Il corpo di E.F., 44 anni, appeso a una trave nei locali della sua fabbrica di infissi a Cepagatti, è stato scoperto dagli operai stamattina, dopo l'apertura dei cancelli. Gli inquirenti hanno accertato che era in difficoltà economiche. Lascia una compagna e un figlio piccolo
PESCARA - La crisi continua a uccidere. Perché è la crisi a guidare la mano di quanti, non riuscendo più a onorare i debiti, decidono di farla finita. L'ultimo caso a Cepagatti, in provincia di Pescara, dove gli operai di una fabbrica di infissi hanno rinvenuto il corpo senza vita del loro datore di lavoro. E.F, 44 anni, titolare dell'azienda con un socio, lascia una compagna e un figlio piccolo. La salma è stata già restituita alla famiglia.Oppresso dai debiti, ha agito all'alba di questa mattina: si è impiccato legando una corda a una trave nei locali dell'azienda che con sacrifici aveva messo su da diversi anni. Una decisione senza ritorno, maturata probabilmente da tempo. I carabinieri di Pescara, diretti dal capitano Claudio Scarponi, hanno appurato, anche dalle testimonianze dei dipendenti, che l'imprenditore negli ultimi tempi era preoccupato e depresso proprio per le difficoltà economiche.
La dinamica della tragedia è stata ricostruita dai carabinieri della Stazione di Cepagatti e dalla Compagnia del capoluogo. Drammatico il racconto del ritrovamento fatto agli inquirenti. Alle 7.45, all'apertura dei cancelli, gli operai, una mezza dozzina, sono entrati in fabbrica e hanno visto il cadavere dell'imprenditore penzolare da un'altezza di pochi metri. Evidentemente scossi, hanno lanciato l'allarme, ma non c'è stato nulla da fare. Il medico legale ha certificato il decesso dell'uomo per soffocamento.
"Profondo cordoglio" alla famiglia dell'imprenditore è stato espresso dal sindaco di Cepagatti, Francesco Cola, a nome suo e dell'amministrazione. "Non lo conoscevo di persona, ma posso dire che la sua fama era quella di un gran lavoratore e una bravissima persona. Un lavoro eccellente lo aveva realizzato a Cepagatti con l'esposizione dei prodotti della sua azienda chietina: in un capannone industriale preso in affitto e in stato di abbandono prima del suo arrivo".
Un suicidio non nuovo nelle sue modalità. Così, impiccandosi a una trave all'interno della sua azienda, si è ucciso il 27 febbraio scorso un imprenditore 64enne in un paese sulle colline nei dintorni di Firenze, trovato senza vita dai familiari. Vicino al corpo un biglietto per spiegare la disperazione per le difficoltà economiche, anche se l'azienda fatturava due milioni di euro.
A inizio febbraio ancora un imprenditore impiccato in un capannone della sua ditta a Paternò, in provincia di Catania. L'uomo, 57 anni, sposato e padre di due figli, non ha retto alla pressione dei debiti. La sua azienda si occupava della costruzione di macchine per l'agricoltura.
Aveva invece denunciato i suoi aguzzini 1Alessandro Losciale, l'imprenditore di 49 anni che si è tolto la vita il 30 dicembre scorso a Trani, in provincia di Bari, lasciando scritto in un biglietto che non riusciva neanche più a portare il pane a casa. L'uomo si è impiccato in un box che utilizzava come deposito, indotto al suicidioda una situazione esasperata dall'usura.
Fonte:La Repubbilca.it
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