Qualcosa non va in questo sistema.
Qualcosa di profondamente sbagliato, di iniquo ed ingiusto c’è in un
Paese quando 10 persone, le più ricche d’Italia, hanno un capitale pari a
quello di 3 milioni dei più poveri. No, qualcosa di profondamente
ingiusto e sbagliato c’è, quando in un paese democratico viene permessa
questa sperequazione economica. Qualcosa non va e deve essere cambiata,
subito, se non vogliamo che la situazione degeneri.
È semplicemente indegno
di un paese democratico una simile disuguaglianza economica. Indegno,
non conosco altri aggettivi più efficaci. Ed ancora più indegno è che in
un periodo di crisi ed austerity il governo tagli i fondi per il
Welfare State che permette anche a quei 3 milioni di cittadini di avere
un’assistenza sanitaria gratuita o di poter mandare i propri figli a
scuola. In un momento di crisi, dove aumenta la povertà, la
disoccupazione e la disperazione, lo Stato deve farsi carico di chi sta
indietro, di chi non ce la fa, di chi prova a sopravvivere e non, come
invece sta facendo, aiutarli a buttarsi giù dal baratro. Ed ancora più
indegno è che in un periodo di crisi il governo pensa a reperire fondi
dalle classi più povere lasciando intatte le grandi ricchezze: il
governo Monti tassa i poveri lasciando inalterati i grandi capitali.
È indegno di un paese democratico
che si pensi di sanare il bilancio dello stato tagliando le pensioni e
abolendo i diritti sindacali, mentre i grandi patrimoni vengono lasciati
intatti. È indegno di un paese democratico che i vari Michele Ferrero
(il più ricco d’Italia e vanta un patrimonio di 14,2 miliardi di euro)
Leonardo Del Vecchio (8,6 miliardi di euro), Giorgio Armani (5,4
miliardi), Miuccia Prada (5.1 miliardi), Paolo e Gianfelice Rocca (4.5
miliardi), Silvio Berlusconi (4.4 miliardi), Patrizia Bertelli (2,7
miliardi) Stefano Pessina (1,9 miliardi), Famiglia Benetton (1,5
miliardi) , Mario Moretti Polegato (1,3 miliardi), possano aver
accumulato così tanta ricchezza senza dover pagar dazio allo stato. Se è
lecito che abbiano onestamente accumulato capitali non è lecito che in
un periodo di crisi loro non paghino quanto e più degli altri. Forse un
lavoratore che suda tutto il giorno non ha guadagnato lecitamente il
proprio salario?
Forse il piccolo artigiano
o commerciante non ha guadagnato onestamente il proprio pane? Forse il
pensionato non si è lecitamente meritato la pensione? Ed allora perché
questi ultimi possono essere tassati e gli straricchi no? Perché la
crisi la devono pagare i poveri e non la nuova casta di super ricchi?
Perché Prof. Monti non prova a far quadrare i conti tassando anche e
soprattutto chi ha maggiori risorse? Perché insistere, in maniera sadica
ed esasperando gli animi e le tensioni, sul taglio dello Stato sociale,
sul taglio dei diritti dei lavoratori, sul taglio delle pensioni,
sull’aumento delle accise sui carburanti, sull’aumento dell’Iva,
sull’introduzione della tassa sulla prima casa ecc…? Perché Prof. Monti
insiste in questo massacro?
Lei dice di essere un uomo di Stato,
ma un uomo di Stato dovrebbe avere a cuore le sorti del suo paese e
guidarlo con giustizia ed equità e francamente, mi permetta, non mi pare
stia cogliendo la gravità del momento. Il problema dell’Italia non è
solo lo spread, i mercati finanziari o gli investitori esteri. Il vero
problema è la povertà che avanza e il conflitto sociale che sta per
esplodere. Prof. Monti, ma non vede che la tensione sociale è alle
stelle e che, nonostante abbia l’appoggio del Quirinale, di una
maggioranza parlamentare trasversale e di tutte le Tv, l’Italia sta
esplodendo? Perché insiste in maniera cinica a tartassare i soliti e
lasciare intatti i grandi capitali? Perché?
Massimo Ragnedda
Fonte:Tiscali.it
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