venerdì 11 maggio 2012

La vittoria di Grillo 'il politico'. L'unico vero anti-Monti è lui


Di Marco Marturano
La prima vera non notizia della politica dell'era Monti celebrata da queste elezioni è esattamente il "mostro" dell'astensionismo. Certamente quello registrato in questo turno elettorale è un chiaro segnale di disaffezione dal voto ma non è una sorpresa perché in realtà tutte le elezioni dal 2009 ad oggi sono sempre state segnate da un vistoso e progressivo calo degli elettori. Facciamo due esempi utili. Alle elezioni regionali della Lombardia nel 2010 in cui ha trionfato l'acciaccatissimo Formigoni in crisi di firme e di consensi andarono alle urne il 64% circa degli elettori, ma di questi più del 10% lasciò in bianco la scheda o la annullo'. Ovvero 1 lombardo su 2 partecipò alle elezioni scegliendo un presidente, un partito e un consigliere da mandare in Regione.
A Milano nel 2011 la storica vittoria di Pisapia è stata prima di tutto fortemente condizionata dal drastico astensionismo dell'elettorato del centrodestra e infatti lo straordinario risultato dell'attuale Sindaco di Milano al primo turno si è verificato a dispetto del fatto che in numeri assoluti gli elettori che lo votarono erano, anche se di poche migliaia, meno di quelli che votarono Ferrante nel 2006. Insomma l'astensionismo non è la novità dell'era Monti e tantomeno il caso politico delle elezioni 2012. L'astensionismo è la costante degli ultimi 4 turni elettorali italiani e se proprio qualcosa vogliamo attribuire alla crisi economica e sociale, al calo di fiducia nei partiti e ad un parziale fallimento del Governo Monti è l'incapacità di risollevare una tendenza negativa della partecipazione elettorale e addirittura il contributo dato invece a peggiorarla. Colpa più grave per il Governo Monti che tanto quanto doveva risollevare l'economia del Paese avrebbe dovuto riavvicinare la politica ai cittadini proprio perché questo Governo dovrebbe essere la ricetta contro il fallimento dei partiti, in pura teoria. Certo è che una notizia rispetto all'astensionismo c'è ed è che abbiamo verificato ancora una volta come la politica almeno quanto l'informazione giornalistica spesso si perdano il filo del discorso con i cittadini. Al punto tale da non aver visto o voluto vedere quello che succedeva negli anni scorsi agli elettori e alla loro voglia di partecipare o fuggire per poi ritrovarsi entrambi, giornalisti e politici (tecnici o meno), ancora una volta come Alice nel paese del non voto a meravigliarsi di una realtà che fino a ieri mettevano come la polvere sotto il tappeto e oggi invece trovano le più assurde ragioni per contestualizzare ai giorni che viviamo.

Seconda notizia di queste elezioni amministrative naturalmente sono i vincitori parziali del primo tempo, in attesa dei ballottaggi. E sono chiaramente due. Vince (al primo turno o, soprattutto, andando al ballottaggio in testa) quello che il segretario del PD Bersani ha chiamato l'usato sicuro e che essenzialmente nella maggior parte dei casi è il candidato del centrosinistra. Usato sicuro in due sensi. Vince quello della coalizione che (magari in forme diverse e con tutti i suoi problemi di primarie con risultati non sempre previsti) paga meno l'effetto Monti sia in termini di astensionismo che di voti perché bilancia meglio al suo interno posizioni in linea e fuori linea rispetto all'attuale Governo. Vince inoltre l'usato sicuro dei candidati che danno una maggiore affidabilità per esperienza e che in una fase di crisi trasmettono la sensazione di poter entrare in Comune e mettere le chiavi nel motore che lo fa funzionare, senza dover fare prima il rodaggio e tentare avventurosi sentieri sconosciuti. In questi due sensi di usato sicuro vince queste elezioni al primo turno innanzitutto una squadra di candidati che (incluso Orlando a Palermo) danno certezze in una fase di incertezza. Il secondo vincitore delle elezioni invece è l'esatto contrario dell'usato sicuro. Si chiama Beppe Grillo e non è più (alla sua quarta esperienza elettorale, una in meno del PD e del PDL per capirci) un movimento ma chiaramente un partito. Un partito che ottiene un risultato eccezionale che è un risultato politico e non antipolitico.
Grillo conquista tanti consensi perché tanti elettori di partiti tradizionali e magari del partito più vecchio presente in Parlamento (la Lega Nord) per tante ragioni hanno scelto un nuovo legittimo soggetto politico. Tra le ragioni essenziali per cui quest'anno il risultato di Cinque Stelle è così significativo va sicuramente identificata quella di poter facilmente attribuire al partito guidato da Beppe Grillo la migliore e più chiara posizione di avversità al Governo Monti prima ancora che alla politica tradizionale e ai partiti. Grillo guadagna consensi soprattutto quindi come vero antiMonti. E le posizioni assunte dal regista della nascita del Governo Monti, il Presidente Napolitano, nei confronti di Grillo hanno ulteriormente rafforzato il ruolo di antidoto a Monti del comico genovese. Buon ballottaggio allora, agli astenuti che magari non si asterranno più, ai vincitori usati sicuri e nuovi e agli sconfitti che forse sceglieranno qualcuno con cui stare al secondo tempo delle elezioni.

fonte: affaritaliani.it

Nessun commento:

Posta un commento