Ancora un bellissimo articolo tratto dal mitico portale Young.it....
L'articolo è della giornalista Casertana Valentina Sanseverino.
Un chiarimento veramente ben fatto sui motivi del colpo di stato alle Maldive.
Islam o turismo? Le vere ragioni del colpo di stato alle Maldive
Colpo
di stato nel paradiso delle vacanze: gli scontri tra esercito e
manifestanti della notte scorsa in Piazza della Repubblica nella
capitale Malè hanno portato ad una svolta nella situazione di tensione
che si protraeva ormai da 3 settimane nella repubblica di atolli
dell’Oceano Indiano, dove attualmente vivono 349.106 abitanti.
Stamane infatti il Presidente Mohamed
Nasheed, fondatore del Partito Democratico eletto nel 2008 al termine
di una campagna elettorale incentrata sulla diffusione della democrazia e
la tutela dei diritti costituzionali in tutto l’atollo, si è dimesso
con un discorso al suo popolo al termine del quale ha dichiarato "Mi
dimetto perché non sono una persona che vuole governare con il potere.
Penso che se il governo fosse rimasto avrebbe dovuto usare la forza e
fare del male a molti cittadini. Mi dimetto perché ritengo che se il
governo fosse rimasto in carica, avrebbe dovuto affontare influenze
straniere. Ho sempre augurato ogni bene ai cittadini di questo Paese,
ora e in futuro. Ora che ho preso questa decisione vi auguro prosperità
in questa vita e nella prossima"
A
scatenare la rivolta nel paradiso naturale l’arresto, qualche settimana
fa, del capo della Corte Penale, il giudice Abdulla Mohammed, accusato
di essere al soldo dell’ex Presidente Maumoon Abdul Gayoo, al potere per
30 anni. Gayoo, contro cui Nasheed si è scontrato più volte finendo
per questo anche agli arresti prima di sconfiggerlo definitivamente
alle prime elezioni presidenziali libere nella storia delle Maldive, è
oggi a capo del partito progressista di opposizione e ha dalla sua la
maggioranza delle forze dell’ordine e dell’esercito. Sarebbero stati
proprio loro, secondo dichiarazioni ufficiali rilasciate alla stampa dal
portavoce Abdul Raheem Abdul Latif, a consigliare a Nasheed di
dimettersi “Non è un colpo di stato, nel modo più assoluto” ha
sottolineato il portavoce dei militari che nel corso delle rivolte di
ieri notte nella capitale si sono divisi in due: una parte contro i
manifestanti, tra cui ci sarebbero stati numerosi arresti e feriti, e
una dalla loro parte. E dopo gli sconti della scorsa notte, stamani un
gruppo di agenti di polizia «ribelli» aveva preso il controllo della
televisione di Stato e iniziato a trasmettere appelli ai cittadini
affinché scendessero nelle strade per partecipare alla rivolta contro il
presidente, sostituito ora dal suo vice Waheed Hassan, che oggi
ha giurato davanti al presidente della Corte Suprema divenendo il 5°
Presidente delle Maldive, in attesa che vengano indette nuove elezioni.
L’ormai ex Presidente Nasheed,
che in un paese dove fino al 2005 non esistevano partiti politici è
anche capo delle forze armate e massima autorità religiosa, si
troverebbe attualmente nella sua residenza, “non agli arresti
domiciliari” come ha sottolineato il colonnello Abdul Raheem Abdul
Latheef, portavoce dell’esercito, e sarebbe in grado di comunicare con
l’esterno; di diverso avviso il fratello dell’ormai ex Presidente che ha
dichiarato alla stampa "E' confinato
contro sua volontà”. Una posizione anomala quella dell’uomo che nel
2009 organizzò un Consiglio dei Ministri sotto il mare per porre
l’attenzione dei leader di tutto il mondo sulle conseguenze dei
cambiamenti climatici, che per anni si è costruito la fama di attivista
pro-democrazia e che è stato prigioniero politico per essersi opposto al
regime di Gayoom, proprio il leader dell’opposizione del partito
filo-islamico "Dhivehi
Qaumee” che oggi lo accusa di corruzione, nepotismo, abuso di potere e
ripetute violazioni della Costituzione. Ma la crisi che ha travolto,
seppure in maniera leggera e poco violenta, le Maldive deve essere
ricercata nell’atavico scontro tra islamici e cristiani: il paese è
diviso tra la tendenza a soddisfare tutte le richieste di un turismo
occidentale di matrice prevalentemente cristiana e le frange islamiche
della popolazione autoctona, che proibisce Chiese, culto cristiano e
Bibbie. La Costituzione del 1997, infatti, ha istituito l’Islam come
religione di stato: ciò comporta che ai non-musulmani è vietato il culto
pubblico e che chiunque si converta ad un’altra fede possa perdere la
cittadinanza. Nel 1998
tutti gli stranieri cristiani furono espulsi e i 50 cittadini cristiani
delle Maldive furono incarcerati e islamizzati, mentre qualche anno
dopo Shijo Kokkattu, professore cristiano di origine indiana, è stato
espulso dal paese dopo che la polizia ha trovato una Bibbia e un Rosario
in casa sua. Insomma un presidente democratico e una legge
islamica rappresentano un paradosso con cui nessun paese potrebbe
convivere: da qui lo scontro che rischia di far precipitare la
situazione dei diritti umani nell’atollo.
Uno scontro di cui però i centinaia di turisti che affollano l’atollo non si sono resi conto: “I
turisti italiani non si sono accorti di nulla” si è infatti affrettata a
dichiarare Giorgia Marazzi, console onorario dell'Italia alle Maldive. La
Farnesina fa sapere che nei villaggi turistici non sono arrivati
nemmeno gli echi di una rivolta che è ristretta alla sola capitale Malè,
in cui il governo italiano invita a non recarsi. “Viaggiare Sicuri”
ricorda che "vi potrebbero essere difficoltà con i voli da e per
l'aeroporto di Malè, che potrebbero subire ritardi o cancellazioni. Si
consiglia ai connazionali di registrare i dati relativi al viaggio sul
sito 'Dove siamo nel mondo' " Da ultimo "si fa presente che in caso di
gravi incidenti o dell'insorgere di gravi patologie di tipo sanitario si
dovra', molto probabilmente, essere trasportati via aerea a Colombo
(Sri Lanka) in strutture specializzate oppure - con tempi di percorrenza
piu' lunghi - a Chennay in India. A tale riguardo si consiglia di
sottoscrivere una assicurazione che copra anche le spese sanitarie e
l'eventuale trasferimento aereo del malato in altro Paese”.
FONTE: YOUNG.IT
Di Valentina Sanseverino
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