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sabato 17 marzo 2012
Bossi e il voto amministrativo con....
"SE IL VOTO VA MALE SARA' NECESSARIO STARE CON BERLUSCONI"
Bossi: da soli alle urne per contarci. Così dopo non ci saranno più dubbi
«Se dovesse andare male? Almeno avremmo dimostrato la necessità dell'alleanza con Berlusconi». Nella notte bavarese, Umberto Bossi lo dice. Elena Artioli, leader leghista dell'Alto Adige nonché sua interprete in terra di Germania, lo invita al silenzio: la stampa ascolta. Ma il Senatur è di ottimo umore. L'accordo firmato ieri mattina tra l'assessore lombardo Luciano Bresciani, suo fedelissimo, e il ministro della Sanità del land, Marcel Huber, è un pezzo pregiato della strategia leghista di Europa delle Regioni. E, sorpresa, la birraia tedesca, Sara, lo ha riconosciuto: «Perché noi siamo una forza popolare».
E così, il capo padano - qui tutti lo chiamano «Panzer Bossi» - si lascia andare a qualche considerazione più nostrana: «Berlusconi continua a dirmi che dobbiamo vederci per le amministrative. Ma quelle, ormai sono andate...». Sulla corsa solitaria, nessun ripensamento. Per «tre motivi. Il primo è che dobbiamo contarci. Vedere quanti siamo. Il secondo è che ormai alla gente è arrivato quel messaggio. Il terzo...». Il Senatur - giacca blu, cravatta a righe sur tone e pochette verde che affiora a stento dal taschino - si prende un attimo. Poi, la butta fuori: «Se andasse male, non ci saranno più dubbi sulla necessità dell'alleanza con Berlusconi».
Insomma, Umberto Bossi per la prima volta lo ammette. Non ha mai condiviso la scelta dell'«amico Silvio» di porre fine al suo governo. Ancor meno ha digerito la scelta di sostenere l'esecutivo degli «affamatori». Eppure, non è mai stato convinto fino in fondo dell'opportunità di spezzare il rapporto con il Pdl per le elezioni nei municipi: la convinzione profonda di Bossi era, e resta, che da Berlusconi non si possa prescindere.E allora, si superino le amministrative: se si vince, bene. Se si perde, basta con gli schizzinosi: con la puzza sotto il naso rispetto al Cavaliere non si va da nessuna parte. Certo: l'ex premier, dice Bossi, è «sottotono perché non riesce a trovare l'idea giusta». Ma lì, prima o poi, si dovrà tornare. Intanto, guerra a Mario Monti. Con l'aiuto di un altro amico, Giulio Tremonti. Entrerà nella Lega? «Vedremo, vedremo... per adesso lo teniamo un po' lì...». Di certo, non sembra un no. Anche perché con l'ex superministro all'economia, Umberto Bossi da tempo lavora al programma elettorale per le prossime politiche. Ma perché ora? Perché così presto? È guerra non convenzionale: «Perché se noi presentiamo un programma forte, anche gli altri dovranno farlo». Dovranno rispondere a tono e spiegare i loro progetti per il dopo: «E quando i programmi elettorali ci saranno, Monti cade e si va alle urne».
E così, la campagna elettorale per le amministrative sarà assai politica: «Tra poco - annuncia Bossi - partiranno migliaia di gazebo in tutta la Padania. Raccoglieremo le firme per una serie di leggi di iniziativa popolare». La prima, è la più nota: «Li martelleremo sulla riforma delle pensioni». Ma il Carroccio aprirà almeno due nuovi fronti. Parola di Bossi: «No ai mafiosi al nord, basta con i soggiorni obbligati». E poi, dato che «le banche non danno più una lira a nessuno e l'economia muore», la Lega chiederà una legge per «separare le banche d'affari da quelle commerciali».
Ma oggi potrebbe essere il d-day anche per la questione più lacerante: sì o no alla lista Tosi per Verona. Il leader padano incontrerà Flavio Tosi nel primo pomeriggio, al termine della sessione del Parlamento della Padania di Vicenza. Il sindaco scaligero porterà sondaggi comparati sull'esito elettorale con e senza la sua lista. Corredati, pare, da proiezioni sulla composizione del consiglio comunale veronese nelle due ipotesi. A Bossi sarà mostrato anche materiale propagandistico non più per la «lista Tosi», ma per un simbolo con la sola scritta «Tosi»: la mediazione si gioca su un filo sottile.La questione non è solo locale. Tra i maroniani più spinti, già da tempo serpeggia un dubbio: non è che un eventuale insuccesso elettorale sarà messo sul conto dei «barbari sognanti» e del loro leader? Un deputato vicino a Roberto Maroni respinge anche la sola ipotesi: «Primo, perché la decisione della corsa solitaria è stata presa all'unanimità dal consiglio federale. Secondo, perché Maroni ha sempre sostenuto la possibilità per i sindaci di battersi al meglio, e dunque anche con le liste a loro intitolate. Terzo, perché Bossi ha la possibilità di decidere deroghe alla corsa solitaria in tutti i casi in cui lo ritenga necessario».
Marco Cremonesi
Corrieredellasera
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