mercoledì 4 aprile 2012

Il popolo irlandese rifiuta le tasse inique l'equivalente della nostra IMU

pubblicata da Informazione - Illuminiamo le Coscienze 


Quasi la metà dei cittadini irlandesi si rifiuta di pagare la tassa sulla casa (“Household Tax”), imposta dal governo per ripagare i prestiti dei grandi organismi dell’usura internazionale.
Alla scadenza del 31 marzo, circa 805.500 proprietari di casa degli oltre 1,6 milioni registrati non hanno pagato la tassa che ammontava a 100 euro annui. Ora rischiano non soltanto multe salate, ma anche la prigione per aver “osato” opporsi ad una tassa ingiusta voluta dal governo. E proprio l’esecutivo di Dublino aveva voluto introdurre questa tassazione che avrebbe dovuto servire come parte di un accordo con l’Ue e il Fondo monetario internazionale per restituire il prestito da 85 miliardi di euro contratto a tassi d’usura due anni orsono e per sbloccare i nuovi “aiuti”. Tuttavia la decisione non è affatto gradita ai cittadini dell’ex Tigre celtica anzi è assolutamente impopolare, e questo perché è stato applicata indifferentemente a tutte le famiglie, povere o ricche che siano. La strategia di boicottaggio e di opposizione popolare è stata portata avanti da nove membri del parlamento irlandese, che per questo l’hanno assimilata alla campagna di protesta della fine del XIX secolo contro gli sfratti e gli affitti troppo alti. I deputati contrari alla tassa appartengono principalmente alla United Left Alliance o indipendenti, e per questo hanno lanciato già da settimane una campagna di boicottaggio. A fianco a loro si è schierato anche Joe Higgins, membro del Socialist Workers Party, che ha invitato gli irlandesi a boicottare la tassa definendola una “coercizione” che il governo non ha il diritto di imporre a più di un milione e mezzo di persone. Anche due deputati del Sinn Fein si sono associati alla protesta.
D’altronde i cittadini irlandesi sono stati negli ultimi mesi oggetto di dure manovre di austerità, attraverso misure draconiane da 24 miliardi di euro messe in atto con aumenti fiscali e tagli alla spesa. E finora l’ex Tigre celtica è stata presentata come un fulgido esempio di come battere la crisi imponendo tagli senza vedere allo stesso tempo l’insorgere di disordini sociali. La settimana scorsa intanto l’Ufficio nazionale di statistica aveva sottolineato che il Paese è finito ancora in recessione registrando un calo del Pil dello 0,2 per cento nell’ultimo trimestre del 2011, dopo il calo dell’1,1 per cento nel trimestre precedente.
Il maggior gettito atteso dalla nuova norma è stato formalizzato in 160 milioni di euro. Questo per il 2012, mentre a partire dal 2013 sarà introdotto un aumento che dovrebbe condurre a regime l’imposta, fissandone il gettito a non meno di mezzo miliardo di euro, un bottino ritenuto elevato per un Paese come l’Irlanda. Niente da fare, nonostante le polemiche e le minacce, il primo ministro Enda Kenny (nella foto) è stato chiaro: l’imposta è una delle condizioni sottoscritte al Fondo monetario internazionale e alla Banca centrate europea in vista dello sblocco di ulteriori 3,9 miliardi di euro di prestiti. Un’imposizione che come hanno dimostrato i risultati non ha soddisfatto il popolo irlandese. E per questo la metà dei proprietari di casa non ha pagato l’imposta, esprimendo così il suo dissenso contro la politica del governo che obbliga i cittadini a fare enormi sacrifici per ripagare gli errori ingiustificati commessi da banchieri e politici senza scrupoli.


http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=14120

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