venerdì 20 aprile 2012

Lo vorreste Grillo premier? Tra le tante colpe questa Tv avrà anche quella di aver nutrito il nuovo teletribuno


Ci siamo appena liberati di un uomo forte (fino a quando?)  e un altro si profila all’orizzonte. Innegabile, infatti, che Silvio Berlusconi grazie alle televisioni di famiglia e poi anche al controllo sulla Rai abbia preparato il substrato per il raggiungimento e il mantenimento del consenso alle urne. Tralasciamo altri escamotage. È sceso in politica, Berlusconi, trascinando la politica con lui, a bassezze da Guinness. Figlio della televisione, e comunque di quella società dello spettacolo teorizzata da Guy Debord, negli insospettabili anni Sessanta.
Dopo oltre un quarantennio, tutto è show, persino un grande cardiologo alla ricerca di fondi deve assoggettarsi alla questua di rete in rete, con cuoricino di plastica pulsante appiccicato al bavero della grisaglia. Possiamo stupirci della marcia inarrestabile di Beppe Grillo e del suo Movimento 5 Stelle? Ricordo Grillo, dirompente cabarettista, negli show di Pippo Baudo o sul palco dell’Ariston a Sanremo; fustigatore delle malversazioni politiche di stagione. Lo ricordo addirittura testimonial di un famoso yogurt, finito il quale – amava il gusto al mirtillo - invitava allo sciopero. Faceva ridere. Oggi, mentre spinge allo sciopero contro i politicanti in azione, fa meno ridere. Forse perché tutti abbiamo meno voglia di ridere. Intuita la mala parata – anche la satira vive la crisi – l’ex comico genovese ha indossato i panni più comodi e popolari del teletribuno; ha utilizzato la sua potenza mediatica per lanciare messaggi venati di populismo, qualunquismo, e altri “ismi” deteriori di cui non abbiamo bisogno. E che potrebbero dare esiti esiziali.
Le varie trasmissioni di approfondimento, da Serviziopubblico a Piazzapulita, tengono il becco continuamente aperto e al pari di pulcini di condor si sfamano delle “perle” grillesche. Il TgLa7, ogni lunedì, ci aggiorna sui balzi in avanti dell’astensionismo e al contempo dei potenziali elettori del Movimento 5 Stelle. Astensionismo/Movimento 5 Stelle: che il trend sia questo deve voler dire qualcosa. Niente di buono, cioè. Tendo a sposare la tesi del politologo Giovanni Sartori: “Grillo dice cose assurde, manca di credibilità. Non sa nulla di politica o di economia, un Grillo al governo sarebbe peggio di Berlusconi”.
Al di là dei ritardi nella gestione della crisi, l’eredità peggiore del berlusconismo è l’idea entrata nella vulgata che un premier debba essere dotato di naturale carisma, spirito di iniziativa, attitudine all’ammuina. Ma far crescere un’azienda (Berlusconi), magari sfruttando losche connivenze, o saper trascinare le plateee (Grillo) soffiando sul fuoco del malcontento non deve ingenerare inganni. Governare o esprimere candidature credibili nei ruoli nodali sono tutt’altri mestieri, una volta demandati alle scuole di politica. Gli Usa ebbero Regan, noi potremmo avere Grillo. Votare è un diritto, libertà è partecipazione ai diritti, benché si riveli purtroppo compito sempre più gravoso.
Fonte:Tiscali.it

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