplicando le cifre di partenza, se il costo della tratta Colosseo-Clodio sarà in linea con quello registrato per il resto dell'opera. 

Liguria 
L'Università paga il prof anche se non fa lezione 

In Liguria è l'assenteismo l'ultima frontiera esplorata dai controllori dei conti pubblici, con l'inchiesta che tocca l'ateneo di Genova: la Corte indaga sull'effettiva presenza nelle aule  -  in occasione di lezioni ed esami  -  di un gruppo di docenti universitari, alcuni dei quali con studi professionali in altre città o all'estero. Spiccano i nomi noti, come l'economista Amedeo Amato e gli architetti Mosé Ricci e Marco Casamonti. L'apertura dell'indagine, rivelata dal procuratore Ermete Bogetti, nasce da un esposto del garante dell'università. 

Un'altra maxi-inchiesta è a carico di alcuni funzionari dell'Inail che avrebbero rilasciato false attestazioni di esposizione all'amianto a lavoratori alla ricerca di benefici previdenziali o assistenziali. Danno erariale: 34 milioni. Nel mirino anche un finanziamento concesso dalla ex Sviluppo Italia a una società che si sarebbe dovuta occupare di charter nautico: delle barche avrebbero fatto uso personale gli amministratori della società e i loro parenti.  
  Calabria 
Il disastro della Sanità: buco da 300 milioni 

La malasanità calabrese costa 300 milioni di euro. Soldi andati via in indennità illegittime per i camici bianchi, assunzioni ingiustificate, risarcimenti ai familiari di pazienti deceduti a causa di errori di medici e infermieri. Nel 2011 sono stati 103 gli atti di citazione in materia di sanità, contro i 17 dell'anno precedente, con una richiesta di danni (300 milioni, appunto) sette volte superiore all'importo del 2010.

Novantuno atti di citazione hanno riguardato primari che tra il 2004 e il 2008 hanno indebitamente percepito indennità non spettanti per attività intramuraria, mentre tre hanno avuto come oggetto il risarcimento danni nei confronti di personale ospedaliero che ha causato il decesso di pazienti. Un danno di 23 milioni è stato stimato per l'illecita trasformazione dei contratti di 76 Co. co. co. L'ombra di una truffa anche dietro lo screening dei tumori femminili: l'illecita utilizzazione dei finanziamenti concessi "ha impedito l'avvio del progetto nonostante l'avvenuto acquisto di costosi macchinari rimasti inutilizzati". 

Lombardia 
E la società del Comune "rinuncia" a sei milioni 
La Lombardia non è solo martoriata dalla corruzione, spesso e volentieri legata all'Expo del 2015. Ci sono anche inspiegabili sprechi. Come quello evidenziato dal procuratore regionale della Corte dei Conti Antonio Caruso, che cita il caso Sogemi: gli ex dirigenti della società municipalizzata che gestisce l'Ortomercato - a cominciare dal presidente Roberto Predolin - sono accusati di non aver incassato dai grossisti i crediti per i canoni di concessione nonostante le sentenze sui contenziosi dessero loro ragione. 

"All'esito degli accertamenti istruttori - scrivono ora i magistrati contabili - emergeva una notevole trascuratezza da parte dei vertici societari". La società aveva "illogicamente rinunciato a oltre 6 milioni di euro". Di qui la decisione di citare in giudizio i vertici della municipalizzata. Ma ci sono anche casi - uno da 204mila euro - di assunzioni di personale esterno alla pubblica amministrazione per incarichi per i quali i dipendenti interni erano in grado di svolgere.  

Friuli Venezia Giulia 
Così la Regione spende per laureare i dipendenti 

Il ricco Nord Est fa incetta di finanziamenti pubblici. E scopre l'espandersi delle inchieste sui contributi a pioggia. Le inchieste della magistratura contabile, nel 2011, hanno riguardato i 430 mila euro di fondi 
regionali a favore di una radio privata per una campagna elettorale per la promozione turistica del Friuli. Ma anche i 60 mila euro che l'amministrazione regionale ha elargito a un'associazione di ginnastica di Trieste o quei 190 mila euro che il Comune di Trieste, nel 2010, pensò bene di distribuire ai propri consiglieri "per interventi contributivi a favore di associazioni operanti nel territorio". 

Il sospetto, qualcosa di più, è che il clientelismo abbia esteso le sue radici ben oltre il Mezzogiorno. Vengono poi citati in giudizio per un danno di circa 189mila euro i vertici dell'Azienda sanitaria di Trieste che nel 2006 consentirono il trasferimento di alcuni dipendenti - interamente spesati con denaro pubblico - presso un ateneo fuori regione per il conseguimento di lauree specialistiche. 


Fonte: La Repubblica

UN GRUPPO SEGRETO DI BANCHIERI INTERNAZIONALI PER UN GOVERNO MONDIALE?



Economia
DI PAUL JOSEPH WATSON
Prison Planet

Il presidente della BCE comunica agli addetti ai lavori che un gruppo segreto di banchieri internazionali – responsabili dello stato senza nazione – diventerà il motore principale del governo mondiale. 

In un discorso davanti all’elitaria organizzazione Council On Foreign Relations tenuto all’inizio di questa settimana a New York, il presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet ha chiesto che l’imposizione del dominio globale venga diretta dal G20 e dalla corrotta Bank for International Settlements (Banca dei Regolamenti Internazionali) in nome della salvaguardia dell’economia globale.

In una conferenza intitolata “Global governance today”, Trichet proclama come necessaria l’imposizione da parte dell’élite di “Un insieme di regole, istituzioni, unità organizzative informali e meccanismi che noi chiamiamo 'governance globale'”.

Nella foto: il presidente della BCE Jean-Claude Trichet

Durante il discorso, Trichet usa l’espressione “Governance Globale” ben oltre una dozzina di volte, sottolineando come “la governance globale è essenziale” per evitare un’altra crisi finanziaria.

La prima sezione del discorso di Trichet è intitolata “Perché abbiamo bisogno della governance globale” e da quel punto in poi lui invoca costantemente la flessione dell’economia come giustificazione per il conferimento del potere di controllare il mondo a istituzioni segrete, antidemocratiche e corrotte.

Momenti significativi del discorso di Trichet possono essere visti qui attraverso il canale ufficiale di Youtube del Council of Foreign Relations.



Una trascrizione integrale del discorso è stata trasmessa dalla Bank for International Settlements, un’organizzazione internazionale di banche 
centrali che ha costantemente fatto pressione per una valuta globale centralizzata che sostituisse quella degli stati nazionali. Trichet sostiene nel suo discorso che la BIS è ”un passo avanti” nell’affrontare la crisi finanziaria.

La principale organizzazione che guiderá le istituzioni del dominio globale, secondo Trichet, è il Global Economy Meeting ( GEM), che regolarmente si riunisce presso il quartier generale della BIS a Basilea. Questo gruppo, sostiene Trichet, “è diventato il primo gruppo per una governance globale tra le banche centrali”. La GEM è essenzialmente un comitato che condiziona la politica sotto l’egida della Bank for International Settlements.

La BIS è un ramo dell'architettura finanziaria internazionale di Bretton-Woods e stretta alleata del gruppo Bilderberg. E' controllata da una ristretta élite che rappresenta le maggiori istituzioni bancarie centrali del mondo. John Maynard Keynes, probabilmente il piú influente economista di tutti i tempi, voleva che fosse chiusa perché era solita riciclare denaro per i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il sito Inversors Insight descrive la BIS come “la piú potente banca di cui abbiate mai sentito parlare”, indicandola come “l’istituto finzanziario piú potente sulla terra”.

La banca esercita il suo potere attraverso il controllo di grandi quantità di valute globali. La BIS controlla non meno del 7% dei fondi d’investimento esteri del mondo, oltre a detenere 712 tonnellate di lingotti d’oro.

“Controllando gli scambi valutari internazionali, oltre l’oro, la BIS puó spingersi molto in lá nel determinare le condizioni economiche di qualunque paese”, scrive Doug Casey. “Ricordate che la prossima volta che Ben Bernanke o il presidente della Banca Centrale Europea annuncerá un incremento del tasso d’interesse, potete essere certi che non l’ha fatto senza il concorso del consiglio della BIS”.

La BIS é fondamentalmente un immenso fondo nero per il governo globale, attraverso il quale vengono furtivamente effettuati trasferimenti segreti di denaro dei cittadini verso il FMI.

“Ad esempio, il denaro del contribuente statunitense puó essere passato attraverso la BIS al FMI e da lì verso qualunque posto. In sostanza, la BIS lava il denaro, non essendoci una contabilitá specifica dell’origine di taluni depositi particolari e di dove sono andati a finire”, scrive Casey.

“La banca ha avuto un ruolo fondamentale nel promuovere l’adozione dell’euro come valuta comune in Europa. Girano voci che il prossimo progetto sia quello di persuadere gli Stati Uniti, il Canada e il Messico a cambiare verso un tipo di valuta regionale, forse da chiamare 'amero', ed è logico ritenere che l’obiettivo finale della banca sia quello di una unica valuta mondiale. Il che semplificherebbe le transazioni e solidificherebbe davvero il controllo dell’economia planetaria da parte della banca,” aggiunge Casey.

La Bank of International Settlements non ha responsabilitá nei confronti di alcun governo. L’ammissione di Trichet, che un ramo della corrotta BIS guiderà il motore principale del governo globale, è una rivelazione sorprendente, ed evidenzia di nuovo che il governo mondiale è di natura intrinsecamente antidemocratica e dittatoriale.

Il fatto che Trichet abbia svelato questo nuovo approccio nella marcia verso il dominio globale davanti ad una platea di membri del CFR é pienamente significativo.

Il Council on Foreign Relations comprende elitaristi influenti e persone importanti di tutti i settori di governi, del business, accademici e dei media. E' il volto pubblico del Gruppo Bilderberg. Il CFR recluta solo membri concordi con la sua agenda per il governo globale e con l’eliminazione della sovranitá statunitense. 

L’obiettivo della missione del CFR era stato ben sintetizzato dal precendente sottosegretario al dipartimento di Stato di Clinton e luminare del CFR, Strobe Talbott, che nel luglio 1992 disse a Time Magazine: “Nel secolo prossimo le nazioni così come le conosciamo saranno obsolete, tutti gli stati riconosceranno un’autoritá singola e globale. La sovranità nazionale dopotutto non era una così grande idea.”

Come abbiamo evidenziato, l’élite glabale ha giá rivelato la nascita del governo mondiale e chi lo guiderà. La gente che ha sperato che l’ONU fosse al timone è stata distratta quando il G20, affianco alla BIS, veniva investito coi mezzi attraverso i quali il governo globale viene coordinato.

Nel suo discorso Trichet riconosce il ruolo del G20 nell’usare la crisi finanziaria per la “piena integrazione nelle istituzioni della governance globale” del mandato dei paesi in via di sviluppo.

“Il G20 è stato efficace nell’indirizzare la crisi globale. Ora siamo in una fase in cui questo forum sta passando da una modalità di agire per risolvere una crisi ad una di contribuire per la prevenzione della crisi”, ha detto Trichet. In altre parole, l’élite ha sfruttato la crisi finanziaria per permettere al G20 di mostrarsi come i salvatori e di conseguenza di conferire a se stessi il potere per imporre le regolazione del dominio globale sugli stati nazionali in nome della necessitá di evitare un’altra crisi mondiale.

Come dichiarato dal presidente della UE Herman Van Rompuy durante il suo discorso a Bruxelles, il 2009 ha segnato il primo anno ufficiale in cui i poteri del governo mondiale vengono esercitati direttamente per controllare le economie degli stati nazionali.

“Il 2009 è anche il primo anno della governance globale, con la costituzione del G20 nel mezzo della crisi finanziaria. La conferenza per il clima di Copenaghen è un altro passo verso la gestione globale del nostro pianeta,” ha detto Van Rompuy.

Titolo originale: "Secretive Group of International Bankers to form a World Government?"

Fonte: http://www.prisonplanet.com/
Link
29.04.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RENATO MONTINI

domenica 26 febbraio 2012

Berlusconi beffa la Giustizia: salvato dalla prescrizione che lui stesso...

Cellulari e tumori, tutti gli studi svelati in un libro. "Siamo le cavie dell'industria telefonica"


cellulare 2
di Lorenzo Lamperti
"Toglietevelo dalla testa". E' il titolo del libro di Riccardo Staglianò, 43enne giornalista di Repubblica, che svela i segreti del rapporto tra cancro e telefonini in un'intervista ad Affaritaliani.it: "I cellulari sono come dei forni a microonde, con la differenza che li teniamo vicini alla testa. Con nessun oggetto potenzialmente nocivo l'uomo ha mai avuto un contatto così intimo. Sono nostre protesi". Che cosa succede quanto telefoniamo? "La protezione del cervello viene meno, ci sono effetti biologici. Chi lo nega è in malafede".
Perché non si ammettono gli effetti nocivi? "E' la stessa cosa del tabacco. Ci sono troppi interessi in gioco. E perché i governi dovrebbero toccare un'industria redditizia? La controinformazione mette a tacere le scoperte scientifiche. Ma l'industria ha paura, le compagnie di riassicurazione fanno tante eccezioni di risarcimento per i cellulari". Qualcuno ha definito il commercio degli apparecchi uno studio epidemiologico: "I cellulari non hanno mai superato i premarket test che fanno tutti i prodotti che possono avere controindicazioni, come i farmaci. Siamo noi i tester di questo esperimento industriale". Quali contromisure? "Usare l'auricolare, elimina il 95% dei rischi".
L'INTERVISTA
Davvero il cellulare è come un forno? 

"E' un'immagine che ha una base di verità, purtroppo. Il tipo di radiazioni emesse dai telefoni cellulari sono in tutto e per tutto simili a quelle del microonde. Hanno una potenza più bassa ma la frequenza è la stessa. Però c'è una grossa differenza: il forno a microonde mica lo tieni attaccato al cervello. Il cellulare invece sì, e anche per molto tempo".
La variante fondamentale è quella temporale?
"Certo, il tempo di esposizione è cruciale. Nella storia dell'umanità non è forse mai capitato che l'uomo tenesse così vicino a sé un oggetto potenzialmente nocivo. Abbiamo raggiunto livelli parossistici. Secondo delle stime, guardiamo lo schermo del cellulare in media 105 volte al giorno. Ce lo abbiamo sempre attaccato alla testa oppure in tasca. Un rapporto così intimo aumenta la necessità di farsi almeno delle domande. Questo oggetto è innocuo oppure stiamo rischiando qualcosa? La risposta è semplice, anche se da 25 anni continuiamo a girarci intorno".
Quindi il cellulare fa male?
"Ci sono una sfilza di prove scientifiche che le radiazioni del cellulare hanno un aspetto nocivo dal punto di vista biologico. Non sto dicendo che sono sicuro che faccia venire il cancro al cervello. Sto dicendo che dobbiamo porci il problema e capire le conseguenze. Ci sono tanti esperimenti scientifici che provano che il cellulare non è innocuo. Ultimo quello di Nora Volkow, direttrice di un'importante agenzia federale americana e inserita qualche anno fa nella lista delle cento persone più influenti al mondo. La Volkow, che tra l'altro è anche la nipote di Trotzkij, ha dimostrato che i cellulari modificano il metabolismo del glucosio nel cervello. Ma già nel 1975 e nel 1994 c'erano stati segnali in tal senso, con scienziati che avevano scoperto come le radiazioni abbattessero le protezioni dei vasi sanguigni del cervello. L'effetto nocivo non si esercita solo a livello termico, ma anche a livello biologico. Cioè, il cellulare non fa male solo perché standoci a lungo diventa caldo ma perché agisce internamente sulle nostre cellule. E negarlo è molto grave. Chi lo fa è in malafede".

Perché lo si nega?
"Ci sono una serie di conflitti di interesse. Il primo, ovviamente, è quello delle compagnie telefoniche. Ammettere che i cellulari, se utilizzati senza alcune particolari precauzioni, fanno male sarebbe per loro una rovina. Il secondo è quello della scienza. Ci sono tantio scienziati che hanno sempre professato che le radiazioni non ionizzanti non possono avere un aspetto nocivo dal punto di vista biologico. L'ortodossia di parte della scienza fa sì che questa verità non sia facile da ammettere. Il terzo è quello dei governi e degli Stati. L'industria dei cellulari è una delle poche che funziona. In Italia lo Stato ha appena incamerato quattro miliardi di euro per l'asta che ha assegnato le licenze per pezzi di spettro elettromagnetico. Chi glielo fa fare di andare a toccare proprio un'industria che va avanti benissimo? In questo momento di crisi, poi, dove tutti gli altri arrancano... E' complicato andare a uccidere la gallina dalle uova d'oro, rompere le scatole a chi produce ricchezza e posti di lavoro. C'è poi anche un conflitto di interessi psicologico, che è quello di tutte le persone comuni, abituate a vivere costantemente in rapporto con il telefono cellulare. Se un giorno ti dicono che il cellulare fa male e il giorno dopo che invece fa bene e, anzi, previene l'alzheimer come è stato detto in uno studio recente quale reazione è la più ovvia? Quella di fare finta di niente e andare avanti. La voce negativa viene messa a tacere da quella positiva e si continua con lo status quo. E' più facile, più comodo e rassicurante. Non vogliamo accettare il tradimento di una cosa a noi così vicina. D'altronde, la gente fuma anche se fa male.
se sa che fa male".
Il fatto che il cellulare faccia male lo si sente da tanto tempo. E' una specie di credenza popolare, no? Le madri dicono ai figli di non tenerlo troppo vicino alla testa o nelle tasche dei pantaloni. Però un'evidenza del rischio non è mai venuta fuori. Come si può passare da credenza popolare a verità scientifica, come è successo per esempio con l'amianto?

"Hai ragione, quella del cellulare è ancora una storia apocrifa. E' l'epifenomeno di tante altre storie. La scienza viene sistematicamente dirottata dai soldi. E' successo col tabacco, è successo col cromo. Le modalità di come questo accade non solo sono simili: sono identiche. Prendiamo il tabacco. Sostituiamo il cancro al cervello con il cancro ai polmoni e la storia è la stessa. C'è la stessa controffensiva mediatica e scientifica non appena viene fuori qualcuno che dice che i cellulari fanno male. Quando si parlava di tabacco, venivano avvicinati gli scienziati amici e le agenzie di comunicazione. Non so se sta avvenendo lo stesso anche con i cellulari, però certo gli eventi sembrano uguali. L'industria telefonica non può accettare che venga messa in discussione la nocività del cellulare. Basti ricordare che cosa è successo nel 1994, quando Larry King fa parlare un signore al quale era appena morta la moglie per un tumore al cervello. E' bastato che quest'uomo dicesse che secondo lui il tumore fosse stato causato dall'eccessivo tempo trascorso al cellulare che in due settimane l'industria telefonica perdesse il 20% del suo valore in Borsa. Stiamo parlando dell'industria più redditizia del pianeta che perde in pochi giorni un quinto del suo valore. Impossibile da accettare, no? Appena un mese dopo, la lobby dei telefoni annuncia che farà un proprio centro studi. La stessa cosa l'avevano fatta quelli del tabacco. Peccato che poi tutti gli scienziati impegnati nel centro non fossero indipendenti. E quelli che venivano da fuori, le voci discordanti, li si lascia in bagnomaria. La tecnica è la stessa: gli si dice che il centro è interessato al loro lavoro, poi cominciano le manfrine, i rinvii. Passa del tempo e non succede niente. E' una enorme dilazione. "Controversia, controversia, controversia", diceva qualcuno. L'industria telefonica non è in grado di mettere a tacere le voci discordanti ma può aumentare il rumore di fondo. Il risultato è che le persone normali non capiscono più niente".
Nel tuo libro proponi un decalogo per un uso sicuro del cellulare. 
Applicando questi suggerimenti il rischio sparisce?
"Usare l'auricolare o il vivavoce. Appena si può mandare un sms invece di chiamare o passare alla linea fissa. Sì, sono tutte cose che limitano i rischi al minimo, si stima tra il 90 e il 95%. Sono dati. Le radiazioni si disperdono con la distanza. Bisogna seguire questi accorgimenti, non ci sono scuse".
Nell'introduzione al libro dici che la voglia di indagare e di scrivere sulla vicenda è partita da una cosa che hai letto sul libretto di istruzione del tuo cellulare... 
"Sì, mi hanno fatto notare che sul libretto di istruzione dell'iPhone c'è scritto che si consiglia di tenere il telefono a una distanza minima di 1,5 centimetri dal corpo. In altri casi, come per il Blackberry, i centimetri diventano 2,5. E' come se sul libretto di istruzioni del rasoio ti dicessero di non metterlo sulla pelle. Qui ci stanno dicendo di usare meno il telefono. Il contrario del motto capitalista: produci, consuma sempre di più. Per quale motivo un'azienda dovrebbe arrivare a una formulazione così contraria a qualsiasi legge del capitalismo? Qual è la pistola alla tempia puntata per scrivere una bestemmia così eclatante? La risposta può essere solo una, cinica e sfacciata: precostituirsi un alibi in previsione di ricorsi e class action dei consumatori. A quel punto, quando qualcuno gli chiederà dei soldi per risarcimento loro potranno dire: 'Eh no, attenzione, noi ve lo avevamo detto a pagina 7 del manuale che consigliavamo di tenerlo lontanto dalla testa'. Allora io dico, se è così, devono scriverlo sulla prima pagina del libretto a corpo 40. Se il cellulare fa male lo devono scrivere chiaramente, come viene scritto sui pacchetti di sigarette".

Ci sarebbe bisogno di un Jeffrey Wigand, le cui rivelazioni misero in imbarazzo l’industria del tabacco, anche per i cellulari?
“Certo che sì. Però spero che si arrivi a qualche risultato anche senza una “gola profonda” e che le aziende facciano dei passi di ragionevolezza, spinti anche da un moto di responsabilità”. Rischiamo di avere tra qualche anno un’ondata di tumori dovuta all’uso del cellulare? “Non mi piace disegnare scenari catastrofici. Al massimo posso riportare dei dati che qualche scienziato dice. Ogni anno ci sono 5 mila casi di tumori al cervello. Se è vero che dopo 10 anni di utilizzo del cellulare raddoppia il rischio i casi possono diventare 10 mila. Qualcuno dice che da qui al 2020 ci saranno 300 mila casi in più dovuti a questo. Però io non voglio suscitare allarmismi, spero che tutto questo sia figlio di una preoccupazione eccessiva. Voglio che questo sia chiaro: io spero di sbagliarmi e che i cellulari non facciano male. Però il problema esiste e bisogna fare qualcosa per prevenirlo. Se è previsto uno sciame sismico e le istituzioni non prendono nessuna precauzione ci sono due epiloghi: o non succede niente o succede qualcosa. Se poi arriva il terremoto e fa dei morti allora di chi è la colpa? Io ti prendo e ti metto in galera. Lo stesso ragionamento deve essere fatto con i cellulari. Speriamo che non accada nulla di male, ma se dovesse accadere allora saremmo tutti colpevoli. Compagnie telefoniche, certo, ma anche scienziati, giornalisti e politici”.
In Italia noi abbiamo una situazione particolare. Da una parte abbiamo l’unico caso di una sentenza del tribunale di Brescia che ha stabilito un risarcimento a carico dell’Inail per un ex manager colpito da un tumore alla testa causato dall’uso eccessivo del cellulare. Dall’altro non si prendono contromisure scientifiche…
“Sì, in Italia c’è una situazione schizofrenica. Negli altri paesi qualcosa hanno fatto. In Francia hanno vietato pubblicità di telefoni cellulari rivolte ai minori di 14 anni. Dall’altra parte gli specialisti dell’Istituto superiore della sanità dice che non c’è nessun rischio. Uno di loro, Susanna Lagorio, sulla maggiore pericolosità per i bambini mi ha risposto: “Come mamma, mi dà sicurezza sapere che mio figlio è rintracciabile”. Ma che risposta è? C’è però da dire che, per la prima volta, il Consiglio superiore di sanità lo scorso 18 novembre ha consigliato di usare l’auricolare e “un’autolimitazione delle telefonate non necessarie”.
Le compagnie hanno paura di eventuali class action?

“Ci sono già delle associazioni di consumatori che stanno lavorando al riguardo. Ci sono alcune cause aperte negli Usa. Certo che hanno paura. Non sarà facile stabilire un rapporto di causalità, ma non era facile nemmeno per le sigarette o per l’amianto. C’è un aspetto agghiacciante: le compagnie di riassicurazione, cioè quelle che assicurano le compagnie assicurative, fanno tantissime eccezioni di risarcimento per i cellulari. Lo ritengono un rischio. Swiss Re mi ha confessato che da una cosa del genere potrebbero finire in ginocchio. E’ uno scenario che fa perdere il sonno alle aziende telefoniche”.
La società può fare a meno del cellulare?
“Macché, proprio no. E io per primo. Non sono un luddista, ho insegnato per anni Nuovi media all’università e amo la tecnologia. Io non voglio dire di non usare il cellulare, ma usarlo in modo consapevole, sapendo che non è un oggetto inoffensivo”. Si può definire la diffusione dei cellulari come un enorme studio epidemiologico di massa? “E’ una definizione un po’ provocatoria ma credo di sì. Il cellulare è uno dei pochi prodotti di massa che non ha dovuto passare il “premarket test”, la verifica preliminare alla commercializzazione che si fa di ogni farmaco o prodotto potenzialmente nocivo. Perché? I motivi sono ancora incomprensibili. Certamente se nessuno ha verificato che il cellulare fosse innocuo, tutti noi siamo i tester. Allora si può dire che mettere i cellulari sul mercato è stato un grande esperimento, ancora in corso, e noi siamo le cavie”.
Ma come ti è saltato in mente di andare a rompere le scatole all’industria telefonica? 
“Lo so, questo è un argomento da rompicoglioni. Tra i 10 maggiori spender pubblicitari in Italia, quattro sono aziende telefoniche. È difficile andare a dargli fastidio. Ho potuto farlo solo in un libro, perché credo che ormai libri e teatri siano gli ultimi spazi di libertà totale. Pensare che una volta ricevevo tanti complimenti da amministratori delegati delle compagnie quando scrivevo articoli che mettevano in luce gli aspetti positivi dei cellulari soprattutto per il loro ruolo nei paesi in via di sviluppo. Ora credo che sarà difficile che qualcuno mi regali mai una ricarica…

Diritto di Polemica
AFFARITALIANI