di: wronschi
Dopo l’aviaria, la suina e l’Escherichia coli, una nuova pandemia contagia la popolazione: la Precarietà. La Precarietà si contrae attraverso rapporti di lavoro occasionali non protetti. Non esiste ancora una cura efficace. Nemmeno il celebre rimedio della nonna, ovvero la raccomandazione offre oggi una copertura completa. L’82 per cento dei giovani in cerca di prima occupazione contrarre il morbo. La percentuale sale al 94 per centro tra i laureati: la categoria più a rischio. Il periodo di incubazione della malattia dura fino a cinque anni, per l’intero corso di laurea. Dopo si manifestano i primi sintomi quali: 1) Perdita dell’orientamento: Il lavoratore precario cambia spesso posto di lavoro. Se il dubbio che attanaglia ogni mattina gli impiegati a tempo indeterminato è: «Dove ho parcheggiato la macchina?».
Quello che tormenta io lavoratore precario è: «Dov’è il mio ufficio?». I precari cambiano così spesso posizione che Rutelli li vuole nell’Api. 2) Depressione: i lavoratori precari sono così giù di morale che tutte le volte che organizzano un sit-in davanti al Senato la polizia risparmia sui lacrimogeni. La depressione è dovuta anche al fatto che lo stipendio del lavoratore precario viene generalmente addebitato con un ritardo. Una volta si veniva pagati a tre mesi, ora nella prossima vita: se l’ultimo bonifico che hai ricevuto è in sesterzi, significa che nel 30 avanti cristo eri un consulente. 3) Indigenza: Lo stipendio medio di un precario è di 800 euro a mese. L’unico appartamento che un precario può permettersi è infatti quello al secondo piano della libreria Billy dell’Ikea. 4) Infertilità: Quando una lavoratrice precaria resta incinta può scegliere se perdere il lavoro, perdere il bambino o convincere Alberto di Monaco che è lui il padre. Precarietà: Se la conosci, la eviti.
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