Dopo alcune esitazioni,finalmente il governo ha presentato al dl liberalizzazioni,l'emendamento per il pagamento dell'Imu sugli immobili della Chiesa adibiti ad attività commerciali,eliminando il meccanismo di esenzione vigente.E'stata così superata l'ambiguità della norma precedente sul concetto di prevalenza,chiarendo che per tutti gli enti no-profit, l'obbligo di pagare l'imposta municipale scatta solo sulla porzione del bene nella quale si svolge l'attività commerciale e che gli adattamenti catastali partiranno dal 2013.In questo modo il governo intende cancellare i privilegi della Chiesa e non si esclude nemmeno la possibilità di un’ingiunzione volta a recuperare quanto non pagato dalla Chiesa.Il gettito per le casse dei comuni potrebbe ammontare a 500/600 milioni, secondo quanto dichiarato da Graziano Del Rio,presidente dell'Anci.
La polemica è nata per il mancato coraggio o la mancata presa
di posizione nei confronti di categorie protette di persone, fisiche o
giuridiche, che per prime dovrebbero contribuire a risollevare le sorti
del paese come la Chiesa; anche perché è vero
che è stata esentata dal pagamento dell’Ici dal 2004 dopo la
sentenza della Cassazione nella quale si stabiliva
l’esenzione dall’Ici in caso di svolgimento all’interno dell’immobile di
attività meritoria e legata al culto, ma è vero anche che la Chiesa
non paga ma incassa tramite l’8 per mille.
A quella sentenza, che spiegò meglio quanto contenuto nel Dlgs n. 504/1992
di introduzione dell’Ici del 1992 che prevedeva l’esclusione per
immobili “particolarmente meritevoli”, si aggiunse il
provvedimento di Berlusconi che eliminò del tutto il
pagamento dell’Ici per gli immobili della Chiesa cattolica e,in seguito,per non essere da meno, si aggiunse un "ritocco" ad opera del governo Prodi che
ne limitava l’esenzione agli immobili con finalità non “esclusivamente”
commerciali: non esclusività che permise alla chiesa di evitare la
tassazione anche su strutture ricettive come alberghi e villaggi i quali
possedevano una cappella interna alla struttura.
Ogni anno la Chiesa risparmia, grazie all’esenzione dall’Ici, circa
due miliardi di euro (perdita per le casse statali)
sui circa 50.000 immobili di ogni tipo e genere, ad esempio a Roma anche la sede di commissariati di Polizia e
Carabinieri sono di proprietà del Vaticano, a Milano invece si stima che il suo patrimonio immobiliare,soprattutto nel centro storico,ammonti al 40% del totale e non è mai stato effettuato
un censimento vero e proprio e, soprattutto poco
si sa sulla effettiva destinazione edilizia degli immobili della Chiesa
anche se si stima che almeno 30.000 di queste unità immobiliari sia
destinata ad attività imprenditoriali. Se poi si aggiungono le
altre tassazioni cui la Chiesa dovrebbe essere soggetta ma dalle quali
non viene neppure sfiorata, abbiamo tutte le imposte proporzionali,
come l’Irpef, che porterebbero altri 4 miliardi di euro circa nelle casseforti del nostro stato.
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