L'ostaggio italiano Franco Lamolinara è rimasto ucciso
durante un blitz condotto in Nigeria da un commando delle unità
speciali dell'esercito britannico (Sbs) insieme alle forze nigeriane nel
tentativo di liberarlo dal gruppo islamico che lo aveva rapito il
maggio scorso. Nel corso del blitz è morto anche l'altro ostaggio, il
britannico Chris McManus.
Il tentativo, tragicamente fallito, è avvenuto senza che l'Italia ne
fosse al corrente e Roma ha chiesto spiegazioni dettagliate sulla
dinamica del blitz. A dare il là all'operazione militare sono state le
autorità nigeriane con il forte sostegno e l'appoggio militare di
Downing Street sull'onda di un'accelerazione imprevista degli eventi
nelle ultime ore e nel timore di un imminente pericolo di vita per i due
ingegneri da maggio scorso nelle mani di frange estremiste di
ispirazione islamica.
Un raid avvenuto all'insaputa delle autorità italiane che sono state
informate solo a cose fatte, come puntualizza una nota di Palazzo Chigi,
e sul quale il premier Mario Monti ha chiesto al presidente nigeriano
di avere al più presto una ricostruzione dettagliata delle circostanze
che hanno portato all'uccisione degli ostaggi.
È stato il premier David Cameron a telefonare al presidente del
Consiglio Mario Monti - che era in volo da Belgrado diretto a Roma - per
comunicargli la tragica notizia. «La finestra di opportunità per
liberare Lamolinara e McManus stava chiudendosi», si è affrettato a
spiegare Cameron a Monti precisando di aver autorizzato il blitz dopo
aver ricevuto dai servizi segreti africani un video che dava indicazioni
sul luogo della prigionia.
«Avevamo ragione di credere che le vite degli ostaggi fossero in
imminente pericolo», ha detto ancora Cameron, quasi a voler togliere
qualsiasi dubbio sulla validità della decisione assunta senza consultare
l'Italia. Paese che, tradizionalmente, preferisce la via della
trattativa a quella della forza. E a cui questa vicenda, con il suo
drammatico epilogo, dà ragione.
Stando a quanto riferito dall'intelligence nigeriana quando le forze
dell'esercito africano insieme alle unità dell'esercito britannico
specializzate in operazione anfibie (tra le 16 e le 20, secondo il Daily
Telegraph) hanno fatto irruzione in un'abitazione di Sokoto, nel
nord-ovest della Nigeria, Lamolinara e McManus erano già morti. Poco
dopo il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha annunciato l'arresto
dei sequestratori-killer.
Il luogo della prigionia non dista molto da Birnin Kebbi, capitale dello
Stato di Kebbi, nell'estremo nord-ovest della Nigeria, vicino al
confine del Niger, dove i due ingegneri sono stati rapiti il 12 maggio
del 2011. Lamolinara - 48 anni di Gattinara, in provincia di Vercelli,
da 11 anni in Nigeria - e McManus furono colti di sorpresa da uomini
armati che avevano fatto irruzione nella loro abitazione ferendo un
tecnico nigeriano. Un altro ingegnere tedesco riuscì a scampare al
sequestro scavalcando una rete metallica.
Dei due rapiti - entrambi dipendenti della Stabilini Visinoni Limeted -
si ebbe notizia per la prima volta nell'agosto scorso quando i
sequestratori inviarono un video all'ufficio della France Presse ad
Abidjan. Nel filmato, lungo circa un minuto, non c'erano riferimenti
alla data in cui era stato girato. I due, inginocchiati e con gli occhi
bendati - circondati da uomini armati - a turno chiedono ai rispettivi
governi di rispondere alle rivendicazioni dei rapitori che si presentano
come membri di al Qaida.
ITALIA INFORMATA A COSE FATTE «Sorpresa» all'inizio,
montata con il passare dei minuti in vera e propria «irritazione».
L'Italia è stata avvertita solo «a cose fatte» del blitz deciso dal
premier britannico David Cameron che ha portato alla morte di Franco
Lamolinara in Nigeria assieme all'altro ostaggio inglese, Christopher
McManus. Un'operazione, fallita, condotta da forze nigeriane e da un
pugno di commando delle Sbs britanniche, le teste di cuoio della Royal
Navy. È stato solo «ad azione avviata», come recita la nota di Palazzo
Chigi, che Cameron ha alzato la cornetta per chiamare il premier Mario
Monti, in quel momento sull'aereo che lo riportava a Roma da Belgrado.
Per avvertirlo che le cose erano andate male, e che i due ostaggi erano
stati uccisi dai rapitori - è la versione britannica e nigeriana - prima
che le forze speciali potessero intervenire. Immediate e febbrili le
consultazioni con Quirinale, Difesa e Farnesina, per una vicenda che gli
stessi servizi italiani hanno fatto sapere di ritenere «sorprendente».
Il rapimento di Lamolinara è stato infatti seguito «da vicino» in questi
dieci mesi dagli 007 dell'Aise in collaborazione con i colleghi inglesi
e nigeriani. Con i quali, però, si apprende da fonti di intelligence,
lo scambio di informazioni non è sempre stato soddisfacente.
Un 'difetto di comunicazionè che ha raggiunto l'apice proprio oggi: una
circostanza grave, su cui il Copasir, l'organismo parlamentare di
controllo sui servizi di sicurezza, ha gi… fatto sapere per bocca del
presidente Massimo D'Alema che vuole vederci chiaro. La prassi
consolidata in casi del genere prevede infatti che la pianificazione, la
decisione e l'esecuzione di un eventuale blitz veda il concorso di
tutti i Paesi interessati. Prassi che in questa vicenda, evidentemente,
non è stata seguita. La nota di Palazzo Chigi seguita alla telefonata
tra Monti e Cameron è chiarissima laddove indica che «l'azione è stata
avviata autonomamente dalle autorit… nigeriane con il sostegno
britannico, informandone le autorit… italiane solo ad operazione
avviata».
E a Roma, ovviamente, non può bastare che il premier britannico ci abbia
messo la faccia, presentandosi in conferenza stampa per assumersi tutte
le responsabilità del fallimento. Atterrato a Ciampino, è stato Monti
stavolta a comporre il numero del presidente nigeriano Jonathan per
chiedere anche a lui spiegazioni e una «ricostruzione dettagliata delle
circostanze che hanno portato all'uccisione degli ostaggi». Una tragedia
che porta con sè increspature evidenti e di cui il governo avrebbe
fatto volentieri a meno in un momento delicatissimo in cui l'Italia è
già impegnata in un estenuante braccio di ferro con New Delhi per
l'affaire dei due marò.
Fonte Leggo.it
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