Messa in soffitta dai grigi burocrati non-eletti che hanno in pugno il governo di un’Europa berlinocentrica, le cui maschere Merkel e Draghi impugnano

In Olanda, infatti, proprio la recessione e l’austerità imposta dalla Commissione Europea mette in crisi l’esecutivo di Mark Rutte: la coalizione di centro-destra ha perso il determinante appoggio esterno della destra xenofoba euro-scettica di Geert Wilders. «Non lasceremo scorrere, a causa di Bruxelles, il sangue dei nostri pensionati», ha detto Wilders, “staccando la spina” dalla maggioranza, alle prese con la “cura dimagrante” imposta anche agli olandesi: un ritocco dell’Iva, il congelamento dei salari pubblici e tagli (per ora contenuti) alla sanità e alla cooperazione per lo sviluppo. «Le misure di rigore olandesi appaiono modeste, se confrontate con le manovre “lacrime e sangue” attuate in Grecia, ma pure in Italia, Spagna, Portogallo e altrove», scrive Giampiero Gramaglia sul “Fatto Quotidiano”. Eppure, la

Difendere la Francia dalla finanza: è la parola d’ordine che Hollande rilancia, un minuto dopo l’esito degli exit poll che lo proiettano in testa nella corsa all’Eliseo, mentre il candidato dell’ultrasinistra Jean-Luc Melenchon esorta i suoi supporter a votare senza riserve per Hollande, al ballottaggio. La sinistra francese – socialista e radicale – è divisa sulle cifre, ma non sulla sostanza: se l’Europa di Bruxelles predica la teologia del rigore e impone tagli al welfare, sia Hollande che Melenchon “rispondono” a modo loro: promettono di ridurre l’età pensionabile e di introdurre un “reddito di cittadinanza” per chi non lavora – secondo Melenchon, almeno 1.700 euro mensili. «Aspetti degni del massimo interesse – dice l’ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti – specie se messi a confronto con l’attuale politica italiana», incapace di uscire dal

Da Marchionne a Monti, domina la minaccia dell’emergenza permanente a motivare tagli a senso unico, con Pd e Pdl praticamente ammutoliti – all’ombra di Elsa Fornero e Giorgio Napolitano – senza che siano in campo vere soluzioni politiche. Motivo: «Non c’è un’ombra di visione», dice Giulietto Chiesa: «Manca completamente la percezione della gravità della crisi e delle sue cause: nessuno ammette che non potremo più “crescere” come prima, specie in un sistema con regole truccate, democrazia sospesa e potere usurpato dai ricattatori dell’alta finanza, che oggi dominano le istituzioni». Risultato provvisorio: disaffezione elettorale e annunciato sabotaggio delle urne. Anche in questo, la Francia è in controtendenza: per denunciando una campagna “stanca”, ha votato l’80% del francesi. Stando ai primi sondaggi basati sul risultato provvisorio, Hollande vincerebbe il ballottaggio con il 54% dei voti, contro il 46% di Sarkozy. Per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica, intanto, un presidente uscente si ritrova battuto al primo turno. Non è ancora la Waterloo del “marito di Carlà”, ma il vero sconfitto già si delinea: è l’Europa di Bruxelles e della Bce, quella dei “mandanti” di Mario Monti, l’uomo appoggiato da Bersani e Alfano.
Fonte:Libre associazione di idee
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