venerdì 3 febbraio 2012

«Cercate i ragazzi dentro la stiva»

Un uomo aveva chiamato il giorno dopo il disastro per denunciare «minori al lavoro». La chiamata nelle carte dell'inchiesta, la Capitaneria cerca riscontri. La replica della Costa..
GROSSETO - La sera dopo il disastro della Concordia, quando ancora sono in pieno svolgimento le operazioni di recupero e soccorso, all'Ufficio circondariale marittimo di Porto Santo Stefano arriva una telefonata. È il 14 gennaio e sono le 20,15. Nei brogliacci della Guardia Costiera, finiti agli atti dell'inchiesta, quella telefonata viene così riassunta: «Ci contatta il signor (omissis, ndr) riferendo che sulla Concordia ci sono ragazzi di età compresa tra i 13 e i 16 anni che effettuano lavori di facchinaggio e hanno dormitori nella stiva». È un particolare, questo, che adesso il pool dei magistrati – coordinati dal procuratore capo Francesco Verusio – stanno approfondendo in queste ore. Se la priorità al momento è infatti quella, più che comprensibile, di avere più informazioni possibili da riscontrare poi con l'apertura della scatola nera – anche ieri sono stati sentiti due membri dell'equipaggio – carabinieri e uomini della Capitaneria di Porto hanno già cominciato a lavorare su questa telefonata. Nei prossimi giorni, ad esempio, sarà probabilmente chiamato in caserma l'uomo che ha fatto quella chiamata. Questo particolare si è incrociato, sin da subito, con la lista dei membri dell'equipaggio che risulta essere agli atti. LA LISTA - La lista, scritta a mano il giorno dopo il naufragio, dà contezza dei sopravvissuti del personale di bordo: accanto al nome e al cognome viene trascritta anche la data di nascita. Ci sono oltre venti pagine scritte a mano. Ma sono tre le pagine alle quali mancano le dati di nascita. Al momento una semplice disattenzione, dovuta all'emergenza e alla mole di dati da registrare, che però gli inquirenti osservano con estrema attenzione. La compagnia Costa è sempre stata una delle realtà economiche più impegnate contro lo sfruttamento del lavoro clandestino e contro l'impiego dei minorenni tanto da fare una campagna apposita. Ed è anche per questo motivo che alla Capitaneria di Porto sono – da un lato – estremamente cauti e – dall'altro – assolutamente decisi. Un ufficiale della Guardia Costiera, che si occupa delle indagini, interpellato in merito si limita a dire: «Non posso dire nulla se non che ci sono accertamenti in corso». Il giallo di presunti clandestini all'interno della nave fu evocato la prima volta dallo stesso capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, che il giorno dopo però fece una specie di retromarcia sulla sua dichiarazione che aveva sollevato un vespaio di polemiche. Ma che le eventuali problematiche dei contratti lavorativi stiano a cuore degli inquirenti, lo dimostra il fatto che gli stessi finanzieri di Grosseto abbiano chiesto di occuparsi di questo aspetto. Che però potrebbe scivolare nelle mani dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro o dei tecnici dell'Ispettorato del lavoro, ovvero quelli competenti per materia, come hanno spiegato in Procura. Un passo fondamentale per chiarire questo aspetto – la presenza di minori denunciata da una telefonata finita agli atti dell'inchiesta – potrà comunque essere chiarito una volta che la nave sarà svuotata e saranno recuperati tutti i corpi che ancora mancano all'appello: i rilievi antropometrici stabiliranno se le ossa appartengono a minorenni o a maggiorenni. LA REPLICA DELLA COSTA - Immediata la replica della compagnia Costa Crociere: «Le accuse mosse alla compagnia di utilizzare forme di lavoro nero o minorile sono ignobili. Costa è certificata SA8000 ed è stata la prima azienda di navigazione al mondo che si è sottoposta volontariamente alla certificazione di responsabilità sociale. Dal 2004 Costa Crociere ha ottenuto questa certificazione che garantisce massima tutela in materia di: lavoro minorile, non solo per la Compagnia, ma anche per i fornitori, che devono certificare che non utilizzano lavoro minorile; parità di genere, parità di religione, parità di etnia e parità di paga per il tipo di lavoro svolto. Costa Crociere è sotto lo stretto controllo dell’ente di certificazione americano Social Accountability Accreditation Services (SAAS), che ha redatto la certificazione SA 8000, ed è sottoposta a controlli del RINA due volte all’anno. Tutti i membri d’equipaggio che lavorano a bordo delle navi Costa Crociere hanno un regolare contratto di lavoro. Le condizioni retributive di tutto il personale imbarcato sulle navi di Costa Crociere sono regolate da contratti di lavoro di primo e secondo livello siglati con le Organizzazioni Sindacali nazionali affiliate alla ITF (International Transport Federation workers), firmatarie delle tabelle di armamento ai sensi dell’art. 3 della Legge 30 del 1998. Costa Crociere garantisce il pagamento dei salari in base alla legislazione corrente, accertandosi che sia sufficiente a garantire un dignitoso tenore di vita a tutta la famiglia. In merito alle condizioni di lavoro a bordo, la Compagnia precisa che i membri d’equipaggio a bordo delle navi Costa sono ospitati in cabine singole con bagno privato, cabine doppie con bagno privato, cabine doppie con bagno condiviso con altra cabina doppia. Tutte le cabine dispongono di letti e arredamento confortevoli, televisione e lettore DVD. In merito alle accuse di ospitare clandestini a bordo di Costa Concordia, Costa Crociere ribadisce che ogni singola persona a bordo è registrata, equipaggio e passeggeri. È impossibile che qualcuno possa accedere alla nave senza l’autorizzazione del responsabile sicurezza e registrazione. Ci sono rigidi controlli. Il processo di imbarco prevede, a seconda dei porti, un controllo da parte delle varie organizzazioni portuali, per l'accesso ai terminal crociere e alle porte d'ingresso. Presso gli accessi alla nave esiste un controllo di security di bordo, che verifica che chi si presenta sia in possesso dei documenti richiesti. La lista delle persone a bordo di Costa Concordia, che è sempre stata in possesso della compagnia, è stata messa a disposizione anche delle autorità che hanno gestito le operazioni di soccorso, compreso il conteggio delle persone». Simone Innocenti - Corriere Fiorentino

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